di Andrea Colli 05 gennaio 2015
L’ex sindaco se li è portati a palazzo Chigi gli amici toscani fedeli al renzismo. Per ultimo è arrivato Filippo Bonaccorsi, come ci fa sapere il giornalista Davide Vecchi, a gestire un miliardo per la scuola. Ma uno dei primi, oltre Lotti, è stato la ex vigilessa Antonella Manzione, la donna di quadri del Giglio (quella di cuori è Maria Elena Boschi ndr). La sublime mente che qualche settimana fa ebbe l’idea di infilare un’ideona nello Sblocca Italia. “Ho avuto un’idea straordinaria, scriviamo un articolo che dice che i comuni possono decidere di non fare pagare il tributo qualora dei gruppi di cittadini si assumano l’onere della pulizia e della valorizzazione del proprio quartiere”. Vi potete immaginare come è andata a finire perché questi sono i personaggi che dovrebbero salvare l’Italia insieme a Renzi. Ebbene, nel decreto salva Berlusconi la nostra ha colpito ancora. Pippo Civati aveva detto ironicamente “il decreto si è scritto da solo” e invece la manina che l’ha scritto è uscita fuori o forse si è preso la colpa: Luigi Casero, viceministro al Tesoro in quota Ncd, rigorosamente sotto la attenta guida di Antonella Manzione.
Il 7 gennaio l’Italicum arriverà in aula al Senato. Non è un mistero che Renzi prema per un’approvazione prima del round sul Colle, che inizierà a fine del mese. Ma la campana di vetro che protegge il passo di marcia delle riforme, il patto del Nazareno, scricchiola. Berlusconi è in affanno, la fronda interna di Raffaele Fitto vuole far saltare tutto. La norma, così, risolve diversi problemi. È il “segnale” promesso nei giorni scorsi da Denis Verdini – il garante per Arcore del patto – all’ex Cavaliere: la tanto evocata “agibilità politica”. Messaggio ricevuto. Se va male, pazienza. Così è stato. “Ogni alibi è buono per attaccare il patto”, ha tuonato ieri la berlusconiana Daniela Santanché. E mentre questi trafficano per i fatti loro, noi siamo qui ad aspettare che la nottata passi.