Extinction Rebellion: “Salviamo il pianeta”!

per tonigaeta

Come inizia a reagire la popolazione parte del pianeta maggiormente responsabile delle devastazioni climatico/ambientali, che sempre più impetuose e incalzanti sfondano anche i muri del decennale silenzio dei media ?

Dopo aver assistito, senza auspicabili conseguenze, ai patetici commenti del fenomeno Greta Thumberg, Extinction Rebellion, sempre più diffusa in occidente, inizia ad agire in modo eclatante, sebbene non ancora incisivo.

Dico questo perché sono convinto che nessuna impresa intende rinunziare alle abitudini produttive, connesse con il consumo di combustibili fossili. Il fotovoltaico non é sufficientemente diffuso e le politiche governative non incentivano le innovazioni nell’uso di tutte le fonti energiche rinnovabili.

Mi é capitato di leggere che un certo Douglas Rushkoff, professore di tecnologia di New York, gestisce un blog che ospita le elites interessate a discutere il “punto di collasso” ecologico e sociale del nostro sistema capitalistico. Credo sia interessante documentarsi sulle informazioni in possesso del pubblico più sensibile all’argomento.

Come ci riferisce Giansandro Merli, Rushkoff ha ricevuto la metà del suo salario da docente universitario, per un incontro con cinque top manager di fondi di investimento, che interessati a sapere in quali zone del mondo la catastrofe (“l’evento”) arriverà più tardi rispetto ad altre e/o come proteggere i loro beni dopo il crack. Ad esempio, se è meglio avere delle guardie con collari elettronici o ricattarle attraverso riserve di cibo tenute sotto codice.

Questo tipo di condizione psicologica rende nota la disperazione di chi teme di perdere di più, in termini di beni materiali. Tuttavia, sono questi i segnali che fanno capire come il distacco dalla attuale realtà costituisca un dramma reale.

Sono convinto che la preparazione più sana sia quella della solidarietà con modo di operare e/o di lavorare collettivamente. Xr non sta solo lanciando l’allarme e sta anche stabilendo nuove forme di cooperazione, prefigurative di come si può resistere alla tendenza al ciò che definisce “eco-fascismo”.

Prima o poi ci saranno carenze alimentari, picchi dei prezzi del cibo e accadranno cose che destabilizzeranno le società. Su questi temi non c’è abbastanza ricerca e l’Istituto Goddard per gli studi spaziali (parte della Nasa), ritiene che fenomeni simili accadranno prima di quanto si immagini. Con questo rischio in gioco, il pericolo dell’ “eco-fascismo” può solo crescere. C’è bisogno di allertare le persone, ma anche di prepararsi a resistere.

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