Elena Basile: “Nella retorica a favore della guerra il nemico va disumanizzato e dipinto come il diavolo: “orrore” solo per Putin e silenzio sui morti di Gaza”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Elena Basile
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Silenzio sui morti di Gaza e “orrore” solo per Putin

L’impotenza di fronte all’attuale deriva militarista costituisce una sofferenza condivisa da gran parte della società civile e non appartiene solo all’area del dissenso, all’elettorato dei 5Stelle, a quel che rimane della sinistra del Pd, ma esiste anche tra i moderati e nell’elettorato di estrema destra.

Come afferma Andrea Riccardi, la percezione culturale della guerra è cambiata. Grazie alla propaganda mediatica, nell’oblio dei due grandi conflitti che hanno devastato il mondo nel Ventesimo secolo, si è passati dalla valorizzazione della mediazione diplomatica, iscritta nella Costituzione delle democrazie europee a una associazione della guerra a valori positivi di riconquista dei territori, di crescita e occupazione. La più sfacciata retorica militarista, monopolio della destra autoritaria e del fascismo, è ormai patrimonio comune del centrosinistra e dell’intellighenzia moderata.

Gli Stati Uniti, non votando il cessate il fuoco all’Onu, sono complici di una mattanza di bambini, donne e anziani. L’alibi è costituito dalla necessità di combattere i miliziani di Hamas, un obiettivo che gli strateghi militari considerano impossibile da raggiungere. L’esercito israeliano non ha contezza del numero di miliziani uccisi perché non riesce a distinguerli da ostaggi e civili. Il terrorismo di Stato produce terroristi di Hamas. La violenza produce nuovi mostri. Il vero obiettivo di Netanyahu, oltre alla sopravvivenza politica, è assecondare le mire della destra religiosa relativa al grande Israele. In questa tragica situazione, mentre il conflitto si allarga e gli Stati Uniti sembrano aver accettato l’ipotesi di un conflitto con l’Iran, i balbettii dei leader occidentali sulla soluzione dei due Stati appaiono di una ipocrisia scontata. Chi costringerà Israele ad accettare uno Stato palestinese se di fatto gli si permette di “livellare l’erba” a Gaza? Come si potrebbe ricostituire lo Stato di Palestina in una terra frammentata, un bantustan mentre i coloni in Cisgiordania continuano impuniti a vessare la popolazione spingendola ad abbandonare la regione?

L’intellighenzia moderata poco si sofferma su Gaza, se non per sottolineare come le democrazie occidentali chiedano a Tel Aviv di salvaguardare i civili. Non si comprende bene come l’esercito israeliano che lancia bombe su campi profughi, chiese, scuole, ospedali e ambulanze possa rispondere positivamente alla irrealistica domanda di Washington e dei suoi vassalli. Politici e spazio mediatico glissano sull’orrore di Gaza se non per raccontare il dolore delle famiglie degli ostaggi quasi la morte e il sangue degli esseri umani avessero valenze differenti. Amano invece stigmatizzare l’orrore dell’avanzata russa ed elogiano l’eroica resistenza di Zelensky, descrivendolo in termini epici come colui che è restato al suo posto. Ci sarebbe da ridere se non fosse tragico spingere una generazione di diciottenni alla morte per obiettivi che si sarebbero potuti raggiungere con la mediazione politica e senza svendere gli interessi del Paese a quelli occidentali.

In Ucraina si scontrano due eserciti. L’orrore c’è da entrambe le parti. Anzi, le azioni ucraine sono disperate e di natura terroristica con attentati contro la popolazione civile.

Nella retorica a favore della guerra il nemico va disumanizzato e dipinto come il diavolo. Ed ecco che contro ogni ricostruzione storica oggettiva, Mosca diviene emblema del male. Vi ricordate le domande di Ipazia? Ancora nessuna risposta. Crediamo nella razionalità che unisce gli esseri umani e supera i conflitti personali, fornendo una luce alla comunità umana. Come è possibile che Mosca volesse marciare su Kiev stanziando un numero di truppe così poco congruo rispetto all’obiettivo militare? Perché le preoccupazioni legittime di sicurezza russe sono state ignorate dal 2007 in poi? Come risponderebbe Washington al tentativo cinese di far entrare il Messico in una propria alleanza armandolo e pompando il nazionalismo messicano anti-Usa? La separazione dell’Europa dalla Russia è consona agli interessi geopolitici ed energetici dell’Ue? Chiedere a Mosca dopo due anni di guerra il ritiro di tutte le truppe dal Donbass e persino dalla Crimea è una base seria per un negoziato? La Russia ha inviato diverse proposte di mediazione ed è giunta a un compromesso con la delegazione ucraina nel marzo del 2022. Risulta pervenuta una sola proposta di mediazione occidentale? Pianificare un conflitto decennale con una potenza nucleare non aumenta in modo inaccettabile i rischi di estinzione del genere umano?

Si potrebbe continuare con altre mille domande logiche cui non troviamo risposta e che aumentano la sofferenza del cittadino in buona fede ormai impotente.

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