Due di passaggio

per Gian Franco Ferraris

di Alfredo Morganti su facebook

Adesso nel PD tira molto la metafora del ‘campo’. Siamo un ‘campo’ largo di forze, dice Guerini. Il PD è un ‘campo’ aperto a tutti, aggiunge Renzi. Mesi fa anche Bettini auspicava la creazione di un ‘campo’ della sinistra. Troppi indizi per non essere una prova. L’idea del PD come ‘campo’ si afferma, insomma. E per questa ragione fa venire alla mente le parole di Mino Martinazzoli, espresse molti anni fa, ai tempi dei Popolari: “Il centro [nel suo caso, ndr] non è un luogo geometrico equidistante dalla Destra e dalla Sinistra”. Non è uno spazio neutro, insomma, non è una mero ambito geometrico stretto tra fuochi equidistanti. Non è un contenitore inerte pronto ad accogliere immobile tutto ciò che capita. Come scrisse Corsini, Martinazzoli interpretava il ‘centro’ “quale cultura di moderazione degli interessi ed affermazione di valori”. Un ruolo tutt’altro che passivo, o meramente geometrico. Attivismo, quindi, e non passiva accoglienza o recezione di qualunque cosa piova (volente o nolente) in quell’ambito circoscritto.

Ho citato Martinazzoli perché è un caso esemplare. Dietro l’idea di campo che circola oggi c’è esattamente l’opposto di quanto, invece, raccomandava l’ex popolare venti anni or sono. C’è l’idea del partito omnibus, c’è l’idea di un partito neutralizzante e neutralizzato a onta dei simboli che pure sdogana a uso del popolo, che ‘occupa’ il centro dello spazio politico ed è pronto ad assorbire tutto ma proprio tutto (i ‘miglioristi’ di SEL, così come in futuro Andrea Romano o la Lanzillotta, magari Rutelli, oppure gli eventuali grillini transfughi e quelli che si dichiarano di destra e che sarebbero nel PD solo “in prestito”: “due di passaggio” insomma, diceva Mario Brega in ‘Borotalco’). Niente di nuovo rispetto al partito aperto, liquido, gassoso o digitale, al partito Scottex che tutto assorbe, al predellino della sinistra, dal quale si entra e si esce perché tanto ormai “le appartenenze sono saltate”, ha spiegato Renzi quasi cercasse un alibi all’imbarazzante andirivieni di questa fase.

Le appartenenze sono saltate? Solo in politica, però. Perché per il resto funzionano eccome. Il mondo è pieno di gente pronta a identificarsi, pronta a incidersi simboli sulle braccia, a indossare t-shirt con il logo in bella vista; è pieno di ‘tifo’ e di fan club, insomma. Ce n’è persino uno di Genny Savastano. La verità è che la politica si è ritratta, e con essa i valori, l’attivismo, la proposta politica e culturale. La geometria ha preso definitivamente il posto della soggettività (che si identifica ormai solo con ‘pezzi’ estemporanei delle élite politiche). Lo spazio neutralizzante della forza attiva. Gli elettori dei militanti, il club dell’organizzazione, la recezione della proposizione. Il PD è pronto ad accogliere un tale barcone di transfughi che ci vorrà la marina militare in pattugliamento per garantire la salvezza di tutti. Si dirà: è normale che il PD magnetizzi i satelliti. Già. Non è normale che lo faccia fischiando alla pecorara, quasi provocandoli con la metafora del campo. Che lo faccia come se fosse il tranvetto la mattina, zeppo di passeggeri pronti a eccitarsi e a spingersi tra loro per la calca, senza nemmeno pagare il biglietto. Sai che nova c’è? È saltato il senso di appartenenza e quindi si viaggia gratis! Ma non basta già questo per invocare subito l’arrivo dei controllori?

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