In Portogallo il sovranismo battuto con l’alleanza di tutti i progressisti

per Gabriella
Autore originale del testo: Giovanna Casadio
Fonte: repubblica

intervista di Giovanna Casadio a Antonio Costa, Presidente socialista del Portogallo, 30 agosto 2018
“In Portogallo sovranismo battuto con l’alleanza di tutti i progressisti”

RAVENNA «Sono preoccupato dell’alleanza tra Salvini e Orbán». Il premier portoghese Antonio Costa, socialista, da tre anni alla guida di un Paese che è passato dalla crisi più buia al rilancio, preferisce non commentare l’intervento di Walter Veltroni sul futuro della sinistra ma afferma che il Pd ha «energie» e «competenze» per farcela. E aggiunge che, come Macron, accetta la sfida contro i sovranisti.

Presidente Costa, si dice che il Pd abbia perso il popolo, da dove si ricomincia?
«Mi pare che la nuova leadership del Pd e Maurizio Martina abbiano le energie e le competenze per affrontare le sfide dei populisti. Il Pd, come tutti noi progressisti, deve rinnovare il contratto sociale basato sul progetto di integrazione europea. Da lì si ricomincia.
Vogliamo creare le condizioni per allargare il fronte progressista. La nostra collaborazione con il Pd non è iniziata oggi, anzi, il Ps lavora a stretto contatto con i dem da diversi anni, ho avuto un buon rapporto con Matteo Renzi e Paolo Gentiloni, una delle figure più rispettate in Europa».

Lei è uno dei pochissimi leader socialisti ancora al governo, come fa?
«In primo luogo, vorrei sottolineare che ho la compagnia di altri capi di governo progressisti nel Consiglio europeo. La famiglia socialista conta vari primi ministri come in Svezia, a Malta e più recentemente in Spagna. E in Germania l’Spd è indispensabile per il funzionamento e la stabilità del governo. In Portogallo siamo al governo con un programma progressista che ha ridato la speranza ai portoghesi e che ha ottenuto risultati economici molto positivi. La disoccupazione è al 6,7%, la più bassa dei ultimi anni, abbiamo un tasso di crescita superiore al 2% e abbiamo ridotto il deficit».

Funziona la geringonça, quel meccanismo che vede forze politiche di sinistra moderata e radicale governare insieme il Portogallo? La consiglia anche all’Italia?
«Il governo del Portogallo è sostenuto da un accordo parlamentare, non da una coalizione che riunisce diverse partiti nel governo. La geringonça, come è ormai conosciuta la soluzione politica che funziona in Portogallo e consente di governare con il sostegno del Blocco di sinistra, del Partito comunista e del Partito ecologista Verdi, funziona molto bene, nonostante le previsioni negative di molti, perché abbiamo saputo ascoltare i portoghesi. Non ho consigli da dare ad altri Paesi. Questo dipende, soprattutto, dalla volontà degli italiani. Posso solo augurare buona fortuna ai nostri amici del Pd».

Lei crede sempre nell’Europa?
«Senza dubbio, credo nell’Europa come credo nella democrazia. Se sono sistemi perfetti? No. Ma sono un enorme progresso rispetto al passato e a tutte le alternative che conosco; sono, e credo che lo saranno sempre, un lavoro in progress che dipende da chi lo costruisce e lo difende».

Il governo italiano ha iniziato un braccio di ferro con la Ue sui migranti. Il Portogallo farà la sua parte sui ricollocamenti?
«Il Portogallo ha difeso una posizione globale a livello europeo sul tema dell’accoglienza dei rifugiati e ha partecipato a soluzioni ad hoc su richiesta della Commissione europea, in collaborazione con Francia e Spagna. L’Italia deve rispettare le regole del diritto internazionale sull’accoglienza nel porto sicuro più vicino e partecipare alla ricerca di una soluzione europea alla questione migrazioni. Ricordo che trenta persone della nave Lifeline proveniente da Malta già si trovano in Portogallo dal 29 luglio.
Come ho già detto, il gruppo di cinquanta migranti provenienti dall’Italia dovrà arrivare a settembre».

Teme che l’Italia si faccia sedurre dal gruppo di Visegrad?
«Credo ancora che i valori di un’Europa unita, giusta e solidale, seducano l’Italia più di qualsiasi altra proposta. C’è una contraddizione radicale tra l’Italia che chiede – e fa bene – la solidarietà dell’Ue e il gruppo di Visegrad che rifiuta questa solidarietà. Se quei Paesi suggeriscono che la questione dell’immigrazione dovrebbe essere risolta dall’Italia, non posso credere che l’Italia sia sedotta da idee e politiche che danneggiano non solo l’Ue, ma l’Italia in particolare. Nell’ultimo Consiglio europeo ho sentito alcune voci che affermano che le sfide delle migrazioni non li riguardano, suggerendo che l’Italia, poiché è geograficamente in prima linea, sarebbe responsabile della risoluzione di questa crisi. Questa posizione mette in discussione il significato dell’Europa. Salvini ha dichiarato che “il cammino verso una nuova Europa sta iniziando”.
La “nuova Europa” di cui parla Salvini mi ricorda un’altra Europa di pericolose divisioni nazionaliste».

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