Fonte: Il Fatto Quotidiano
Gentiloni&C. danneggiano gli interessi di noi europei
Si ha purtroppo l’impressione di assistere a uno scontro tra mafie internazionali che coinvolge la politica, gli apparati burocratici, la stampa e perfino l’accademia. Non si hanno dati certi ma si può ipotizzare che da un lato vi siano i settori della finanza a cui fanno rifermento i petroliferi, la produzione, le start up, dall’altra le lobby delle armi, dei media, delle banche e assicurazioni, dell’economia dei servizi. Da un lato la cosiddetta tecnodestra di Trump e Musk, dall’altra i Democratici e i loro accoliti, gli apparati del Dipartimento di Stato e dell’Europa.
Ritorniamo al caso della liberazione della giornalista Sala che, ora che il caso è chiuso anche con la liberazione dell’imprenditore iraniano Abedini, permette alcune considerazioni. Si è trattato di uno scambio di prigionieri avvenuto rapidamente grazie all’abile avocazione del dossier a sé e al sottosegretario Mantovano da parte della premier, che ha potuto evitare i veti dell’amministrazione Usa uscente dopo l’assenso del presidente repubblicano. Trump ha tenuto a dimostrare che, al di fuori delle logiche di apparato, gli Stati che chiedono la sua protezione si rivelano vincenti.
Come accennavo in un precedente articolo, sono ormai diversi gli interventi sulla stampa di politici e analisti contro la cosiddetta “tecno-destra”. Bene ha fatto la presidente Meloni a chiedere cosa ci sia di tanto differente tra il potere della finanza che protegge e condiziona la politica Dem americana (Soros per esempio, riconosciuto esecutore di politiche di destabilizzazione monetaria e finanziatore di rivoluzioni colorate) e quello del nuovo demone Musk. Non poteva mancare Paolo Gentiloni (su Repubblica) nel coro che difende nell’Europa odierna, i finanziamenti comuni per una difesa certamente non autonoma e un rafforzamento del mercato comune contro le letali influenze della tecno-destra. L’ex commissario conosce bene i meccanismi dell’Ue che lo hanno costretto a inchinarsi, lui, ex pPresidente del Consiglio di un Paese fondatore con 60 milioni di abitanti, al volere del lettone Dombrovskis, cane da guardia di quel neoliberismo di matrice tedesca contrastato a parole da illustri esponenti dei nostri governi, Gentiloni incluso. Il nuovo Patto di Stabilità partorito dal politico italiano contribuirà come quello vecchioa drenare risorse dai debitori verso i creditori senza riuscire ad alleviare il debito. Senza crescita e inflazione il debito si rafforza, come tutti sanno. Gentiloni non può non sapere che Montesquieu e la divisone dei poteri non hanno ancora raggiunto questa Ue , malata di deficit di democrazia ed esecutrice di politiche neoliberiste a vantaggio del capitale e delle oligarchie finanziarie, in grado di suscitare un malcontento popolare esteso che ingrassa la destra radicale. Gentiloni non può non sapere che la politica estera comune, obbedisce a diktat di oltreoceano e che un rafforzamento della difesa europea non andrà a favore dell’autonomia strategica. Il deficit di democrazia impedisce la rappresentanza dei veri interessi dei popoli.
Diventa legittimo chiedere allora a nome di chi parla l’ex commissario Ue. Non a nome del popolo europeo, che chiede Stato sociale e pace. Non a nome degli Stati Uniti, rappresentati oggi da un presidente che vuole la mediazione con l’Ucraina. È dunque il portavoce dalla vecchia amministrazione Usa che ha appena varato nuove sanzioni alla Russia e approvato nuovi rifornimenti di armi a Kiev? Ed è questo compatibile con la nostra architettura costituzionale? Appare paradossale che la cosiddetta sinistra europea, una Dc mascherata, sostenga, sotto influenza di poteri non chiari, dopo un trentennio di politiche fallite di austerità, il debito comune per aumentare le ingiustizie sociali e porre il pianeta a rischio di un conflitto nucleare.