“Io vi odio a voi romani”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 25 giugno 2019

Qualcuno mi dica se questo modo di fare sia, alla lunga, davvero lungimirante. Assegnano a Milano (e a Cortina) le Olimpiadi invernali del 2026 ma, su ‘Repubblica’, non si limitano a celebrare il fatto, come sarebbe stato giusto e doveroso. No. Sergio Rizzo piazza in prima pagina un suo articolo di commento su Roma che “diventa più lontana” da Milano proprio a causa della vicenda olimpica. Nulla da dire sulla legittimità di fare tutti i confronti possibili, anche i più fantasiosi – io metto in questione la necessità di prendere a cannonate Roma in ogni circostanza possibile e sfruttando ogni occasione che Dio manda in terra. Questo continuo gettare pietre sulla città, che è poi la Capitale del Paese e dunque meriterebbe un’attenzione più degna della denigrazione ad alzo zero, e dunque questa incessante lapidazione, a chi giovano davvero? Alla città? Non credo. Ai suoi abitanti? Anche meno. All’Italia? Ma siamo pazzi?

Sparare sull’ambulanza romana per ragioni che spesso sono di bassa cucina politica, e comunque miopi, non serve a nulla, se non a colpire al cuore il centro politico e istituzionale del Paese. Il gioco è così duro, che nessuno si pone il problema se valga la pena sacrificare l’Urbe e quel che essa rappresenta alla polemica politica. Si fa e basta. Come se Roma concentrasse tutto il male e non godesse di alcun bene specifico. Come se il resto del Paese, viceversa, assommasse tutto il bene e non godesse di alcun male specifico.

E come se gli allagamenti dei sottopassi stradali non riguardassero anche Milano, come se non fosse stato necessario salvarsi a nuoto (per dire), come se il Seveso non esondasse con regolarità (per dire), come se la metro non andasse fuori controllo anche nella città meneghina (per dire), come se l’aria fosse respirabilissima e non fosse necessario talvolta sbarrare le zone urbane alle automobili, come se a Milano non esistessero periferie problematiche a soli sei chilometri dal Duomo, come se ogni tanto non mettessero in galera imprenditori e funzionari, come se le organizzazioni simil-mafiose fossero monopolio capitolino e non riguardassero anche le città ricche, speculative e, a quanto pare, da oggi ancora più “distanti”.

Ma sono stanco soprattutto di una cosa. Quando un’infinità di acqua piovana scende su Roma mettendola in palese difficoltà, attorno è tutto un coro di scherno e di ingiurie; quando accade in qualunque altro posto d’Italia si alza invece la contrizione generale e cresce la partecipazione al dramma. Cambia proprio il tono, non solo le parole. Ma che cosa vi ha fatto Roma, o meglio che cosa non vi ha fatto? Perché i suoi denigratori principali poi si stabiliscono tutti qui (sempre ben accolti, peraltro)? Perché amano la dolce vita, perché un po’ di verve quotidiana piace o perché qui si sta bene e la città è calda, accogliente e persino affettuosa, tant’è che duemila anni fa su questi colli è nata la più importante civiltà storica del mondo, mentre altrove la vita civile era ancora ridotta al rito di qualche randellata ben assestata allo scopo di dirimere i conflitti?

PS, scusate il tono, ma quando ci vuole ci vuole

PS 2, ovviamente non c’è l’ho con Milano, ma con chi la usa per randellare Roma.

 

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