Autore originale del testo: Fausto Anderlini
Il nuovo uliveto e il frantoio dell’Abbazia
Che la destra goda di una supremazia, addirittura schiacciante, è una bufala spalmata dai sondaggi targati Cairo-Gedi, swg in testa. Il più recente sondaggio Euromedia (la Ghisleri è quanto di meglio) restituisce un quadro più veritiero. I quattro principali partiti (in ordine di grandezza, e con range di variazione minimo, sotto il 3 %) Pd, Fd’I, Lega, M5s, saturano quasi i quattro quinti dell’elettorato. Le due coppie (Pd e 5S da un lato, Fd’I e Lega dall’altro) sono pressochè alla pari: 36,5 vs. 37,6. Se è vero che la destra può contare su un alleato storico come Fi, stimato al 7,3 %, è altrettanto vero che la sinistra può contare sul supporto di Verdi, Si e Art, 1 (insieme il 5,3 %). Anche in tal caso il divario fra i due schieramenti sarebbe minimo (non più di tre punti). Un gap che rovescerebbe di segno se Azione e Italia Viva (insieme stimati al 6,6 %) convergessero a sinistra.
Se dunque ci si limita all’elettorato dichiarantesi la situazione di equilibrio è evidente. L’esito di un eventuale scontro elettorale in chiave bipolare sarebbe determinato da due variabili: la dislocazione dell’elettorato sommerso (ed è il caso di ricordare che in tutte le recenti consultazioni ha premiato la sinistra) e la dislocazione delle forze di centro.
Quanto a quest’ultimo aspetto se per centro intendiamo la composita compagnia che accomuna Fi, Iv e azione la sua estensione non arriva al 15 %. Molto meno di un terzo, persino meno di un quinto. Un centro con caratteri residuali. Certamente in grado di determinare l’esito elettorale, cioè con in mano una golden share, seppure ai margini, ma incapace di qualsivoglia egemonia-autonomia, cioè totalmente a-pivotale.
Solo un eventuale sistema neo-proporzionale potrebbe allargare il campo di manovra di questo centro-residuo, potendo confidare su un possibile scollamento degli schieramenti.. Rebus sic stantibus questo centro è costretto a scegliere (probabilmente scindendosi) aggregandosi a uno dei due blocchi. Certo con qualche potere di ‘pizzo’, ma non di più.
Questo in effetti sarebbe l’effetto di un sistema proporzionale. Non la vaneggiata rifondazione dei partiti politici e il rinsaldamento delle loro basi ideali e sociali, ma l’allargamento del campo di manovra del trasformismo centrista (ndr. ridicolo il prosopopeico discorso avanzato in proposito da D’Attorre su Hp)..
Le leadership di Letta e Conte sono complementari e compatibili: più politicamente temperata l’una più improntata a un populismo gentile l’altra. Comunque due leadership caute e raziocinanti, capaci soprattutto di lealtà e rapporto fiduciario.
Ma complementari sono anche gli elettorati di riferimento e le costituenti sociali. Purtroppo da quando sono uscito dalla vita attiva non posso più disporre delle mie raffinate analisi di sociologia politica e in giro non vedo alcuno che mi surroghi. La mia impressione è tuttavia la seguente. Il Pd ha il suo punto di forza nelle realtà grandi-urbane dove conta su elettori anziani acsrivibili al vecchio blocco sociale della sinistra e su classi medie urbane di carattere riflessivo. I 5stelle hanno più seguito negli strati giovani (la rivolta dei giovani istruiti penalizzati negli impieghi è stato l’incipit della rivolta stellata) e nel mezzogiorno dove intercettano strati poveri e piccole classi medie. Di fatto mentre il Pd ha un seguito trincerato nelle realtà urbane, i 5 S, pure con un’organizzazione ancora volatile, sono dislocati su una frontiera sociale e territoriale contigua a quella del populismo di destra. Dunque strategica. A questo proposito sono impressionanti i bagni di folla che premiano Conte nei piccoli centri: analoghi a quelli di cui ha goduto Salvini al culmine delle sue cavalcate provinciali.
Le elezioni comunali vedranno trionfare il Pd di Letta nel suo rapporto di alleanza a due stadi coi 5S, anche se questi, per le ragioni addotte, non saranno i primi sotto la luce dei riflettori. Il nuovo centro-sinistra trionferà, in un modo o nell’altro, a Napoli, Bologna, Roma e Milano. Credo che anche Torino alla fine sarà della partita. E anche ove non avvenisse la colpa non ricadrà su Letta, ma sulla cupidigia di Chiamparino e Fassino.
Forse le liste nelle quali è implicato Art. 1 non avranno enormi consensi. Ci saranno punti significativi e altri più miseri. La dinamica dell’alleanza, quando funziona, premia inevitabilmente un Pd che si ridisloca a sinistra e i 5s tonificati dalla leadership contiana, seppure in misura ridotta data la frammentarietà della loro presenza nelle realtà urbane. Il nostro ruolo (quello dell’Abbazia) è stato comunque grande. La candela che con le sue scintille ha permesso di avviare il motore. Che poi una volta su di giri, inesorabilmente va da sè. Un motore, purtuttavia, che ha bisogno di olio di buona qualità per girare al meglio. Per gli abati e i confratelli monaci adunati con sorella Mauthe sarà il tempo di avviare la raccolta delle olive e di avviarsi al frantoio.