Se fossimo un secolo indietro potremmo dire che il destino è stato beffardo con chi mette la testa sotto la sabbia. Ma la straordinaria e stupefacente realtà è che Berlusconi ha determinato gli infausti destini del Paese e della sua democrazia al tramonto sia vent’anni fa quando ha cercato di difendere la sua roba scendendo in politica e fondando Forza Italia, sia ora quando butta a mare Forza Italia e tutto il meccanismo politico creato in cambio della salvezza perdonale e del suo impero. E’ stato determinante nel creare le premesse politiche e culturali del regime oligarchico ed è determinante oggi nel propiziare le riforme istituzionali destinate a coronare il disegno. Ha vinto lui.
E come ciliegina sulla torta, ancora una volta ha a che fare con uno stalliere, consigliato da poteri cui è meglio non dire di no con l’incarico di proteggerlo, anche se sotto le forme di un giovanotto vissuto sempre all’interno del cerchio magico delle aziende Mediaset e collegate (basta vedere con chi lavorava la Chil, l’azienda della famiglia Renzi) in ottimi e tradizionali rapporti con gli ambienti conservatori e massonici. Naturalmente il merito è suo solo in minima parte, un ruolo determinante va riconosciuto agli avversari che si sono rivelati in tutta la loro pochezza e che hanno anzi incubato al loro interno tutte le possibili notti della Repubblica. O i più incomprensibili attendismi per poi intervenire all’ultimo momento Così il condannato per evasione fiscale, l’imputato per sfruttamento della prostituzione, diventa determinante per il futuro del Paese, anzi diventa l’interlocutore privilegiato di un radioso avvenire che si annuncia assai vicino alle pulsioni e alla tempra del suo facilitatore.
Del resto la Repubblica Italiana dopo aver radicato in sé la fase weberiana del capo carismatico ha fatto un passo avanti con l’Italicum e la riforma del Senato verso un’idea schmittiana nella quale la politica è comprensibile e acquista un senso se si individua “la cerchia di persone che ha un interesse economico plausibile a servirsi di essa a sua vantaggio”. E allora ha certamente un senso ridurre il Senato a una sorta di refugium peccatorum dei grassatori territoriali, proclamandolo camera delle autonomie proprio quando si vogliono ridurre quelle stesse autonomie mettendo mano al titolo quinto della Costituzione. E ha anche un senso l’idea altrimenti delirante dei finti oppositori forzaitalioti di bilanciare il potere di una Camera di nominati, peraltro profondamente manipolata nella sua rappresentatività da correttivi che sono in realtà delle adulterazioni, attraverso l’istituzione di una repubblica presidenziale. Due visioni autoritarie a compensarsi, tanto per non farsi mancare nulla. Tutto questo sembra un patchwork senza senso solo se lo si guarda dal punto di vista della politica che conosciamo, della democrazia, ma non se individuiamo il gruppo di persone che ne trae vantaggio, vale a dire la classe dirigente italiana, quella europea e i vertici finanziari globalizzati, evidentemente felici di poter cancellare ogni turbamento di volontà popolare ai loro disegni.
Probabilmente parte di queste forze e direttrici erano presenti anche ai tempi di mani pulite e favorirono la famosa discesa in campo. Ma i tempi non erano ancora maturi, non c’era ancora stata la stagione di cessione di sovranità verso l’Europa e attraverso di essa verso il cuore dell’economia globalizzata. Adesso è un’altra storia, la democrazia si suicida al 40,8% e le sarà riconosciuta un’invalidità al 100 per cento.