Il Colle e la buona politica

per Gabriella
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti  30 gennaio 2015

Mattarella non è ancora Presidente della Repubblica. Ma le condizioni sono favorevoli al successo della sua candidatura. Mattarella sarebbe un ottimo Capo dello Stato. Nel suo settennato (perché la carica dura sette anni, non lo spazio di una polemica sui giornali) potrebbe recuperare quel ruolo di garante che recentemente è stato sopravanzato da un’interpretazione più ‘politica’ del ruolo di Presidente, indotta forse dalle condizioni difficili ed emergenziali del Paese, ma non per questo meno anomala. Ricordiamo che Mattarella fu anche il principale candidato di Bersani nel 2013. Berlusconi quella volta, tuttavia, scelse Marini (che il PD stesso pensò bene di affondare per totale miopia). Oggi, dopo due anni, potremmo risanare quella ferita, che costrinse a chiedere il bis a Napolitano e aprì una tremenda stagione politica per la sinistra, l’attuale, caratterizzata dall’enricostaisereno e dalla figura di Renzi.

Lo dico: per la prima volta, se escludiamo la manifestazione sindacale di Roma, la sinistra (dentro e fuori al PD) con Mattarella sul Colle riuscirebbe a fare un passo in avanti, invece che la pur gloriosa resistenza in trincea o le affannate ritirate tattiche. Non getterei a mare questa occasione, e ne coglierei la novità positiva. Dovremmo anche riconoscere che, per la prima volta, Renzi sembra scoprire l’efficacia di avere un partito accanto: anche l’uomo solo al comando ha bisogno di una squadra vera e non solo di un troupe di fedelissimi pronti a immolarsi. Tanto più oggi, che viene a mancare al suo fianco Napolitano, l’uomo che ha deciso più di altri il destino politico e istituzionale del Paese negli ultimi anni. Non sottovaluterei nemmeno un altro elemento: se si fallisse l’appuntamento per il Quirinale è possibile che si vada a elezioni. È possibile che un altro Capo dello Stato (un magistrato?) decida di sciogliere le Camere, prendendo atto che, di fatto, per ben due volte avrebbero fallito in un compito fondamentale: eleggere il Capo dello Stato, non un Questore del Parlamento. Renzi lo ha già minacciato. Si voterebbe col proporzionale, peraltro, una specie di omo nero per i partiti e per i parlamentari, che magari sperano in qualche ‘bloccaggio’.

Io non so se, dopo l’eventuale elezione di Mattarella a Presidente, risorgerà il Patto del Nazareno. Non so se siamo davanti a una farsa, a una specie di sceneggiata napoletana, dove Renzi e Berlusconi recitano per confondere i propri partiti e poi tornare a braccetto l’indomani. Non lo so e forse nemmeno mi interessa saperlo adesso. Ora conta vincere una battaglia, perché è dalle battaglie che dipendono le guerre. Eleggere sul Colle più alto un uomo serio e sobrio, un giurista, una persone di grande tempra morale, un inattuale (diciamolo) sarebbe un ottimo viatico. Durerà sette anni, non uno, più di una legislatura, ben più delle polemiche attuali, in un orizzonte esteso, politicamente lontano. La Costituzione italiana ha sancito un ‘settennato’ proprio per questo, per evitare che un Presidente sia ostaggio di una Camera, delle sue baruffe, dei suoi temi tattici e soprattutto di tutti i Patti (compresi quelli segreti) che prima o poi sono comunque destinati a finire, magari rovinosamente. Un Presidente deve essere autonomo, fuori dai contrasti e dai battibecchi mediali, ed esercitare il suo ruolo di garanzia. Davanti a sé ha la Costituzione e il Popolo Italiano, nient’altro. Di sicuro non ha Berlusconi o Renzi. Quindi vinciamo questa battaglia, conquistiamo una posizione, guardiamo finalmente il nostro obiettivo dall’alto, perché è da troppo tempo che siamo affossati in questa valle umida di polemiche, senza orizzonti visibili e indifesi pure rispetto alle pietre che piombano dall’alto. E bravo Bersani che vede lungo e ha indicato un obiettivo serio e realistico. Questa è buona politica, finalmente. E adesso tocchiamo ferro.

PS Se non fosse chiaro: non sto affatto rivalutando Renzi. Semmai scopro come l’uomo continui a rompere Patti e accordi secondo le convenienza. Aggiungo però che, dopo la fine della Bicamerale di D’Alema, prodotta inopinatamente da Berlusconi, mi piace l’idea che adesso paia toccata la stessa sorte proprio all’ex Cavaliere. Molti dicono che la politica sia anche ‘tradimento’. Non so. Di sicuro talvolta è una soddisfazione che a qualcuno accada la stessa cosa da lui inflitta ad altri.

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