Il Verdinum

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Fonte: facebook

di Alfredo Morganti – 6 marzo 2015

Renzi sull’Espresso torna sul Patto del Nazareno e dice che “nessuno di noi ha detto che il Patto del Nazareno riguardasse il Quirinale, poi c’è una letteratura per cui questo accordo comprendeva qualunque cosa, anche la campagna acquisti del Milan”. Ma il Patto è caduto proprio sulla Presidenza della Repubblica, al di là dell’ironia del premier. Questo è un fatto. Un fatto che lascia immaginare almeno un ammiccamento sul tema. Anche se gli eventi successivi lasciano intendere quanto magmatico fosse il menage a trois tra Renzi, Berlusconi e Verdini. Pensavamo, all’inizio, che si trattasse di un tradizionale matrimonio piccolo borghese, quando invece era un vero e proprio ginepraio. Tant’è che sarebbe persino lecito parlare di (almeno) due patti, uno più fragile e di facciata con Berlusconi (secondo la metafora della donna specchio dantesca) e l’altro, ben più solido, complice e duraturo con Verdini. Sino ad ammettere, con una certa spregiudicatezza, che il Patto vero fosse più tra Berlusconi e Verdini, con Renzi a fare da terzo (e interessato) incomodo. In ogni caso, al di là di queste fenomenologie resta la sostanza. E cioè che in Parlamento andavano pacchetti di riforme prendere o lasciare e nugoli di decreti, mentre in qualche stanzetta segreta o in qualche elicottero blu si menavano le danze vere, quelle che contavano e producevano atti pubblici e iter parlamentari.

Vi meraviglia, dunque, il fatto che poi si approvino l’Italicum e la sostanziale cancellazione del Senato? Io no, io non mi meraviglio. Quale legge elettorale migliore di quella che concede una vittoria schiacciante a un’ampia minoranza, riduce i margini di rappresentanza, manda sugli scranni una schiera di fedelissimi e di notabili? Quale riforma costituzionale migliore di quella che restringe la platea della rappresentanza e della decisione a una Camera di nominati? E quale miglior combinato disposto tra le due? Italicum e riforma costituzionale vivono della medesima logica del Patto, sono figli naturali di quell’idea di sorda e grigia di democrazia. In questi mesi abbiamo assistito a un noir che ha prodotto dei patti di ferro fuori streaming, mentre il partito era bombardato da una gragnola di primarie killer. Tant’è che lo stesso titolare dell’attuale Ditta ora comincia a preoccuparsi dell’andazzo e, dopo aver vinto la propria OPA, ritiene che nessun altro abbia il diritto di percorrere la sua stessa strada, nemmeno in periferia (De Luca). Così riparla di partito solido, non più all’americana. Io lo intendo come un segno di allarme e di debolezza del premier. Meno male per lui che Verdini gli entra nel PD. Un vecchio amico, un anticomunista in più, per la gioia dei renziani di sinistra, pseudo togliattiani.

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