Fonte: Il Fatto Quotidiano
Il Corriere ha un problemino di coscienza con i palestinesi
Ieri il Corriere si è accorto che a Gaza c’è un problema, anche se l’editorialista che se ne occupa, Goffredo Buccini, ammette di far fatica a trovare le parole perché “definirebbero un confine etico” e qui, cioè a Gaza, “male e bene sono intrecciati”. Basta guardare le immagini scattate dai pochi reporter superstiti (tra gli oltre 200 giornalisti ammazzati dall’esercito israeliano), per rendersi conto che nella Striscia il confine tra bene e male è molto sfumato: bambini bruciati vivi, fatti a pezzi dalle esplosioni, morti di fame, svenuti negli ospedali da campo, impallinati in testa o al cuore dai soldati dell’Idf in quella che è chiaramente una “guerra” alla pari tra forze equivalenti. Difficile schierarsi. Tuttavia, è anche difficile mettere a tacere la “battaglia” interiore, quella “combattuta in questi 19 mesi, dall’infame pogrom del 7 ottobre 2023 in terra d’Israele sino alla carestia annunciata, protratta e forse programmata nella Striscia di Gaza”. Si badi bene: “forse”. Perché non bastano le dichiarazioni esplicite di un governo di sadici assassini, convinti che massacrando e affamando donne e bambini (“animali umani” secondo l’ex ministro della Difesa Gallant) Israele stia applicando alla lettera l’Antico Testamento e facilitando la venuta del Messia; non basta l’annuncio di Netanyahu di voler procedere all’occupazione finale di Gaza e alla deportazione dei sopravvissuti, scelta che Buccini trova “indigesta”, ciò che fa di Israele una democrazia sì unica, ma “ammaccata” (è una questione di forma, insomma, di etichetta: sembra di essere tornati all’epoca dei Dpcm di Conte, “vulnus alla democrazia” per i giornali padronali).
La spina dorsale morale, dicevamo. Non basta continuare a chiamarla “guerra”, come ci fossero due eserciti in campo; si può anche, come fa Buccini, attribuire a Hamas non solo la acclarata responsabilità dell’eccidio del 7 ottobre (1194 israeliani uccisi), ma anche la colpa di riversare sul più forte il “carico della scelta etica… il fardello di esodi di massa che troppo ricordano le deportazioni. Il senso di colpa. La contraddizione insanabile”: povere stelle! Non vedete quanto Netanyahu sia dilaniato dal senso di colpa? Però forse il mondo sta chiedendo “l’impossibile” all’esercito di Gerusalemme (testuale): “Preservare l’umanità anche per conto d’un nemico che per 19 mesi ha seviziato nei tunnel di Gaza 250 israeliani catturati; ricordare ogni giorno il rigido codice etico dell’Idf e i dettami stessi del Talmud”. Giusto: l’inetta Europa, che peraltro non fa un fiato di fronte allo sterminio, non potrebbe assolvere moralmente l’esercito, che – eticamente irreprensibile – si prende sulle spalle il fardello di sembrare uguale all’esercito nazista, visto che di condannare Netanyahu, su cui pende un mandato di cattura internazionale, non se ne parla proprio?
Se continuiamo a giudicare l’Idf così duramente va a finire che “isoliamo” Israele, come paventò l’ambasciata israeliana presso la Santa Sede dando in sostanza dell’antisemita a Papa Francesco che aveva denunciato la carneficina; non vorremo mica rovinare i rapporti idilliaci del complesso militare-industriale israelo-americano, di cui siamo maggiordomi con tutto il nostro establishment politico e mediatico! Così, mentre l’Alto commissario dell’Onu per i Diritti umani Turk denuncia che il nuovo piano di Israele per annientare Gaza “accresce le preoccupazioni” circa la capacità dei palestinesi di continuare a vivere nel territorio “come gruppo”, cioè la probabilità che Israele stia perpetrando un genocidio, il Corriere solleva appena un sopracciglio, perché se fino a 40-50 mila morti la coscienza non rimordeva nelle redazioni, a 70 mila (almeno), davanti a un nuovo piano di sterminio organizzato, anche gli stomaci più dotati di pelo cominciano a brontolare (potrebbe tornare utile, in caso di necessità, rispolverare la capziosità rivoltante dei negazionisti).