Desertificazione e patriarcato capitalistico: i mali supremi dell’umanità! 2

per tonigaeta

di Antonio Gaeta, 16 ottobre 2017

Seconda parte: patriarcato pastorizio

Con questa definizione, che può sembrare a-storica (o fuori dalla Storia), intendo riassumere la risposta che cerco di dare alla domanda: quali sono le circostanze che produssero la desertificazione ?

Riane Eisler, nel suo saggio sul “Potere e la sacralità del corpo e della terra, dalla preistoria ad oggi” cita un certo James De Meo, per un suo a noi sconosciuto saggio (scritto in Inglese e non tradotto in Italiano). L’antropologa, innanzitutto ricorda che la grande archeologa Marjia Gimbutas ha dimostrato l’esistenza di prospere civiltà europee ed anatoliche (da Anatolia), adoratrici della Grande Dea, distrutte dalla cultura patriarcale Kurg, proveniente dalle steppe euro-asiatiche, estese dal nord del Mar Nero (attuale Ucraina) fino alle catene montuose himalayane.

La stessa Gimbutas – scrive R. Eisler – dimostra come detta cultura Kurgan (dal nome delle sue tombe), dalle caratteristiche accentuatamente patriarcali, in Europa divenne dominante dopo 3 devastanti invasioni, avvenute tra il V e il III millennio a. C. (*). Essa assunse tutti gli aspetti che noi attribuiamo ai popoli meglio conosciuti come ‘indoeuropei’ (o ariani), ai quali non a caso si ispirano i nazisti, vecchi e nuovi !

Le tribù appartenenti a questa cultura fondavano la loro economia esclusivamente sulla pastorizia, perché l’agricoltura con allevamento di bestiame non era conosciuta nelle steppe euro-asiatiche. Il loro grado di civilizzazione, intesa come capacità di socializzazione e di conoscenza scientifica e tecnologica, era pari a zero ! Queste tribù avevano caratteristiche barbariche, peggiori di quelle che successivamente (Unni) spinsero popoli caucasici (Alani) e germanici (quasi tutti) a invadere l’Impero Romano.

Pertanto, Marjia Gimbutas teorizzò che l’associazione tra clima arido e ignoranza sulle caratteristiche ambientali, resero queste popolazioni il 1′ grande flagello che l’umanità civilizzata fu costretta a subire in tutto il mondo (sulle invasioni e/o contaminazioni in Asia, Africa ed Americhe leggi le ricerche di Heide Goettner-Abendroth **).

Questo argomento é molto più importante di quanto si pensi. L’acquisizione di conoscenze sull’agricoltura, eventualmente attinte ad opera di questi barbari dalle civiltà europee (che essi, invece, distrussero e seppellirono totalmente), da quelle anatoliche, nonché da quelle della Mezzaluna Fertile, avrebbe infatti permesso di capire molti aspetti qualificanti. Innanzitutto che la coltivazione del bosco ceduo lungo i pur timidi corsi d’acqua allora esistenti nelle steppe, avrebbe potuto costituire la premessa per una prima estensione boschiva. Questa a sua volta avrebbe facilitato l’attrazione di nubi necessarie per l’instaurazione di microclimi (prima) e di trend climatici stabili (poi), adatti all’agricoltura e alla forestazione controllata, alternando al bosco ceduo piante d’alto fusto (conifere), facilmente auto-riproducibili e, quindi, molto adatte per la produzione del legno (come in Russia, Scandinavia e Siberia).

Questa tesi, non sostenuta da M. Gimbutas (giacché archeologa e non agronoma), é sostenuta da James De Meo, un semplice geografo, conoscitore di estensioni forestali sul pianeta e delle antiche civiltà “pre-storiche” (e non preistoriche) !

Egli ritiene che, in realtà fossero due i vasti territori da cui provennero le prime società androcratiche (o della dominanza), che definisce patriste. Il 1′ corrisponde all’attuale deserto arabo (o afroasiatico). Il 2′ é quello dei luoghi additati da M. Gimbutas, ma più spostati verso est e più estesi: ovvero dalle rive orientali del Mar Caspio all’Asia sud-orientale (comprendendo lo Xinjiang e la Mongolia). Egli definisce queste aree “il nucleo centrale patrista asiatico” !

James De Meo attribuisce ai radicali cambiamenti climatici i massicci spostamenti delle popolazioni di queste aree desertiche e pre-desertiche, condizioni che incisero notevolmente sulla totale trasformazione delle caratteristiche sociali, precedentemente simili a quelle delle civiltà oggetto di invasioni/conquiste e devastazioni/distruzioni (non dissimili da quelle praticate dai fondamentalisti islamici appartenenti all’ISIS e al servizio dell’atroce dinastia saudita, amica dei governi USA).

De Meo ha basato le sue conclusioni su un vasto archivio computerizzato, che ha correlato le informazioni sui cambiamenti climatici, prodottisi in migliaia di anni, con studi sul campo di centinaia di culture diverse di tutto il mondo e con attestazioni archeologiche. Egli a partire da ciò, ha costruito una revisione geografica globale delle caratteristiche inerenti il comportamento umano e delle relative istituzioni sociali, rivelando un disegno in precedenza passato inosservato, pur chiaramente delineato. Detta revisione geografica mette in evidenza una stretta relazione nelle società tribali pre-industriali tra un ambiente assai impervio e la durezza della rigida subordinazione sociale e sessuale, corrispondenti alla valorizzazione della virilità e della bellicosità, con repressione e/o distorsione del naturale piacere sessuale e più in generale dei rapporti umani.

Reine Eisler cita questo studio scientifico altamente multidisciplinare (***), per avvalorare la sua teoria della distorsione nevrotica (W. Reich) delle società patriarcali, che si sono avvicendate nei millenni successivi, fino al nostro 3′ millennio d. C.

Ad esempio, la nostra cultura occidentale, fortemente nevrotica, giacché fondata sull’adorazione del “dio Denaro”, che ora domina l’intero pianeta ma che non compie alcuna riflessione sulle sue origini e nulla fa per rispettare le caratteristiche sessuate dell’ambiente naturale e la connessa funzione femminile nell’ambito della specie umana. Come tutti i migliori psicanalisti sanno, i nevrotici hanno perso o non hanno mai conosciuto i modi e i metodi delle sane elaborazioni mentali: quelle delle corrette valutazioni scaturenti dalla conoscenza di tutte le cose naturali (R. Darwin, W. Reich e relative scuole di pensiero scientifico).

Per rimanere sull’argomento della desertificazione come habitat originario del patriarcato, c’é da dire che, escludendo la rotazione dell’asse terrestre, i terremoti, le eruzioni vulcaniche, le grandi glaciazioni, le maree e il naturale corso dell’evoluzione delle specie viventi (biosfera), tutti gli altri grandi fenomeni che hanno inciso ed incidono fortemente sulle società umane, sono di carattere interattivo. La specie umana evolve conoscendo l’ambiente, ma anche modificandolo a suo favore ! Per questo le modificazioni a suo sfavore costituiscono sintomi di involuzione (come vedremo nella 3′ parte) !

Il pastoralismo nomadico, inteso come tecnologia primitiva adoperata al fine della sopravvivenza, si sviluppò in aree non fertili, ma neppure oggetto di fertilizzazione umana. Ho già implicitamente accennato a questo tipo di mancata interazione tra uomo e ambiente, parlando delle possibilità di coltivazione boschiva cedua lungo i corsi d’acqua. Ora mi riferisco ad un’interazione, che era molto accentuata, invece, presso le civiltà dell’antica Europa, per questo più intelligenti, giacché foggiavano bronzo e ferro ad uso domestico, decorativo, costruttivo (imbarcazioni) ed edificatorio, ma non bellico.

De Meo scrive, infatti, che “omissis…il pastoralismo non é soltanto il risultato di ambienti inospitali, ma é anche di per sé un fattore che contribuisce a rendere inospitale l’ambiente. Questo perché il pastoralismo é ecologicamente insano. Esso esaurisce, infatti, le risorse naturali..”, perché il bestiame pascola su terreni che non vengono mai seminati e coltivati, per l’alimentazione in loco delle greggi (e, quindi, non fertilizzati con concime organico, ma destinati a diventare sempre più poveri) !

Pertanto, come dimostra la desertificazione dei terreni da pascolo durante il periodo che viene definito preistorico, anche in epoca storica e tutt’oggi il pastoralismo risulta una tecnologia destinata ad incrementare la desertificazione e la povertà dei popoli, che diventano “migranti ambientali” !

Non a caso anche il fenomeno Gengis Khan fu causato da vasti movimenti migratori originari della Mongolia, ma che interessarono anche tutti i vasti territori dei Tatari (Deserto dei Tatari): l’Orda d’Oro, che distrusse il Gran Principato dei Rus’ di Kiev nel XII secolo d. C. ! (****)

Dalla carta geografica sulla forestazione mondiale (fonte Banca Mondiale) é chiaramente visibile la vastissima chiazza bianca, che da allora fino ad oggi caratterizza i processi di desertificazione, di affermazione del patriarcato pastorizio, dell’annessa e connessa religione islamica, delle guerre alimentate dall’Occidente per il controllo dei pozzi petroliferi e, soprattutto, la volontà di mantenere povere le popolazioni indigene, costrette a subire persino la grande umiliazione delle emigrazioni !

NOTE:

(*) – Da quest’ultima data, 3.000 a. C., non a caso si fa decorrere la Storia occidentale, divenuta tutta patriarcale.

(**) – “Studi sulle culture indigene nel mondo” – Venexia Edizioni

(***) – Studio che si avvale anche delle rivoluzionarie teorie di Wilhelm Reich

(****) – Vedi “Oleg di Novgorod” e “La dinastia dei Rjurikidi” di Antonio Gaeta

 

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