Fonte: Blog di Giancarlo Dall'Ara
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di Giancarlo Dall’Ara 10 dicembre 2014
Ho appena finito di leggere la tesi di laurea di Caterina Pintus che ha come argomento il turismo cinese verso l’Italia. Mi ritrovo in gran parte delle analisi e delle proposte, in particolare sul fatto che occorra puntare non solo sulle cose straordinarie che si possono vedere nel nostro Paese, sui monumenti e i luoghi celebri, o sulle esperienze uniche, ma anche sul nostro patrimonio immateriale, a cominciare dai grandi personaggi.
Caterina Pintus, laureata presso l’Università degli studi internazionali di Roma (UNINT), dedica diverse pagine ai tanti grandi italiani del passato, che hanno un significato particolare per i cinesi di oggi, e in primis ovviamente ai gesuiti– da Matteo Ricci a Giulio Aleni – che sono riusciti a dare un contributo allo sviluppo stesso della cultura cinese.
E’ una tesi che ho letto volentieri perché da sempre sostengo che il turismo è fatto soprattutto di persone: chi viaggia non sono le merci, ma le persone, e chi accoglie sono le persone non gli alberghi, e i ricordi più belli dei viaggi sono sempre frutto di incontri e di relazioni con le persone o con le loro testimonianze. Ma anche la decisione della meta di un viaggio è determinata dalle persone, dagli amici che ne parlano, dai consigli e dalle “recensioni”.
Ha fatto bene dunque Caterina Pintus a ricordarci che sono stati diversi i cinesi che hanno saputo raccontare l’Italia in Cina. Tra i vari intellettuali che visitarono il nostro paese durante il loro soggiorno in Europa nei primi anni del Novecento, vi fu Xu Zhimo (1895-1931), considerato “il più romantico, il più sentimentale e il più aristocratico” da Giuliano Bertuccioli. E assieme a lui vi furono anche Sheng Cheng, che nel 1922 venne in Italia per seguire un semestre presso l’Università di Padova, approfittando dell’occasione per visitare il nostro Paese raccontando il suo viaggio in “ Memorie di un viaggio in Italia” (1937), e Li Jianwu, scrittore di racconti e giornalista che studiò a Parigi tra il 1930 e il 1933 e che viaggiò in Italia lasciandoci come testimonianza “Lettere di un viaggio in Italia” (1936).
Molto interessante infine anche l’analisi sulla norma generale sul turismo emanata in Cina nell’aprile del 2013, ed entrata in vigore il primo ottobre dello scorso anno, che aveva “come obiettivo quello di dare una base legislativa alle nuove forme di turismo e di fornire le linee guida per il settore”. Una legge che, per la prima volta, stabilisce una serie di diritti a protezione dei turisti cinesi, come quello di essere liberi di scegliere i prodotti turistici e i servizi, e quello di essere informati dettagliatamente, e di vedere rispettate le richieste al momento dell’acquisto di un pacchetto turistico ed eventualmente a garantire un risarcimento nel caso qualcosa vada storto.
Una legge, giova ricordarlo, che stabilisce le condizioni per lo sfruttamento delle risorse turistiche e la loro protezione, e le norme per lo sviluppo di nuove forme di turismo. Una norma insomma che si configura come “la risposta del Governo ai cambiamenti in corso e cerca di regolamentare e dare delle linee guida per la promozione e la crescita di questo settore, diventato strategico per la Cina”.