I grandi assembramenti, segno della normalità che ribussa alla porta

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
I grandi assembramenti, segno della normalità che ribussa alla porta
Il terribile incidente avvenuto in Israele in occasione del pellegrinaggio di ebrei ortodossi sul monte Meron mi ha colpito moltissimo. Ho saputo dai tg che il raduno era autorizzato per “appena” 10.000 persone, ma può darsi che fossero presenti all’evento, invece, fino a 100.000 partecipanti. Israele è uscito da poco dallo stato d’emergenza Covid ed è tornato alla vita normale. Ed eccone un primo esempio, di vita “normale”. Non dico la tragedia in sé, capitemi, dico il mega raduno, dico l’ammassamento di corpi in spazi ristretti, la ressa, il mucchio caotico. Capisco la tradizione religiosa, capisco le ragioni del raduno, le rispetto e compiango quei morti. Ma il fatto indubitabile è il senso di normalità che ho percepito (le folle ammassate come un tempo) a fronte della straordinarietà, invece, di un incidente che ha ucciso quasi 50 persone. Un paradosso, se volete: normalità di eventi che ordinariamente accalcano folle inaudite in spazi ristretti – ma che può capitare generino tragedie straordinarie e inaudite.
Dopo mesi di distanziamento, dopo mesi e mesi di uno stile di vita raccolto e di una socialità misurata, vedere di colpo la riesplosione di una vita di massa senza più limiti o misure un po’ impressiona. Per quanto mi riguarda, ho visto i video provenienti da Israele con una doppia angoscia: da una parte, la pena per chi è rimasto ucciso nella calca disordinata, dall’altra la calca stessa, la folla smisurata di cui, oggi più di ieri, mi chiedo le ragioni: non essendovi più abituato, ma di cui dovremo tornare ad abituarci presto, perché, non appena si tornerà dappertutto alla vita normale (anche in assenza di normalità), miliardi di persone ricominceranno a sciamare nel mondo spesso senza ragioni plausibili, ad affollarsi tutti nello stesso momento e nello stesso luogo, a essere sospinti per ragioni spesso solo di profitto e di mercato qui e là, ad assembrarsi senza più patemi sanitari, certo, ma io credo con rinnovati patemi psicologici collettivi. Sono queste le basi sociali della pandemia, d’altronde, e pensate che muteremo stile di vita solo per questo? Ma niente affatto.
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