Conversazione fra Giorgio Pizzol, ex senatore, e il giornalista Mauro Suttora (gennaio 2022) Sul Messaggio per la LV Giornata Mondiale della Pace del 1° gennaio 2022 di Papa Francesco /https://www.vatican.va/content/francesco/it/messages/peace/documents/20211208-messaggio-55giornatamondiale-pace2022.html di cui citiamo qui solo questi brevi passi: “Tra l’indifferenza egoista e la protesta violenta c’è un’opzione sempre possibile: il dialogo….. Ogni dialogo sincero, pur non privo di una giusta e positiva dialettica, esige sempre una fiducia di base tra gli interlocutori. Di questa fiducia reciproca dobbiamo tornare a riappropriarci! “
Giorgio Pizzol: Considero questo discorso del Papa un “Manifesto” per la fondazione di un nuovo partito di ispirazione cattolica. Devo dire sinceramente che esso mi convince e, per quanto nelle mie possibilità, lo sosterrò volentieri. Lo trovo una buona sintesi dei valori del personalismo cristiano, del liberalismo e del socialismo democratico (sintesi per altro già riscontrabile nel testo della nostra Costituzione). Con chiare indicazioni in tema di ambiente e di pace. Negli ultimi decenni non ho trovato un manifesto simile nel mondo della cultura “laica”. Credo che il mondo laico, oggi inerte sul piano ideologico, potrebbe accogliere e farsi sostenitore di questo discorso così come sta. Sarebbe per l’Italia una grande occasione di rilancio del pensiero e dell’azione politica, un’occasione che tra l’altro segnerebbe la fine della storica e nefasta divisione degli italiani in guelfi e ghibellini. Ma ora mi interessa conoscere il tuo parere.
Mauro Suttora: Un po’ troppo comunista. Ma è il suo mestiere.Io sono più per la parabola dei talenti, darsi da fare.
Giorgio Pizzol: Non sei l’unico oggi a dare del comunista al Papa. Ai tempi della mia infanzia e giovinezza sarebbe stata solo una battuta comica. Ma qui stiamo parlando seriamente. Allora, richiamando quanto dicevano i ventenni all’inizio degli anni ’60 dirò che il concetto di comunismo (o socialismo) viene dallo sviluppo coerente del concetto del liberalismo. Obiettivo finale sia del liberalismo che del comunismo – e, a ben guardare anche del cristianesimo – è una società nella quale il libero sviluppo di ciascuno sia condizione per il libero sviluppo di tutti. Questo obiettivo non esclude affatto la parabola dei talenti, anzi crea le condizioni per la sua realizzazione concreta e secondo equità.
Mauro Suttora: Se fosse uguaglianza dei punti di partenza e poi vinca il migliore, sì. Invece il comunismo reale è stato una tragedia. Ma anche il socialismo democratico (Scandinavia) redistribuisce con le tasse dai ricchi ai poveri in maniera eccessiva. Non parliamo dell’Italia, dove sono massacrati gli unici che pagano le tasse (i dipendenti)
Giorgio Pizzol: Tu parli degli uomini e dei partiti che hanno che si sono denominati socialisti o comunisti. E anch’io sono d’accordo con te su ciò che è avvenuto storicamente. Ma io parlavo però delle idee. La storia purtroppo ci presenta sempre esempi di incoerenza fra il comportamento che si dovrebbe tenere al fine della realizzazione delle idee e quello realmente tenuto da uomini e gruppi di uomini che quelle idee dicono di voler attuare. Ma la prima operazione da fare, a mio parere, è proprio chiarire quanto più possibile le idee da un lato e i comportamenti dall’altro. Solo così si potrà giudicare come persone e gruppi sociali e politici si comportano coerentemente per la realizzazione delle idee. Se poi ci rifletti, le idee di fondo sono sempre le stesse: liberté, egalité, fraternité (tutte e tre insieme perché ognuna di esse implica le altre due). Il fatto che gli uomini le abbiano tradite e le tradiscano non significa che siano sbagliate. Oggi anche il Papa è d’accordo e le ripropone con un discorso semplice e chiaro. Perché non approfittare di questa occasione per tentare di raccogliere attorno ad esse quante più persone possibile che si impegnino a realizzarle agendo coerentemente?
Mauro Suttora: Ma se non riusciamo neanche a far pagare le tasse ai ricchi, o ad Amazon e Facebook, che evadono nei paradisi fiscali.
Giorgio Pizzol: Appunto, manca l’impegno di cui dicevo sopra. Oggi in Italia e, temo, anche in molte altre parti del mondo, nessuno esercita il “ragionamento” o “pensiero critico” o “pensiero consapevole” che riproponga il pensiero di cui il Papa si è fatto portavoce. Purtroppo neanche gli “intellettuali”: i professori Universitari di scienze politiche, di diritto, di sociologia, di economia di storia, i direttori dei giornali e i giornalisti, i letterati. Tanto meno ragionano il leader degli pseudo-partiti odierni sia di destra che di centro e di sinistra. Non c’è dibattito su nessun tema né fuori né dentro il Parlamento. Le idee e i programmi politici sono state sostituite dai sondaggi. Il popolo poi, è stato educato alla presunzione e al disprezzo per tutto ciò che non gli fornisca panem et circenses. Siamo al deserto del pensiero se non all’atrofizzazione della facoltà di pensare. Questo purtroppo è il vero problema nel Bel Paese. Quindi i poteri forti possono fare il bello e il cattivo tempo. Dettano loro le leggi, in particolare sulle tasse, e decidono anche se pagarle o no. Ecco perché la voce di Francesco mi sembra tanto importante. Lui tenta almeno un ragionamento sulla realtà del mondo di oggi. Spero proprio che non rimanga “voce di uno che grida nel deserto”
Staremo a vedere se almeno i cattolici risponderanno al suo richiamo. L’Azione cattolica credo sia ancora in campo.
Su questo manifesto potrebbe ricostituirsi, perché no?, la Democrazia Cristiana o anche uno qualsiasi degli altri partiti della così detta Prima Repubblica. Partiti già fondatori della Costituzione Italiana e poi travolti dal neoliberismo trionfante a seguito della caduta del Muro di Berlino. Ma di questo parleremo in un’altra conversazione.
Giorgio Pizzol, insegnante di lettere, avvocato, pubblicista, Sindaco di Vittorio Veneto 1975-1982, Senatore nella X Legislatura 1987-1992. Ha pubblicato due saggi sul problema della conoscenza Uno e Molteplice, Pensiero del limite e limite del Pensiero e una raccolta di liriche Le stagioni del presente. Ha fondato la rivista DIA LOGO sulla comunicazione per comunicare.
Mauro Suttora, giornalista dal 1982, nei settimanali Europeo e Oggi (Rcs, Rizzoli Corriere della Sera). Corrispondente da New York 2002-2006. Collaboratore di Newsweek, New York Observer, Foglio, Diario, Libero, Sette, HuffPost.