di Alfredo Morganti – 21 aprile 2017
Che il 30 aprile si voti alle primarie del PD, voi ne avete sentore? Io molto scarso. E non perché i media siano cattivi verso i piddini, anzi. Sono piovuti verso l’ex premier molti inviti ad andare in tv, mai raccolti tuttavia oppure eclissati o deviati ad altri dirigenti di quel partito. Se le primarie non sembrano funzionare non è solo perché oggi tirino poco, perché siano uno strumento astratto rispetto alla vita politica o di partito, oppure non siano più amate né più trendy. No, la verità è che il PD per primo le sta comprimendo mediaticamente, di modo che facciano meno danni possibili, eleggano chi deve essere eletto (Renzi) e quindi si possa finalmente passare alla fase successiva, che è quella delle elezioni anticipate e della eventuale riconquista di Palazzo Chigi.
Se davvero le primarie sono nel DNA del PD, anzi: ‘sono’ il PD come molti si azzardano a dire, allora il partito stavolta sta distruggendo la propria base genetica, si sta smentendo alla radice. Perché questo è. D’altronde un partito che sceglie di farsi eleggere il segretario da chiunque meno che dagli iscritti è già di per sé distrutto o inconsistente. Anche perché, ove esistesse un DNA politico, questo per il partito democratico risiederebbe in realtà nel suo Statuto, che non prevede un congresso nazionale e concepisce la nomina del suo leader come una specie di terno a lotto.
Ammazzare le primarie, solo perché si è in testa nei sondaggi, quindi, ha un doppio risvolto. Tattico, perché il dibattito politico per qualcuno funziona solo se si è un outsider e si tratta di fare caciara per scalare il partito, ma dopo diventa d’intralcio. E poi sostanziale, nel senso che questo medesimo partito è solo un arnese, il piolo di una scala, un predellino appunto, come fu per Berlusconi, utile a innalzarsi ma poi da accantonare, in quanto ingombrante se non potenzialmente dannoso. Le primarie, in mano a un uomo ambizioso e scaltro, assumono i contorni di un’arma flessibile, adattabile alla bisogna. Una leva per la scalata, da cancellare successivamente ove non servisse più, o comunque da ‘silenziare’ se l’obiettivo della ‘vittoria’ apparisse di fatto già conseguito. E così il confronto tv si riduce a uno soltanto. Gli inviti dei giornalisti non amici ad andare in tv sono sistematicamente rifiutati. Inizia ad andar bene anche che si rechino a votare solo pochi ‘passanti’. Tanto conta solo il risultato! E che sia conseguito con 10 o con 1000 cosa conta? Certo, 2 milioni sarebbero più legittimanti, ma il Nazareno è scalabile anche con piccole cordate, perché forzare la mano? In fondo basta un predellino, un punto di appoggio, un ‘rialzo’, quanto basta per ritentare l’assalto a Palazzo Chigi, e stavolta non farsi cacciare via più. Si spera, almeno. Anche se l’albero della cuccagna si lascia scalare una volta sola.