di Alfredo Morganti – 6 maggio 2016
Siccome il bipolarismo (anche nella versione adulterata e moderatissima all’italiana) non esiste più nemmeno formalmente, non capisco perché i sondaggisti continuino a formulare i loro riscontri percentuali contrapponendo il PD (quale partito unico del centrosinistra) al presunto centrodestra (dentro il cui calderone starebbe di tutto: da Salvini ad Alfano a Berlusconi a Storace a Bertolaso a Meloni, ecc.). Si tratta di un rilevamento del tutto incongruente con la necessità di fornire un quadro di riferimento politico efficace.
Le cose, a mio parere, stanno in tutt’altro modo. E le forze in campo, invece, sono le seguenti: 1) i grillini, 2) i lepenisti italiani, 3) la sinistra-sinistra e 4) un’area centrista entro cui si accomodano i moderati di Forza Italia, i centristi di Alfano e Casini, taluni ‘terzisti’ tipo Scelta Civica nonché, dulcis in fundo, i renziani col marchio ‘PD’. Quattro poli che si contendono il governo all’interno di una dislocazione topografica che tutto appare meno che il vecchio bipolarismo Prodi-Berlusconi. Anzi, io ci vedo persino qualche eco dell’antica teoria degli opposti estremismi.
Nessun genere di alternativa secca tra destra e sinistra, quindi, ma un conglomerato centrale (di fatto, il Partito della Nazione) attorno al quale ruotano situazioni politiche di destra, sinistra ovvero indefinibili come 5Stelle. Questo è il panorama da sondare, non altri. Con l’avvertenza che il centrismo dell’area di governo è solo geometrico, spaziale, non ha nulla a che vedere col centrismo politico di una volta. E soprattutto, l’ammasso al centro non ricorda per niente la vecchia DC, semmai il PSI craxiano che col PD renziano e con le forze che lo circondano ha in comune l’ossessione per la Grande Riforma, l’afflato modernizzatore, una certa arroganza, un fiuto miracoloso e gagliardo per il potere, un crescente cinismo politico, un’iniziativa di partito tutta giocata sulla comunicazione, il marketing, la fidelizzazione, il marchio e la presenza di un Capo attorno a cui si dispongono vassalli e cortigiani. Dico di più: se c’è oggi una parodia del vecchio garofano, questa è proprio il PD di Renzi. Altro che nuovismo.