GIULIA MARRAZZO “HO TEMUTO PER LA VITA DI MIO PADRE PIERO ORA BASTA GIUDICARLO”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Eleonora Capelli
Fonte: La Repubblica

 GIULIA MARRAZZO “HO TEMUTO PER LA VITA DI MIO PADRE PIERO ORA BASTA GIUDICARLO”

[…]  Giulia Marrazzo è la figlia di Piero, giornalista ed ex presidente della Regione Lazio che nel 2009 diventò la prima notizia di tutti i telegiornali: trovato in compagnia di una prostituta transessuale in un appartamento di via Gradoli, filmato da carabinieri che poi verranno condannati per questo, è costretto alle dimissioni e vede la “vita di prima” finire in un pomeriggio. Il libro “Storia senza eroi”, edito da Marsilio, che esce oggi in libreria, è scritto insieme alle sue tre figlie che l’hanno “aiutato a rialzarsi dalla caduta”.

Giulia, lei all’epoca aveva solo 19 anni e quando capì che una valanga irrefrenabile stava arrivando, per istinto andò in Regione, per stare vicina a suo padre. Non prevalse la rabbia per la vostra vita sconvolta? 

«Credo che il titolo del libro sia rivelatore: le categorie vittima e carnefice in questa vicenda non esistono. Non abbiamo mai visto nostro padre come carnefice, noi non siamo state le sue vittime. Da figlia per me quel giorno, ricordo che era un venerdì, fu il momento di amare nell’esserci […]»

piero marrazzopiero marrazzo

Le sfumature non esistono quando si diventa “la prima notizia dei telegiornali”, come lei spiega bene. Non si è mai pentita di essere rimasta al fianco di suo papà? 

«Non c’è stato da pensarci, non c’era da rifletterci, la sofferenza è stata quella di chi è sottoposta a un attacco violentissimo, ma io sono felice di esserci stata, quel giorno e nei giorni che sono seguiti. […]Questo libro rimette in fila un po’ di cose, ma soprattutto cerca l’onestà intellettuale. Non facciamo le vittime, qualcosa non è andato, da figlie abbiamo percepito lo scatenarsi di un attacco verso nostro padre e noi».

Lei racconta nel libro di aver sentito un ragazzo seduto al tavolino di un bar commentare: “Almeno Berlusconi se le tromba fregne, hai visto Marrazzo i mostri che si scopava?” Poi i manifesti, le scritte sulle macchinette, le frasi volgari a scuola. Ci fu un giorno in cui ha temuto che suo padre fosse morto, perché in tanti le dicevano che si sarebbe ammazzato… 

Piero Marrazzo con le figlie Chiara Giulia e DilettaPiero Marrazzo con le figlie Chiara Giulia e Diletta

«È stata durissima, un giorno ho avuto paura che mio papà fosse morto, perché la tata di mia sorella mi rispose al telefono singhiozzando. Nel caso del ragazzo del bar, ho rovesciato il tavolino.  Ci sono stati momenti di rabbia, anche risposte più signorili, dipendeva dalla giornata e anche dal tono della conversazione. Ma non mi sono mai nascosta, non mi sono chiusa in bagno a piangere, andavo a viso aperto ripetendo il mio cognome. C’era chi capiva e poi c’erano i maleducati.

Ma io che avevo 19 anni, ero comunque la sorella più grande, dovevo difendermi, ho potuto farlo solo amando mio padre e le mie due sorelle. Siamo unite, non abbiamo avuto dubbi, pur non facendo sconti. Non abbiamo mai lasciato solo nostro padre, è quello che facciamo anche oggi. C’è un punto di protezione che a un certo momento arriva».

Lei crede che la vostra vicenda possa parlare ad altri giovani, in un’epoca di linciaggi mediatici molto frequenti? 

«Il giudizio sulle vite private e personali è il male. Io da cronista, lo sospendo sempre. Ognuno ha i propri occhi, un osservatore può dire la sua, ma generalizzare è sbagliato, il giudizio può davvero travolgere le persone. Posso dire, per esserci passata, che dietro ai titoli dei giornali ci sono vite, nomi, cognomi.

Mi rivolgo a chi subisce attacchi violenti: nessuno deve più sentirsi solo, il giudizio degli altri non ci identifica, non bisogna lasciarsi schiacciare da quel peso. Capita di finire sotto tiro per molti motivi diversi a giovanissimi, donne, membri della comunità Lgbtq. A chi scaglia la prima pietra vorrei far arrivare le mie parole».

Lei ha scelto di fare la giornalista, come suo padre e suo nonno, la cui storia viene ripercorsa nel libro insieme a quella di altri “silenzi” mantenuti in famiglia che ora vengono rivelati. Perché?

 «Sono ancora precaria ma guidata da una grande passione, credo che sia il mestiere più bello del mondo e la definizione che vorrei per me è: che brava cronista […]».

Babelezon bookstore leggi che ti passa

Articoli correlati

Lascia un commento

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.