Gotor: Bankitalia? “ritorsione privata della famiglia Boschi”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fabrizio Esposito, Giacomo Salerno, Maurizio Bianconi,
di Giacomo Salerno – 2o ottobre 2017
Maria Elena Boschi ritorna sovente sul luogo del delitto. Un’ossessione paraberlusconiana. Anche l’ex Cavaliere, oggi Pregiudicato, faceva così. Più veniva attaccato, più reagiva aggredendo con la clava del suo conflitto d’interessi. E il conflitto d’interessi dell’attuale sottosegretaria alla Presidenza del Consiglio ha un nome ormai notissimo: Banca Etruria. Lì c’era il papà Pier Luigi Boschi.
Miguel Gotor è un senatore di Articolo 1 e da tre anni un attento osservatore di quel clan di potere chiamato Giglio magico renziano. Un giglio che ha generato sotto-clan. Tipo la famiglia Boschi, appunto.
Sostiene Gotor: “Io metto in fila dei fatti. Il padre della Boschi ha subìto delle sanzioni da parte della Banca d’Italia e il governatore era Ignazio Visco. Adesso sappiamo che il testo della mozione contro Visco è stato presentato in segreto e la Boschi sapeva perché ha dei conti da regolare. Viene il sospetto che ci troviamo di fronte anche a una ritorsione privata della famiglia Boschi contro il governatore di Bankitalia. Il conflitto d’interessi della Boschi sta diventando gigantesco”.
Pier Luigi Boschi è entrato nel consiglio d’amministrazione di Banca Etruria nel 2012 e nel 2014 venne nominato vicepresidente. Sinora ha collezionato tre sanzioni, due da Palazzo Koch, una dalla Consob. Nel 2014, Bankitalia lo multò per 144 mila euro a causa di “violazioni di disposizioni sulla governance, carenze nell’organizzazione nei controlli interni e nella gestione nel controllo del credito e omesse e inesatte segnalazioni alla vigilanza”. Due anni dopo, nel 2016, altri 130 mila euro, questa volta per “carenze nel governo, nella gestione e nel controllo dei rischi e connessi riflessi sulla situazione patrimoniale”. Infine, l’ultima, quella della Consob, nell’estate scorsa: 120 mila euro per l’emissione di obbligazione subordinate poi azzerate nel 2015. Pier Luigi Boschi si è dichiarato pure incapiente, cioè non in grado di pagare.
Banca Etruria venne commissariata nel febbraio del 2015. Nove mesi più tardi il governo Renzi varò il cosiddetto “decreto salvabanche”, compreso l’istituto del padre dell’allora ministra delle Riforme, e la Boschi disse di essersi astenuta in Consiglio dei ministri. Conflitto d’interessi, of course. Sempre nel 2015, a dicembre, contro le mozioni di sfiducia nei suoi confronti, la ministra difese se stessa e il padre, “una persona perbene”. Aggiunse anche: “Se le accuse sono vere mi dimetterò”.
Nel maggio di quest’anno, Ferruccio de Bortoli, già direttore del Corriere della Sera, ha rivelato nel suo ultimo libro: “L’allora ministra delle Riforme, nel 2015, non ebbe problemi a rivolgersi direttamente all’amministratore delegato di Unicredit. Maria Elena Boschi chiese quindi a Federico Ghizzoni di valutare una possibile acquisizione di Banca Etruria”. Boschi annunciò di voler querelare De Bortoli ma non l’ha fatto. E il conflitto d’interessi sta sempre piantato lì, come un albero che cresce. Adesso alimentato anche dal sospetto di aver tradito la fiducia del premier e del Quirinale con quella mozione contro Visco.
Continua Gotor: “Questa storia è impressionante. Renzi è stato il principe del sistema per tre anni e adesso cerca di fare il cavaliere dell’antisistema. Siamo alle comiche finali. Ma lo stesso Visco ha detto di aver sempre concordato tutto con Renzi, quando stava a Palazzo Chigi. Faccio notare che la mozione, di cui la Boschi sapeva, è anticipata dalle considerazioni che Renzi fa contro Visco nel suo libro”.
È la forza della nuova narrazione del Pd di Renzi & Boschi. Ribaltare il macigno di Banca Etruria che tanto è costato alla stessa ex ministra (rientrata nel governo senza un ministero), artefice delle riforme bocciate al referendum istituzionale del 4 dicembre scorso. Oggi al suo conflitto d’interessi viene accostata l’accusa di tradimento istituzionale. C’è abbastanza materia per una nuova mozione di sfiducia.
di Fabrizio d’Esposito | 20 ottobre 2017
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di Maurizio Bianconi

Bankitalia: Boschi novella Evita, imbarazzante (ANSA) – ROMA, 20 ottobre 2017

La novella Evita, M.Elena Boschi e’ diventata un problema imbarazzante per le istituzioni di questo paese. Aveva detto che mai avrebbe messo mano alle questioni bancarie, a causa della posizione di suo padre. Fu contraddetta da un illustre giornalista: menti’ al Parlamento, smenti’ il giornalista, annuncio’ indignata querele, mai presentate. Gia’ questo, in un paese anche primordialmente democratico, sarebbe sufficiente per riconsegnarla senza imbarazzi alla sua Laterina, alla vita civile e all’avvocatura”. Lo afferma Maurizio Bianconi, deputato del Misto. “Ma oggi siamo al top: lei, sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, figlia di un padre bancariamente in guai serissimi, partecipa alla stesura del testo e conosce il contenuto della mozione anti Visco, voluta da Renzi ( assai meno da Gentiloni). Insomma chi formalmente sta perseguendo il padre e gli chiede fra le altre cose una quarantina di milioni di Euro viene sfiduciato con la fattiva collaborazione della figlia, che si avvale della sua posizione istituzionale. Che la cosa abbia generato una mezza crisi istituzionale, che Visco sia uno peggiori fra gli antitaliani del clan Draghi,che Gentiloni si dimostri, piu’ che un educato, un inetto senza attributi,tutto passa in second’ ordine di fronte a quello che ormai e’ diventato non uno scandalo nazionale ,ma lo scandalo nazionale e cioe” la permanenza di un simile personaggio, sordo ad ogni senso istituzionale ai vertici dello Stato. E quel che e’ inspiegabile, senza che alcuno sollevi il problema. Anzi addirittura c’e”chi dice che potrebbe succedere o alla Boldrini o a Renzi: prova che ormai e’ ampiamente travalicato il comune senso del pudore e al peggio non c’è’ mai fine.

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