Freud e lo strano caso di Ignazio M.

per Gabriella
Autore originale del testo: Anna Lombroso
Fonte: il Simplicissimus
Url fonte: https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/09/29/freud-e-lo-strano-caso-di-ignazio-m/

Il popolo della sinistra italiana discute e si divide sull’operato del sindaco di Roma, Ignazio Marino. Molti ritengono Marino vittima di una campagna di stampa architettata per screditarlo, è considerato un simbolo della lotta contro la corruzione ed il malaffare. Nel tempo è diventato anche un baluardo contro le faide interne del PD e alfiere contro Renzi che vorrebbe sbarazzarsi di lui; queste, almeno a leggere i commenti su facebook, paiono le opinioni prevalenti del cuore ormai a brandelli delle persone di sinistra. Altri rimarcano la personalizzazione, il presenzialismo eccessivo, l’incapacità  e ricordano le ripetute alleanze negli anni tra Marino e Renzi.

Oggi pubblichiamo  un divertissement… piuttosto perfido di Anna Lombroso con un commento pubblicato da  Lucia Del Grosso su facebook che ha aperto una lunga e discorde serie di commenti interessanti nel descrivere le aspettative e le delusioni delle persone di sinistra nell’Italia di oggi.

La mia opinione è che Marino è il minor responsabile del decadimento di Roma, tuttavia mi chiedo sempre per quale motivo i medici si ostinano a fare i politici o, peggio, gli amministratori. Per amministrare una città occorre esperienza, impegno e capacità nel campo. Nessuno si sottoporrebbe a un intervento chirurgico fatto da un politico.

Infine se ricordiamo i due sindaci  della capitale, Walter Veltroni e Francesco Rutelli, che sono stati leader del centro-sinistra nazionale e candidati alla guida del Paese, dovremmo con semplicità riconoscere che il decadimento della sinistra italiana parte da molto lontano e sempre si è rifiutata una analisi approfondita di quanto è accaduto con la caduta del muro di Berlino, la fine della prima repubblica e la trasformazione del PCI. (Gian Franco Ferraris)

marino roma

di Lucia Del Grosso

Non mi piace Marino. E’ intriso fino al midollo di quella pseudo cultura politica personalistica, mediatica, narcisistica, la bicicletta, l’incapacità di scegliere i collaboratori e tutte le altre brutture che ci riserva questa fase storica. Ma Roma è in mano alla delinquenza con il colletto bianco. E’ un intreccio di poteri arroganti che inquinano pubblico e privato. E Marino ha una sola dote: l’onestà. Non ho mai pensato che basti essere onesti per essere bravi amministratori. Ma in questo momento, ora, Roma ha bisogno di gente che si opponga alla mafia. Anche se lascia un po’ a desiderare come cultura politica. Gente che sta dall’altra parte della barricata e non fa entrare le “famiglie” in Comune. E Marino sta assolvendo coraggiosamente questo compito. Perciò è oggetto di attacchi meschini. Come se fosse l’unico politico improvvisato! Ma dai! Lo so, non è un bel modo di schierarsi. Ma, come si dice, la verità è rivoluzionaria. (Lucia Del Grosso)

di Anna Lombroso per il Simplicissimus – 29 settembre 2015

Medico cura te stesso, sarebbe da dire a proposito del Caso di Ignazio M. , come avrebbe scritto il dottor Freud davanti a un quadro clinico così complesso: quello di un uomo influente che passa con spericolata rapidità dalla carriera di “luminare” specializzato in arditi trapianti a quella, ancora più ardua, di alta autorità sanitaria in una città malata di corruzione, disordine, traffico, improvvisazione urbanistica, speculazione, rifiuti, degrado di quartieri periferici, e altro ancora.

Quella di un soggetto che a volte manifesta i segni della disinibizione, come quando getta baci come la Osiris ai suoi detrattori o si pavoneggia con mossette e risatine indirizzate a chi gli urla insulti. Ma che poi con eguale veemenza si dichiara vittima di complotti foschi, in preda alla più virulenta mania di persecuzione. O che alterna l’indole a stare asserragliato nei suoi uffici – si dice senza rispondere alle pressanti telefonate degli esponenti del suo partito, come a quelle dei suoi assessori –  forse per esprimere la volontà di sottrarsi a pressioni e intimidazioni, forse per una certa inclinazione a un cupo solipsismo, con quella a un forsennato e dinamico presenzialismo, sicché quello che per certi versi pare Amleto non è sfiorato dal dubbio: mi si nota di più se ci sono o se non ci vado? No, lui va, va comunque e ovunque a spese nostre o su cortese, generoso e inspiegabile invito, va anche non richiesto, imbucandosi come un “portoghese” al varietà e mettendosi in posa vicino alle più svariate autorità come Paolini, raggiungendo e arpionando presidenti in partenza per bloccarli sulla scaletta dell’Air Force One,   dopo essere stato precedentemente e prudentemente rimosso e ufficialmente evitato non sappiamo per quali ingombranti leggerezze, o peccati veniali, forse esagerati dalla stampa, che graverebbero sul suo passato negli States.

Eh, la stampa è un bel cruccio per Ignazio M.. Che subisce da sempre una doccia scozzese di servi encomi e discredito, di riconoscimenti per la sua “innocenza” di capitato per caso, e di derisione. Come in questi giorni quando addirittura il Papa ha dovuto ammettere che il sindaco che sta preparando il Giubileo si era infilato non invitato e non desiderato nel parterre delle auguste presenze nella sua “pastorale americana”. Lui non lo aveva convocato, nemmeno gli organizzatori ci avevano pensato. Probabilmente, suggerisce il pontefice con una certa malizia, “lui si professa cattolico”, quindi avrà voluto partecipare. E in quella “professione” i più sospettosi di noi, quelli più avvezzi a leggere tra le righe di prediche, encicliche e omelie potrebbero intravvedere una certa insinuante incredulità, qualche titubanza e qualche dubbio sulla sua militanza di fede.

Ma noi invece con ancora più incredulità ci atteniamo alle sdegnate risposte dell’accusato. Per una felice coincidenza sarebbe stato invitato a Philadelphia proprio a ridosso della visita papale, nella indubbia veste di consulente speciale in materia di organizzazione di eventi epocali e a conferma di ciò il viaggio di Francesco è andato liscio come l’olio, mentre a Roma, in sua sfortunata quanto frequente assenza, è crollato il soffitto della metropolitana nella stazione più frequentata da turisti e shopping victim. Il viaggio poi e la permanenza gli sarebbero stati offerti dal sindaco della città americana. Ma a ben pensarci a volte noi stessi, abitanti di Roma, siamo tentati di fare una colletta per mandarlo in vacanza e governarci da soli, che non solo non si vedrebbe la differenza, ma sicuramente i risultati sarebbero migliori.

Oggi il Simplicissimus qui: https://ilsimplicissimus2.wordpress.com/2015/09/29/la-maschera-marino/, ha azzardato una serie di ipotesi tutte plausibili sull’inamovibilità di Marino in Campidoglio, sia per la sua pretesa estraneità a Mafia Capitale, che suona più come un io non c’ero, non sapevo, se c’ero ero in letargo, che a un incrollabile, veemente e pervicace amore per la legalità, sia per la  possibilità quanto mai opportuna per il Pd di poter contare su un sindaco – marionetta, apparentemente riottoso, in realtà tenacemente assiso sulla sua poltrona e pronto, per non farsela sfilare da sotto, a circondarsi della più inopportuna e improbabile luogotenenza del premier.

Ne aggiungo un’altra che non mi pare poi troppo fantasiosa: Marino resta là, fa da parafulmine, distrae con le sue intemperanze, suscita ilarità e sconcerto perfino oltre Tevere, fa malanni e li attribuisce al passato e al futuro, agli altri e al suo amichetto immaginario, lascia che gli affaristi proseguano indisturbati la sua opera, si stupisce di incidenti e inefficienze, inveisce e ride, ride molto. E poi, quando si potrà sostituire, si potrà dire che purtroppo Ignazio M. era matto, anche lui affetto da una di quelle patologie che vengono col potere e a volte fanno salire al potere.

P.S. del 08.10.2015 di Gian Franco Ferraris:

L’affare Marino ha degli aspetti paradossali, a partire dalle dichiarazioni ogni giorno più surreali dello stesso Marino e dall’accanimento dei mass media nei confronti del sindaco per qualsiasi sciocchezza, che se paragonato all’indulgenza manifestata verso Renzi quando era sindaco di Firenze per spese di rappresentanza e incarichi scriteriati e mecenati vari, mi ricorda quando il popolo scelse di salvare Barabba e di crocifiggere Gesù.
Ultimo caso è quello delle dimissioni dell’assessore Esposito, senatore piemontese tradizionalmente appartenente alla sinistra e recentemente migrato insieme a molti altri parlamentari alla corte di Renzi tramite la corrente ex dalemiana di Matteo Orfini. C’è da chiedersi chi ha avuto l’idea balzana di nominare solo qualche mese Esposito ad assessore ai trasporti di Roma? A chi va assegnata questa medaglia, a Renzi, a Orfini, a Marino? Il curriculum di Esposito in materia di trasporti svetta su tutti, sostenitore convinto e agguerrito della TAV, anche se nessuno si ricorda i disastri che ha combinato in materia di rifiuti e di inceneritori quando se ne occupava per la Provincia di Torino.
Ma c’è una questione di fondo che mi preme sottolineare, la POLITICA LOCALE. L’opinione pubblica si limita solo al giudizio di politici più o meno stravaganti? Le persone di buona volontà che cercano di costruire una nuova formazione politica di sinistra, che cosa pensano delle attuali amministrazioni di centro sinistra in tutta Italia? Che giudizio danno e a loro parere cosa dovrebbero fare? In questi ultimi venticinque anni la vita dei cittadini è visibilmente peggiorata, come è anche decaduta la vita politica nelle comunità locali.
Le tasse si sono duplicate, di fatto i cittadini che venticinque anni fa pagavano solo l’Irpef allo Stato, si sono ritrovati le stesse tasse statali e una miriade di tasse locali che hanno cambiato nome ogni anno. Il debito pubblico, peraltro, ha continuato a crescere a dismisura e ha anche intaccato i comuni che da sempre avevano bilanci sani. Le regioni, a cui sciaguratamente è stata trasferita la sanità, non riescono neanche a quantificare l’entità dei debiti inquinati dall’assunzione dei derivati. I servizi comunali industriali (acqua, trasporti, ciclo rifiuti, depurazione, gas) sono stati “privatizzati” all’italiana, in gran parte a società “pubbliche” gestite da politici, ex sindaci, ex parlamentari, ecc., quasi tutti del PD, con la conseguenza che i servizi ai cittadini sono pessimi (o mediocri nella migliore delle ipotesi), gli oneri di urbanizzazione “liberalizzati” con la legge Bassanini hanno fatto lievitare le spese generali correnti e, al momento del crollo del mercato edilizio, hanno creato ulteriori scompensi al bilancio dei Comuni. Le spese di investimento sono crollate per la mancanza di risorse e per normative insensate, le strade sono piene di buche, le scuole cadono a pezzi, gli ospedali chiudono. Le periferie hanno sempre meno servizi e le case popolari sono degradate e producono degrado sociale, dal nord al sud le amministrazioni locali sono quasi tutte rette dal PD, molte volte in alleanza con SEL o forze minori di sinistra che non contano nulla ma a cui sono assegnate poltrone più o meno importanti, che hanno il compito di fare da ruota di scorta a questo sistema di potere. Una nuova forza politica deve porsi senza indugio questa domanda: bisogna continuare ad amministrare in questo modo, in alleanza con il PD? Oppure chiarire con quale progetto concreto si vogliono cambiare davvero le cose?
Roma è solo la punta dell’iceberg. Il popolo si sinistra a sostegno di Marino fa tenerezza, e Marino certamente non è responsabile della situazione incancrenita prodotta da amministratori di destra e di sinistra e da un sistema feudale di corruzione e di privilegio delle classi politiche. Non apprezzo Marino lo trovo tanto ambizioso quanto incompetente, ma i problemi da affrontare sono ben più complessi e necessitano di ben altra forza e profondità da parte di una forza politica che voglia davvero cambiare le cose. Urge un’analisi approfondita per fare delle scelte coerenti, non finalizzata al mantenimento del potere ma ad avere a cuore gli interessi degli italiani.

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