di Alfredo Morganti – 29 novembre 2016
Il governo smart, veloce, tutto proteso in avanti nella difesa ‘dei nostri figli’, non è amato dai giovani. I sondaggi ci hanno sempre raccontato di un ‘Sì’ forte soprattutto tra gli anziani, ma debolissimo e minoritario tra gli under 30. Vi meravigliate? Io no. Per due ragioni.
La prima è che dal governo i giovani hanno ottenuto soltanto milioni e milioni di voucher. Ossia precarietà. Il messaggio dell’esecutivo è stato: viva le eccellenze! Viva i vincenti, viva i cervelli in fuga! Viva chi riesce individualmente a cavarsela grazie alle proprie qualità, alla propria fortuna, alla famiglia che si ritrova! E viva i giovani liberal, quelli che vivono nelle aree urbane, dove gli iphone hanno sempre campo. E gli altri? Quelli che a scuola non eccellono, che il posto di lavoro non lo trovano, che diventano inattivi, che collezionano voucher o lavoro nero precarissimo? Cosa gli diciamo? Di lasciar stare la loro borgata piena di brutta gente, e di mettersi a studiare fisica nucleare al Cern? Oppure di attivare delle start up, quando nemmeno sanno che cosa significhi? Questo governo è stato sin dall’inizio il governo dei vincenti (o dei presunti tali), a cui ha riservato sgravi e incoraggiamenti; ai perdenti, invece, ha concesso al massimo dei bonus, delle regalìe, e qualche spicciolo per tirare avanti, magari sino alla prossima scadenza elettorale. Ci siamo fatti fregio dei più bravi, abbiamo fatto nostra la causa dei vincenti, e abbiamo tenuti buoni i meno bravi e gli sfigati con qualche promessa. Abbiamo puntato sui cavalli vincenti e dato un po’ di biada dopata a chi non ce la faceva, ma il cui consenso ci serviva, almeno a breve. Andiamo a visitare le realtà e le aziende che tirano, che magari ci sponsorizzano, ma evitiamo come la peste le situazioni produttive o sociali che sarebbero di pessima immagine per l’esecutivo smart di cui sopra. Dunque: perché i giovani perdenti di cui il nostro Paese pullula dovrebbero votare Sì?
C’è poi un secondo motivo, che potrebbe spiegare perché questo governo non affascini i giovani nonostante esponga giovani e bravi/e ministri/e oppure dirigenti politici molto briosi, almeno nell’immagine che danno di se stessi. Ed è questo: lo stile dell’esecutivo è vecchio. Ha preso dalla Prima Repubblica il peggio (il sottogoverno, l’elemosina ai poveri, il gusto per il potere) e ha mollato il meglio (la Costituzione, la rappresentanza, i partiti, la cultura politica, gli statisti, il senso dell’unità, il patto democratico). Quando si dice che c’è il rischio di tornare alla Prima Repubblica (e io penso: magari, vista l’aria), sappiate che ci siamo già dentro per gli aspetti peggiori ma ne siamo fuori per quelli migliori, come dicevo. È come se avessimo costruito lo scenario presente mangiando gli scarti e gettando ai porci il cibo migliore. Fin dove si può arrivare così? Io dico da nessuna parte, è chiaro. La vittoria del Sì accelererebbe questi processi, aprendo un abisso tra aree diverse, settori sociali del Paese e generazioni, più di quanto non sia. Ecco, se fosse ancora vivo lo spirito della Prima Repubblica, il suo lato chiaro, come dicevo prima, la Costituzione l’avrebbero cambiata in Parlamento, con un accordo il più ampio, senza scossoni, senza stracciare l’unità costituzionale del Paese nata dalla Resistenza, senza puntare tutte le fiches sul plebiscito, senza tramutare la campagna elettorale in un mercimonio e nella fiera delle falsità – e senza mettere in gioco il governo, perché la Costituzione riguarda il popolo e il parlamento, non l’esecutivo, che deve pensare a governare senza regalare la scarpa destra prima, e quella sinistra dopo (sempre che l’abbiano davvero in magazzino, e non abbiamo destinato tutte le risorse a comprare solo la destra!) a vittoria del Sì avvenuta. Voi dite che gli italiani sapranno davvero resistere alla paura sparsa, alle minacce, agli scenari foschi e ai regalini sotto forma di bonus? Io spero proprio di sì.
PS Ci sarebbe anche un terzo motivo, psicologico. Questo governo semina rancore sociale, personale, divide, alimenta le revanche, mostra la vita come scontro, conflitto personale, alimenta in certuni la rivalsa verso certi altri. Sono sentimenti che attecchiscono soprattutto nei più anziani, che hanno una storia dietro, anche difficile, e che covano magari qualche sordo risentimento o desiderio di rivincita. Non così per i giovani, per i quali il futuro è ancora tutto da decifrare, e la vita deve ancora essere in massima parte scritta. Una politica per i giovani dovrebbe invece essere inclusiva, unitaria, di dialogo, di speranza, non di acrimonia verso gufi, rosiconi e ‘comunisti’. È facile, una volta lo si sapeva, una volta i giovani votavano a sinistra. Ma questo il governo smart del Presidente del Consiglio ‘prescioloso’ non lo sa proprio. Beata ignoranza.