Il presidenzialismo e i brividi di piacere dei turbodem

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 4 agosto 2014

Insomma, Maurizio Sacconi sul Corriere è esplicito: “Mi preparo al presidenzialismo”. Pure Renzi? gli chiede la Guerzoni. “Secondo me sì, perché ne abbiamo messo le premesse”. Ecco dove porta la “semplificazione della nostra democrazia” come dice lo stesso Sacconi. Anche se io preferisco un altro termine, che dà più l’idea, ossia ‘verticalizzazione’. E che di presidenzialismo si tratti, lo conferma anche il balletto attorno ai termini di elezione del Capo dello Stato, il quale rischia di essere null’altro che una proiezione della maggioranza politica, vista la preponderanza numerica della Camera (dove scatterà il super premio maggioritario) rispetto al futuro mini-Senato eletto dai consiglieri regionali. Effettivamente, dopo i primi scrutini a maggioranza qualificata, il Presidente potrebbe essere eletto da una maggioranza semplice, tendenzialmente coincidente col gruppo parlamentare del partito trionfatore alle elezioni. Niente male come schema di garanzia. Per risolvere la questione, c’è chi ha proposto la trasformazione in grandi elettori degli eletti all’Europarlamento: la platea si allargherebbe e si ridurrebbero i rischi. Ma c’è chi ha ribattuto che l’Europarlamento stesso non è compreso nello schema costituzionale. E allora ci sarebbe un’altra soluzione (Casini ad esempio) consistente nel dare mandato elettivo direttamente al Popolo (e qui già sento i brividi di piacere lungo la schiena di certi turbodem) se, dopo quattro scrutini parlamentari, non vi fosse stata ancora l’elezione. Magari con una sorta di ballottaggio tra i più votati. Eccolo il presidenzialismo. È nelle “premesse” cui accenna Sacconi. Ed è nell’escamotage che vorrebbe mettere una pezza al pasticcio del Senato, ma che finisce per trasformare l’uovo già rotto in una bella frittata con le cipolle.

Il premier a proposito del ‘patto’ del Nazareno dice che è già tutto compreso nell’atto parlamentare, senza residuo alcuno. Ci spiega che non c’è nulla di esplicito in favore di Berlusconi. E vorrei vedere! Ci mancherebbe che avesse affidato al notaio (col rischio del ricatto) una cosa con su scritto: Berlusconi può essere eletto in Parlamento, il Presidente lo elegge il popolo. Mica scemo lui, ma mica scemi noi. È chiaro che la sostanza del patto è sottintesa nei meccanismi che mette in moto. Il patto dice: legge maggioritaria e mini Senato, ma sottintende le conseguenze: verticalizzazione del potere e Presidente eletto in qualche forma dal popolo. Peraltro, è lo stesso Renzi ad ammettere nell’intervista a Repubblica lo ‘scambio’ implicito, e forse lo fa pure inconsapevolmente: “l’Italicum per il PD è il sistema meno conveniente” dice. Vorrebbe con ciò dimostrare la grande generosità del PD (sua) che pur di fare le riforme cede su tutta la linea con FI. Ma io osservo: se siete in due a firmare (tu e Berlusconi), è come dire che, se non è conveniente per te, lo è per lui. Ecco lo scambio! Tu mi fai fare le riforme e mi fai governare (con vantaggi annessi e connessi, tipo gli 80 euro distribuiti al Popolo di cui sopra), io ti faccio scegliere la riforma più conveniente e magari, implicitamente, il suo sbocco più naturale, il presidenzialismo appunto. Che oggi potrebbe assumere la modalità del Popolo che sceglie un Presidente ancora di garanzia, ma, domani, alla fine dei 1000 giorni, potrebbe diventare un mandato elettorale diretto e senza contrappesi. Un plebiscito. Un’acclamazione. Un trionfo populista. Un bel capolavoro insomma.

In copertina la prima pagina del corriere della sera il giorno  della proclamazione dell’Impero italiano, sotto le immagini dello” storico annuncio”di Mussolini che confermano del  grande consenso  popolare che godeva il regime fascista al tempo delle sciagurate guerre coloniali.

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