“Chi non ha memoria continua a vendersi dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina”
Alcuni frammenti delle dichiarazioni di voto finale, sul disegno di legge n. 1385 Disposizioni in materia di elezione della Camera dei deputati – Legislatura 17ª – Aula del Senato della Repubblica – Resoconto stenografico della seduta n. 385 del 27/01/2015
Presidenza del Vicepresidente senatrice FEDELI
CALDEROLI (LN-Aut). Signora Presidente, mi rammarico per le scarse presenze quest’oggi in Aula; ho visto più persone per dibattiti su mozioni riguardanti piccioni ciechi o altre questioni del genere. (Applausi dal Gruppo LN-Aut). Davvero, stiamo parlando della legge elettorale e sembra che stiamo affrontando una semplice questione formale.
Voglio comunque rivolgere i più sinceri complimenti agli amici del Governo, della maggioranza, della pseudomaggioranza o, meglio, della pseudo-opposizione. Ho usato questi termini (o, meglio, pseudotermini) perché voglio sia chiaro per tutti, e soprattutto per chi ci ascolta, che, se Renzi è ancora in vita, lo si deve a Berlusconi e agli oltre suoi 40 senatori che la settimana scorsa con il loro voto hanno sostituito i dissidenti del PD.
Così come altrettanto chiaro deve essere che, se Berlusconi è ritornato politicamente in vita, lo deve a Renzi e al patto del Nazareno, con buona pace del bipolarismo e del bipartitismo tanto osannati. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
A me tale soluzione sembra piuttosto ricordare il detto: «Francia o Spagna, purché se magna» (Applausi dal Gruppo LN-Aut); e ha funzionato.
Mi complimento, perché ci avete messo nove anni a cambiare la legge elettorale e non lo avreste mai fatto se la Corte costituzionale non avesse deciso, con motivazioni politiche, di ammazzare il maiale e di farne salami, cotechini e mortadelle. Alla fine, però, al posto di una grande riforma epocale ci troviamo di fronte ancora al Porcellum o, meglio, al Porcellinum.
Chiamatelo pure come volete: Italicum, Espositum, Stronzellum (come volgarmente l’ho visto definire su un sito); però, comunque lo si voglia chiamare, se lo si legge si capisce subito che appartiene alla specie dei suini, e quindi del maiale.
Il 20 dicembre scorso, alle ore 7,25 di mattina, quando avevo cercato di oppormi alla calendarizzazione in Aula della legge elettorale avevo detto: «Gratta, gratta, spunta la setola del Porcellum»; e così è stato. Faccio tale affermazione perché le motivazioni per cui la Corte costituzionale ha dichiarato incostituzionale la precedente legge elettorale, ovvero l’irragionevolezza del premio di maggioranza e le liste bloccate, continuano ad esistere tutte nel Porcellinum.
Quanto all’irragionevolezza del premio di maggioranza, con la nuova legge elettorale un partito che andasse al ballottaggio con il 20 per cento dei voti degli aventi diritto al voto (con questi numeri il PD ha vinto recentemente le elezioni regionali in Emilia Romagna) e dovesse vincere il ballottaggio, passerebbe dai 126 deputati che avrebbe preso con il 20 per cento dei voti a 340, ovvero quasi il triplo; alla faccia della irragionevolezza del premio di maggioranza! (Applausi dal Gruppo LN-Aut). Quindi, non un Porcellum, ma un super-Porcellum che fa balzi come un canguro, grazie al quale approviamo gli emendamenti, e spinto da un motore a reazione. Solo che qui, tra maiali e canguri, alla fine il Parlamento è “andato in vacca”. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Per quanto riguarda le liste bloccate, in questi giorni si è a lungo dibattuto sull’assurdità di avere ancora 300 deputati nominati su 630 (alcuni, anche colleghi del PD, hanno gridato allo scandalo), ma ci si è dimenticati di dire che questa sarebbe la migliore delle ipotesi possibili perché, teoricamente, se ci fossero sei forze politiche equivalenti al 15 per cento, eventualità che non si può escludere a priori, tutti i 630 deputati sarebbero nominati, proprio come avveniva nel Porcellum.
Ma c’è di più. Per raggiungere questo fantastico risultato siete dovuti ricorrere a trucchi, a truffe e alla circonvenzione di incapace ai danni del Parlamento.
Il primo trucco è stato portare il provvedimento direttamente in Aula senza relatore, non certo per il numero dei miei emendamenti, ma perché in Commissione non vi era intesa all’interno del Partito Democratico e con Forza Italia.
Il secondo è la truffa di un emendamento scritto dal Governo che trasforma in emendamento il mio ordine del giorno approvato in Commissione, fatto sottoscrivere da un collega che solo oggi ha manifestato interesse per la materia elettorale, di cui i senatori hanno avuto contezza solo nella serata di lunedì 19 e quindi fuori tempo massimo per poterlo subemendare.
Il terzo è la complicità della Presidenza del Senato nel dichiarare ammissibile come emendamento un ordine del giorno, che fra l’altro era il mio approvato in Commissione.
Il quarto è la presa in giro e la circonvenzione del Senato da parte di una Presidenza, che ha indicato, per l’attività subemendativa, quattro emendamenti presentati dalla maggioranza e ha volutamente e colpevolmente taciuto sulla presentazione dell’emendamento del senatore Stefano Esposito.
Il quinto è la truffa – sventata, mi auguro – del Governo, che ha tentato di presentare un coordinamento formale che altro non era che un altro maxiemendamento, per correggere le sciocchezze che si erano scritte o che ci si era dimenticato di scrivere.
Caro Governo di ragazzini e ragazzine, prima di governare bisogna imparare a scrivere e voi non lo avete ancora dimostrato. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Il sesto, e più grave ancora, è la truffa politica. L’elettorato di centrodestra ha votato nel 2013 il PdL per mandarlo al Governo o, in alternativa, opporsi strenuamente alla sinistra, e invece Berlusconi e Alfano prima hanno fatto un po’ di petting con la sinistra ai tempi del Governo Letta, poi c’è stato qualche litigio, come sempre capita tra gli amanti clandestini, e infine, ora, con il patto del Nazareno, Berlusconi e Alfano si sono fatti impalmare dal presidente Renzi. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Hanno fatto il miracolo di una fecondazione eterologa assistita dal ministro Boschi, da Verdini e da Lotti, e hanno messo al mondo, con la benedizione della levatrice Quagliariello (che non vedo quest’oggi in Aula), una splendida balena bianca con la maglietta dell’Inter, ovvero con le righe azzurre di Forza Italia e le righe nere lasciate da Alfano. Manca la striscia rossa sulla balena, giusto perché ci voleva proprio un segretario del PD come Renzi per cancellare in un sol colpo, dalla faccia della terra, il PD, i DS, il PDS, l’Ulivo, il PCI e la storia di tutta la sinistra italiana. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Il Nazareno, quello vero, disse: «Lazzaro, alzati e cammina!». Il nuovo triumvirato Renzi, Berlusconi e Alfano, non riuscendo, pur avendovi tentato con slogan e slides, a moltiplicare pani e pesci, come rimedio curioso ed improbabile alla crisi, hanno pensato bene di resuscitare la defunta Democrazia Cristiana, e lo zombie si è alzato e si è messo a camminare. Fermate lo zombie finché siete in tempo!
Prima di completare questo disastro, voglio fare un ultimo appello a voi e al presidente Grasso, ora facente funzioni di Presidente della Repubblica: prima di eleggere di nuovo un Presidente della Repubblica delegittimato, perché eletto ancora una volta da un Parlamento illegittimo, torniamo al voto e facciamolo subito. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Napolitano ci ha offerto una grande occasione con le sue dimissioni per ritornare, con il voto del popolo, in un ambito di democrazia e di costituzionalità. II mio ordine del giorno, approvato da quest’Aula, ha fatto affermare al Parlamento, oltre che alla Consulta, che una legge elettorale oggi c’è, esiste, ed è il Consultellum, ovvero un sistema proporzionale puro con le preferenze. Il presidente Grasso è pienamente titolato a sciogliere le Camere, dopo averne uditi i Presidenti. Cogliamo l’occasione al volo e torniamo al voto.
Questo Parlamento, figlio di una legge elettorale illegittima, non può, per la seconda volta e, soprattutto dopo che la Corte costituzionale si è pronunciata (quando abbiamo rieletto Napolitano la sentenza della Corte ancora non c’era), andare ad eleggere un nuovo Presidente che sarebbe a sua volta illegittimo, così come illegittimi sarebbero gli atti che andrebbe a firmare e gli organi che andrebbe a nominare. Resettiamo tutto il sistema, facciamo eleggere al popolo un Parlamento legittimo. Il nuovo Parlamento eleggerà un nuovo Presidente della Repubblica, secondo i dettami della Costituzione; farà la riforma costituzionale e quella elettorale. Poi si tornerà al voto, anche con questa legge, se lo vorrete, non ci fa paura.
Oramai Renzi la soglia del 40 per cento al primo turno se la può sognare. Salvini ha da tempo messo la freccia a sinistra e sta sorpassando Forza Italia; poi toccherà agli amici del Movimento 5 Stelle e al ballottaggio andranno probabilmente i due Matteo.
La vittoria di Renzi al ballottaggio sembrerebbe oggi scontata ma, dopo le legnate che gli arriveranno dall’economia e dall’Europa dopo che gli italiani si renderanno conto che i suoi slogan e le slides sono solo una presa per i fondelli, dopo che la troika, presa a pedate da Tsipras, attraverserà il mare nostrum per venire a casa nostra a soffiare sul collo di Renzi e di Padoan, io quel ballottaggio non lo vedo assolutamente scontato.
La gente, quella per bene e senza fette di salame sugli occhi, saprà quale Matteo scegliere e voterà il nostro che, diversamente dall’altro, forse non camminerà sulle acque, ma non venderebbe l’Italia per 30 denari o, peggio, per 30 euro, come si sta facendo, ad esempio, ora con le banche popolari. (Applausi dal Gruppo LN-Aut).
Concludendo – mi spiace che il Presidente del Consiglio non sia qui, ma glielo riferirà il ministro Boschi – voglio dire: «Stai sereno, Matteo», quello sbagliato: nel 2009 il Pasòk in Grecia prese il 43 per cento dei voti, che è di più di quello che tu hai preso nel 2013 alle europee. Oggi i socialisti in Grecia hanno preso il 5 per cento e tu farai la stessa fine. (Applausi dal Gruppo LN-Aut. Congratulazioni).
MORRA (M5S). Colleghi, intanto voglio rimarcare un dato che la dice tutta sulla scarsa rilevanza che quest’Aula sta attribuendo al dibattito e cioè la scarsissima partecipazione, anche numerica, dei colleghi al dibattito in Aula. Tutto questo decenni fa non sarebbe avvenuto, Ministro: una legge elettorale è una legge che di fatto da sempre precostituisce le gabbie all’interno delle quali si potrà svolgere in futuro la vita democratica del Paese e del Parlamento. Immagino che negli anni Cinquanta e Sessanta, ma anche più recentemente, un dibattito sulla legge elettorale avrebbe di certo comportato massima attenzione da parte di Zangheri oppure di Pajetta oppure di Nenni o di tutti quelli che possiamo e dobbiamo ricordare perché sono stati gli autori di scelte per cui noi oggi ci troviamo qui.
Eppure oggi viviamo il dibattito con grandissima distrazione e disaffezione. Un senatore raccontava a me e a un amico del Gruppo che in occasione della discussione della cosiddetta legge truffa nel 1953 si sfiorò la rissa fisica, si fecero danni ai banchi, appunto perché si riteneva che la legge dovesse nascere da uno spirito condiviso e, per quanto quella legge, detta all’epoca «truffa», assegnasse un premio di governabilità o di maggioranza solo e soltanto a chi comunque otteneva la maggioranza assoluta dei voti espressi, oggi noi andiamo a – probabilmente – approvare una legge che sarà decisamente molto più truffaldina senza che vi sia, da parte di coloro che si reputano eredi di un certa tradizione, un minimo sussulto di coscienza e di orgoglio affinché questo non accada.
Perché tutto questo può avvenire, colleghi? Perché tutto questo può avvenire, Ministro? Semplicemente perché è l’idea di democrazia che è cambiata nell’immaginario di molte forze politiche.
Ora, la democrazia, per quello che noi del Movimento sosteniamo, non può che essere inclusione, partecipazione e condivisione e pertanto è un male per tutte le forze politiche, per quanto si possa magari vincere, nelle stesse competizioni, registrare tassi di astensionismo così brucianti e così drammatici come quelli che ormai molti si sono rassegnati a rilevare. Qui c’è gente che è contenta di vincere, per quanto vinca, con il 37 o con il 42 per cento degli elettori. Questo non fa altro che allontanare i cittadini dalle istituzioni e se i cittadini sono distanti dalle istituzioni, se non vivono con partecipazione le istituzioni, mi dite perché mai lo Stato deve esistere? Mi dite in che cosa trovi la sua ratio lo sforzo che tutti quanti dobbiamo sostenere per accettare l’autorità dello Stato?
L’autorità dello Stato, infatti, la si riconosce e la si accetta se allo Stato si riconosce una legittima funzione sociale. E questa funzione sociale non è più avvertita, perché il nostro Stato non è più partecipato, perché la legge elettorale non è più pensata come strumento di rappresentanza, bensì come strumento con cui l’altro, che è comunque, a priori, un nemico, va semplicemente ricondotto a più miti consigli. L’altro non lo si ascolta; l’altro non lo si rende meritevole di attenzione, perché l’altro ti costringe a ragionare sulla possibilità della diversità. Ma questa è la democrazia.
La democrazia è peitho, ossia persuasione, pazienza: pazienza con cui si cerca di ottenere ragione attraverso il convincimento; il convincimento, invece, in queste fasi parlamentari, è stato ottenuto non con la forza delle argomentazioni, ma con la forza dell’emendazione.
Ricordo che i primi giorni di agosto, per evitare un massacro (che comunque il Regolamento prevedeva), e cioè la discussione, l’illustrazione e la votazione di migliaia di emendamenti proposti dal Gruppo Misto-SEL, si è concesso che la soglia per accedere al Parlamento venisse diminuita. Così come, ultimamente, con la presentazione di oltre 44.000 emendamenti da parte della Lega – e ciò fa anche pensare che questa presentazione sia stata, forse, forse, intenzionale – si è ottenuto, anche se con il giochino del famoso “canguro”, reso possibile dall’emendamento Esposito, che comunque i tempi della discussione fossero ulteriormente armonizzati (per non dire contingentati), proprio in dispregio del dibattito parlamentare, perché questo non interessa ad alcuno. Alla fine, si è permesso, proprio alla Lega e con l’accettazione della stessa Forza Italia, di poter ottenere ciò che Matteo Renzi voleva da più tempo, e cioè che il premio di maggioranza non venisse corrisposto alla coalizione, bensì alla lista.
Ora, il collega Calderoli simpaticamente diceva che Matteo Salvini «ha messo la freccia». Ma io credo che questa freccia durerà ben poco. Ricordo che questi sono anni in cui la mobilità elettorale in alcuni Paesi del Sud Europa è particolarmente accentuata. Prima si ricordava l’incredibile fine del Pasok, ma voglio anche ricordare l’altrettanto inverosimile accelerazione elettorale di Tsipras e di Syriza, di cui tutti oggi si scoprono alleati e amici. Questo è pure divertente, perché è costume italico – e non lo sostengo certamente io – la propensione a salire sul carro del vincitore: dopo averlo osteggiato e sbeffeggiato, adesso si scoprono tutti amici del leader greco. E solo pochi giorni fa, chi oggi gli professa amicizia eterna, faceva altrettanto con Angela Merkel, che viene considerata il nemico numero uno del popolo greco.
Questa legge elettorale è approdata al dibattito in Assemblea attraverso un iter francamente vergognoso, per non dire ridicolo. Non abbiamo mai avuto effettivamente la possibilità di ragionare su questioni importanti, né prima in Commissione, né poi in Aula, appunto perché il dibattito lo si è voluto evitare, lo si è voluto evaporare. E quando, con alcuni emendamenti, posti in particolar modo dalla cosiddetta minoranza del PD, alcuni colleghi avevano provato, dal loro rispettabilissimo punto di vista, a proporre un correttivo, un miglioramento, si sono avuti anche risultati paradossali. Io ricordo le considerazioni svolte in quest’Aula dalla senatrice Ricchiuti, la quale ha ricordato come uno stesso testo, proposto come emendamento, sia stato bocciato, per essere poi invece accettato dal Governo nel momento in cui è diventato semplicemente un ordine del giorno: a dimostrazione di come l’ipocrisia, per non dire la schizofrenia, regni sovrana.
Ma ricordiamo a cosa serve una legge elettorale, perché le leggi elettorali non sono perfette, ma vanno piuttosto pensate in funzione delle tradizioni culturali e civili del popolo che sarà poi chiamato a votare. Le leggi elettorali, che non sono mai perfette, debbono servire a garantire chi ha una idea di democrazia per cui la inclusività, la partecipazione e l’apertura siano valori cardine. La legge elettorale deve essere contrassegnata dal criterio della ricerca il più possibile della rappresentanza, senza che però questa divenga altro e possa permettere – per esempio – le cosiddette rendite di posizione o, peggio che peggio, possa garantire la transumanza.
In quest’Aula, infatti, seggono parlamentari che, a suo tempo, nella passata legislatura, sono stati oggetto di attacco, di scherno e derisione perché, in occasione di voti parlamentari assai importanti, hanno deciso, in funzione di quanto loro garantito dall’articolo 67, di passare da un fronte ad un altro, operando il cosiddetto giro di valzer.
Ricordo a tutta l’Aula che in questa legislatura, che non è neanche al secondo anno, il numero dei parlamentari che hanno già cambiato casacca ha superato il numero dei parlamentari che ha fatto altrettanto nella passata legislatura. E questo vale per tutte le formazioni parlamentarmente rappresentate. E noi dovremmo anche, e soprattutto, ragionare su cosa significhi rappresentare.
Ora, il Parlamento, per la nostra Costituzione, dovrebbe detenere la cosiddetta funzione legislativa. E vi invito sempre a ricordare che noi ragioniamo del famoso combinato disposto che si va a realizzare con l’approvazione della legge elettorale e della riforma costituzionale. Ma questa funzione è stata ormai scippata e fatta propria dall’Esecutivo da decenni. E chi può in qualche modo evitare tutto ciò? Appunto quella figura che, istituzionalmente e costituzionalmente, è dotata della facoltà di non promulgare le leggi, purché tutto nel rispetto della Costituzione vigente.
E questa figura è appunto quella del Presidente della Repubblica: espressione per troppi anni e troppi decenni di classi partitocratiche che hanno deciso solo e soltanto, in maniera autoreferenziale, di riprodursi attraverso meccanismi che hanno corrotto, sempre e soltanto, qualunque legge elettorale.
Perciò voi, della preferenza (con cui quantomeno l’elettore potrà decidere), della rappresentanza, delle candidature plurime, ve ne fregate altamente, perché la legge elettorale la pensate semplicemente per perpetuarvi dei posti, e posti particolarmente costosi per la comunità tutta. (Applausi dal Gruppo M5S).
A me piacerebbe – per esempio – che, nell’ambito delle riforme costituzionali, ragionando di costi degli organi costituzionali, si avesse come riferimento un parametro: torniamo alla nascita della nostra Repubblica e chiediamo a tutti i parlamentari di tornare a guadagnare esattamente nello stesso rapporto con cui un parlamentare guadagnava rispetto a un lavoratore italiano nel 1946. Ma quella era un’altra Italia (Applausi dal Gruppo M5S), perché aveva un’altra dignità: la dignità di chi aveva sopportato un gravissimo sacrificio, quello di una guerra che si era persa per una scelta politicamente disastrosa, per una dittatura politicamente disastrosa. (Applausi dal Gruppo M5S).
Voi, adesso, questa memoria, che il vostro Presidente del Consiglio dice di voler celebrare anche e soprattutto oggi, Giornata della memoria, piuttosto che celebrarla la state massacrando e dileggiando, semplicemente perché la memoria è costitutiva dell’identità. Chi ha identità non si svende (Applausi dal Gruppo M5S). Chi, invece, non ha memoria continua a vendersi dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina. (Applausi dal Gruppo M5S. Congratulazioni).
MINZOLINI (FI-PdL XVII). Mi appresto a non votare una legge elettorale che considero sbagliata, come è sbagliata la riforma costituzionale che la accompagna, che non ho votato lo stesso.
Non la voto intanto per le modalità adottate nell’approvazione di questo disegno di legge: un lungo elenco di forzature che hanno stravolto non solo le procedure di quest’Aula, ma anche lo stile. L’emendamento Esposito ha trasformato il confronto che si è svolto qui dentro in una caricatura parlamentare.
In secondo luogo, non la voterò per i suoi contenuti. Il partito del Premier, non dico vent’anni fa, ma molto meno (non è passato nemmeno un lustro), ancora scendeva in piazza gridando che la Costituzione non si tocca, paventando una svolta autoritaria contro la riforma del centrodestra. Ebbene, come avviene spesso, i neofiti della stabilità, della governabilità e del primato dell’Esecutivo hanno fatto molto peggio rispetto a quello che rimproveravano alla riforma proposta dal centrodestra. Si è creato un meccanismo perverso, per cui il Palazzo è ancora più lontano dal Paese. Ormai non si vota più: non si vota per le Province, che ancora ci sono; non si vota per le Città metropolitane; non si voterà neppure per il Senato, visto che i nuovi senatori saranno delegati dai consiglieri regionali.
Soprattutto, i cittadini conteranno meno. Questa legge, infatti, crea un deficit di rappresentanza. Sulla Carta, visto che si è optato per il premio alla lista, un partito può prendere appena il 35 per cento dei voti al secondo turno e conquistare il 55 per cento dei rappresentanti in Parlamento. Si badi bene: il 35 per cento non del 100 per cento dei cittadini italiani, ma di quel 55 per cento che, secondo i sondaggi, andrebbe a votare. È un sistema, quindi, che ha un deficit di rappresentanza enorme, ma che, nel contempo, assegna un enorme potere al leader del partito che vince il premio; gli assegna un ruolo di dominus che, in questo Paese, non ha mai avuto nessuno.
A pensarci bene, sarebbe stato meglio – molto meglio – introdurre un sistema presidenziale. Il Presidente, almeno, avrebbe una legittimazione maggiore di quella di un segretario di partito, ma, soprattutto, sarebbe costretto ad avere un rapporto dialettico con un Parlamento che potrebbe avere una maggioranza diversa, come Obama ora.
Invece nel nuovo sistema non esiste un ambito in cui il dominus sarebbe costretto ad un rapporto dialettico con qualcuno, visto che somma insieme (Renzi ne è la prova) il ruolo di Premier e di segretario di partito, a cui è garantito di governare senza bisogno di una coalizione. Lo schema è semplice: il leader come segretario domina il partito, come Premier domina il Parlamento e ha modo di scegliersi il Capo dello Stato e la maggior parte dei giudici della Consulta che vuole. L’unico paragone che trovo appropriato per un sistema del genere è quello che vigeva nell’Unione Sovietica: auguri. Lo voti chi è contento. Io uscirò dall’Aula.
Un ultimo appunto faccio ai miei colleghi di Gruppo. Il patto del Nazareno è stato cambiato diciassette volte. Avete subito il doppio turno, il premio di lista e tante altre cose che non volevate. Vi è rimasta la norma più discutibile, il capolista bloccato; quasi nulla. Perché votate questa legge elettorale? Perché, come prevede il patto, sperate di condividere con Renzi un Presidente della Repubblica moderato. Ma, a vedere questa legge elettorale, se tanto mi dà tanto, ho paura che il patto sia stato scritto sull’acqua.
MINEO (PD). Signora Presidente, non con il mio voto sarà approvata questa legge, perché ridurrà le elezioni politiche alla competizione tra alcuni capi partito, alla conquista di un premio al primo turno o, più probabilmente, al ballottaggio, quando la sfida tra due soli darà al voto il segno evidente di una investitura popolare diretta, mentre la Camera sarà composta dai prescelti del Premier e dei concorrenti sconfitti, grazie ai capilista bloccati. Almeno cento deputati saranno ripescati grazie al premio conquistato dal capo e i restanti, selezionati con la preferenza di coppia, avranno minore visibilità ed autonomia dei capilista, i cui volti saranno stampati sulla scheda. Senza collegi uninominali e con una soglia bassa, le opposizioni tenderanno a frammentarsi. Il Senato non voterà la fiducia e conterà poco nella scelta delle cariche di garanzia, per la sproporzione numerica (cento contro seicentotrenta deputati).
Dunque la nostra Repubblica non sarà più parlamentare, ma non somiglierà nemmeno ad altre democrazie governanti, perché in esse o il Premier riceve in dote il premio di governabilità dai suoi deputati che hanno prevalso nei collegi – è il caso della Gran Bretagna – o, come in Francia, se il capo dell’Esecutivo viene scelto a suffragio diretto, il Parlamento, che deve controllarlo, si seleziona con le stesse modalità (uninominale con doppio turno).
In una riunione del Gruppo PD ho detto a Renzi che nessuna democrazia liberale ha una legge come questa. Renzi ha colto al volo e ora ripete che nessuno ce l’ha, ma presto molti ci imiteranno; ha pure proposto l’Italicum alla Merkel. Non credo che ci imiteranno, perché una tale personalizzazione del confronto nazionale trasformerebbe l’Unione in un pollaio di galli rissosi, che parlano ognuno alle galline di casa; perché la contestazione della politica, frattura che emerge ovunque, si può ricucire con la mediazione, legittimando il Parlamento e non chiedendo una delega più larga, né tanto meno consegnando a chi governa potere pure sulle cariche di garanzia, come avverrà da noi.
Ma con il voto odierno non finisce la democrazia. Il popolo di Parigi ha mostrato che i nostri valori (liberté, egalité e fraternité) vivono nel cuore e nella mente di molti e la Grecia indica come si possono spazzare via tabù radicati. E poi una legge elettorale si può cambiare, il nostro non è il voto definitivo. Perciò, per proseguire una battaglia parziale e controcorrente, ma che si è manifestata anche dentro il Partito Democratico, non darò un voto di testimonianza, che oggi dovrebbe essere contro l’Italicum, ma insieme ad altri non parteciperò al voto, come faranno quei senatori democratici che si sono già espressi contro l’emendamento truffa firmato Esposito.
BONFRISCO (FI-PdL XVII). Signora Presidente, dichiaro il mio voto in dissenso dal mio Gruppo, con grande amarezza e responsabilità, su una legge scritta con un emendamento caricatura (come è stato già detto). Si tratta di una legge che riguarda l’elezione dei componenti della Camera dei deputati, che la Camera dei deputati aveva votato solo pochi mesi fa e che noi abbiamo completamente cambiato e stravolto.
Penso che in questo passaggio nell’Aula del Senato non resti quasi nulla della posizione di Forza Italia espressa nel voto alla Camera. Resta, ahimè, la sottomissione – per usare un termine oggi in voga – ad una legge quasi merce di scambio sull’altare dell’elezione del Capo dello Stato, e resta la sottomissione ad una legge truffa – e questo è ancora più grave – truffa della volontà degli italiani che, con diversi artifici, vedranno vincere le elezioni chi in realtà non le ha vinte.
Ciò che in passato si è sempre realizzato ai danni del centrodestra con vari sistemi e strumenti oggi è codificato per legge. Negare il premio alla coalizione vuol dire negare per sempre – spero di no – al grande e maggioritario centrodestra del Paese la possibilità di vincere le elezioni, giacché la possibilità di governare è stata già impedita. L’avete impedita votando quella finta e pessima riforma del Senato, che assicurerà alla rappresentanza territoriale del centrosinistra, in ogni sua forma, la stragrande maggioranza dei componenti di quest’Aula.
Infine, preferire la formula dei capilista condanna i partiti che non si avvarranno del premio di maggioranza, cioè che non lo otterranno, ad una rappresentanza senza radicamento, completamente sconnessa dalla realtà, dai territori e dai cittadini: gente errante tra le segreterie dei partiti, persone che non verranno mai più riconosciute dai loro elettori. È quel patto sacro tra eletto ed elettore che noi mandiamo definitivamente in soffitta votando questa legge.
Allora, tra i tanti patti di cui si parla, temo che l’unico di cui non sentiremo mai più parlare è il patto tra i cittadini italiani.
Annuncio, quindi, il mio voto in dissenso e la mia non partecipazione alla votazione. (Applausi dal Gruppo M5S).
D’ANNA (GAL (GS, LA-nS, MpA, NPSI, PpI)). Signora Presidente, sono in dissenso con il mio Capogruppo, che ha annunciato, a nome del Gruppo GAL, il voto contrario di una parte di noi. Noi invece abbiamo ritenuto di doverci uniformare al comportamento di coloro i quali non parteciperanno al voto, non già perché questa legge non ci piace, ma perché – consentitemi di dirlo – molti di noi vivono un dramma nel dramma: il dramma di non voler votare una legge che, a nostro avviso, è un guazzabuglio attraverso il quale si permette a dei parlamentari di essere tali, di avere le stesse prerogative e le stesse facoltà, pur avendo fonti di legittimazione diverse.
È come se facessimo vincere un concorso a chi il tema lo ha copiato e a chi lo ha svolto: avremo cioè parlamentari che sono tali perché indicati dai maggiorenti del partito per i motivi più disparati che ben conosciamo, e parlamentari che sono scelti dal popolo sovrano.
Fu chiesto a Karl Popper quale fosse la sua idea di democrazia: mi rivolgo in particolar modo al senatore Quagliariello, di cui ho letto per molti anni gli interventi che come intellettuale ha fatto sulla rivista scientifica della Fondazione Magna Carta. Il collega Quagliariello come me conosce bene la risposta di Popper, secondo cui non è importante sapere chi deve comandare; è importante sapere come controllare chi comanda. Ma in un Parlamento in cui si può arrivare al 50-60 per cento di nominati, mi dovete dire come il parlamentare può contestare l’autorità di chi comanda, se egli stesso è soggetto alla schiavitù di dover essere gradito a chi lo ha indicato. (Applausi dai GruppiLN-Aut e M5S).
Qui non si tratta dunque semplicemente di una legge, ma di un’idea sbrigativa della democrazia, per cui tre persone si riuniscono da una parte e tre da un’altra e, attraverso i collegi plurinominali – ogni capolista può essere indicato in dieci collegi – facendo ruotano quelle 30-40 persone che sono affidabili perché sono più obbedienti e più fedeli, si può determinare con il meccanismo dell’opzione anche chi tra gli eletti o tra i votati debba o meno subentrare. È chiaro che si farà subentrare quello che è più affine, quello che appartiene ad una certa corrente, alla congrega della parrocchia.
Sbaglia dunque il presidente Zanda a citare D’Alimonte: la forbice del 30-60 non prevede le furbizie della politica, le astuzie dei capi partito. Fatemi dunque capire che tipo di Parlamento sarà.
Vivo – dicevo poc’anzi – anche il dramma di iscritto a Forza Italia. Come giustamente il presidente Romani mi ha ricordato, fui l’unico a votare in quest’Aula contro il Governo Letta, nonostante le dichiarazioni del Presidente del mio partito, che aveva repentinamente cambiato opinione. Ma chi ha cacciato Silvio Berlusconi da quest’Aula, se non la maggioranza del partito di cui Renzi era il Presidente? (Applausi dai GruppiLN-Aut e M5S). Presso chi ci dovremmo lamentare?
So che attendete la mia facezia. A Napoli si racconta la storia di Pulcinella che doveva andare al patibolo.
Concludo, Presidente.
Nonostante dovesse andare al patibolo, Pulcinella – leggi Silvio Berlusconi, leggi Forza Italia, che è supina alle volontà di Renzi – perdeva tempo nel chiedere chi dei boia dovesse portare la scala. È ininfluente, però, sapere chi porta la scala.
Noi stiamo impiccando Forza Italia; noi stiamo trasformando il centrodestra in qualche altra cosa, nella palingenesi di un partito che c’è, ma che nessuno nomina, sulla scorta di un patto sul quale tutto si costruisce, ma che nessuno conosce.
E allora, se tutto ciò che facciamo nasce dall’ignoranza, dalla non trasparenza delle condizioni, non possiamo edificare il bene, se il bene non è dichiarato. In politica i fini sono rivelati dal mezzo: se il mezzo non è chiaro, non è trasparente, le finalità dell’azione politica saranno e resteranno opache. Per questo motivo non voterò. (Applausi dai GruppiLN-Aut e M5S).
CALDEROLI (LN-Aut). Signora Presidente, al di là della contrapposizione che necessariamente dovrebbe esserci fra maggioranza ed opposizione, pensavo stessimo parlando tra persone perbene. Non posso non ricordare che ieri, a conclusione della Conferenza dei Capigruppo – dove per altro si è effettuato un contingentamento che oggi appare veramente fuori da ogni regola e da ogni buon senso, perché sono avanzate cinque ore di discussione, quindi probabilmente abbiamo perso più tempo a fare la Conferenza dei Capigruppo che a contingentare i tempi – il Governo pose una domanda.
Il Governo mi chiese: avete intenzione di essere corretti e di non fare problemi sul coordinamento? Per me il coordinamento è una cosa automatica e formale nel momento in cui si occupa di coordinare il testo con la base degli emendamenti approvati dall’Aula. E in questo senso io mi sarei aspettato che ci si muovesse. Questa mattina ricevo da fonte anonima (forse da quello che ha scritto l’articolo 19-bis nel decreto di attuazione della delega fiscale) una proposta di coordinamento formale, che altro non è che un maxiemendamento con cui andare a riempire i buchi e gli errori che si sono fatti nei testi presentati, subemendati, su cui è stato presentato il subemendamento del subemendamento e in Aula abbiamo fatto delle riformulazioni. Quindi, davanti all’incertezza di questa attività legislativa, adesso non mi si può venire a dire che è un coordinamento formale il risopprimere in un certo punto l’equazione di lista perché nei «conseguentemente» degli emendamenti presentati e approvati ci si è dimenticati di farlo; questo non è un coordinamento formale.
Ho rivolto un appello a lei, Presidente, perché nessuno utilizzasse la parola coordinamento per fare qualcosa di diverso e mi auguro che lei porti fino in fondo questa decisione. Lo dico, Presidente, perché l’emendamento che è passato e l’emendamento presentato dalla senatrice Finocchiaro sono una fotocopia identica. Questo è quello predisposto dal Governo. Ringrazio la stessa presidente Finocchiaro per aver tolto alcune delle lettere indigeribili. Mandiamo giù i maiali, i canguri, ma anche questo non ce la facciamo proprio più. Se si va a leggere il coordinamento all’articolo 103 del Regolamento, si capisce che riguarda quello che si è approvato in Aula e che presenta profili di contrasto tra una norma e l’altra. Ce ne potrebbero essere tanti altri, ma anche superato il punto dove la senatrice Finocchiaro dice, saggiamente, di eliminare le lettere c) e d), residuano le lettere a) e b). Con il coordinamento possiamo togliere, aggiungere e addirittura novellare un testo che abbiamo approvato, ma l’articolo 68 del testo unico in materia elettorale non l’abbiamo toccato con la legge. Con il coordinamento andiamo a modificare un testo che non è stato oggetto delle nostre modifiche? Diamo una legge delega al coordinamento? Io ricordo che se qualcuno vuole modificare il testo unico, può presentare degli emendamenti; gli stessi andranno in 5a Commissione per vedere se hanno dei problemi di oneri – lo stesso può accadere in 1a Commissione – dopodiché gli emendamenti verranno votati con il sistema elettronico e non per alzata di mano attraverso un coordinamento. Se lei fa passare anche gli altri punti, vi è una serie di aggiunte. Addirittura si arriva a introdurre un divieto rispetto ad una norma del 1957. Ci si è accorti oggi che bisogna introdurre un divieto di cui nessuno ha mai sentito la necessità fino ad ora. Ripeto, per finire con le buone, che gli emendamenti sono stabili o meno anche sulla base della responsabilità che qualcun altro può dimostrare. Pertanto, o la Presidente esamina – con notevole accuratezza – il testo e stralcia tutto quello che non è oggetto di coordinamento ovvero mi richiamo ai commi 2 e 3 del medesimo articolo 103, secondo i quali qualora il testo del disegno di legge sia stato ampiamente modificato – e dell’Italicum non resta più niente perché è stato completamente cambiato – e il numero degli emendamenti introdotti sia molteplice può essere incaricata anche la Commissione di redigere il coordinamento.
Decidete quello che volete, ma se vogliamo finirla non dico bene, ma con le buone, dovete dimostrare senso di responsabilità e correttezza. Noi corretti lo siamo stati ma, in caso contrario, si passa alle cattive maniere. (Applausi dai Gruppi LN-Aut eMisto-MovX).
CRIMI (M5S). Presidente, già qualcuno ha richiamato il momento storico del 1953. A lei mi rivolgo, signora Presidente, perché credo che, in questo caso, sia per lei l’appello. Ricordiamo il 1953 come un momento in cui volarono tavolette e poltrone sul Presidente del Senato, che fu costretto a dimettersi nella seduta per l’approvazione della legge truffa. (Applausi dal Gruppo M5S). Ricordiamolo!
Adesso siamo stati buoni e corretti; siamo stati buoni e corretti e nessuno può dire che non lo siamo stati. Ripeto: stavolta siamo stati buoni e corretti, anche al di là di quanto avremmo dovuto fare davanti a questo disegno di legge. Ma ora siamo davanti al fatto che viene accolto, con una norma di coordinamento, un emendamento che è stato bocciato ieri. Un emendamento che avevamo sollecitato che fosse approvato, adesso viene riproposto. (Applausi dai Gruppi M5S eMisto-MovX e del senatore Cervellini). Questo è vergognoso e dimostra l’incapacità di questo Governo e di questa maggioranza.
Cosa avete approvato? Cosa volete approvare? Non sapete neanche cosa state approvando. Le manine che hanno messo dentro il condono fiscale o la legge sui brevetti l’altro giorno sono le stesse che, all’ultimo momento, inseriscono le norme e i divieti! (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-MovX).
Ci sono 23 nuove righe – ripeto: 23 righe, 23 righe! – inserite in un articolo che non era stato neanche toccato dal disegno di legge elettorale; 23 nuove righe inserite in una norma che dovrebbe solo servire a sistemare e correggere plurali, singolari, errori formali e non a rifare la legge elettorale.
Ritorniamo con calma, dopo l’elezione del Presidente della Repubblica, in Commissione e riguardiamo bene questo testo. (Applausi dal Gruppo M5S). E prima di votarlo, voi chiedete il testo definitivo perché, altrimenti, ne risponderete tra dieci o vent’anni, quando ci sarà una nuova dittatura in questo Paese e sarà colpa vostra! Sarà colpa vostra! (Applausi dal Gruppo M5S e del senatore Cervellini).
DE PETRIS (Misto-SEL). Signora Presidente, mi sto chiedendo veramente se ci prendete per scemi. (Vivaci commenti dal Gruppo M5S). Mi chiedo se pensate che, consegnato il testo, nessuno di noi si vada a guardare che sia rispettato esattamente il fine del coordinamento.
Presidente, ieri, durante la Conferenza dei Capigruppo – su questo eravamo stati molto chiari – vi avevamo chiesto, tra l’altro, di avere il tempo di esaminarlo e vi avevamo invitato preventivamente a presentare un testo che fosse effettivamente di coordinamento senza elementi spuri. Perché qui, sono citati articoli che non compaiono nel testo unico. Adesso la Presidente ne ha cambiati alcuni, ma ce ne sono altri. Qui dentro sono stati superati tutti i parametri minimi di correttezza. Abbiamo dovuto sopportare un emendamento-non emendamento che ha prodotto il risultato che tutti noi conosciamo.
Presidente, nel mio intervento mi sono permessa di ricordarle che non è più tollerabile una Presidenza che faccia soltanto gli interessi della maggioranza. In democrazia le procedure e la loro correttezza non sono un fatto secondario: sono spesso la sostanza. Quindi, Presidente, lei ha solo due strade davanti. La prima è quella che dovrebbe percorrere una Presidenza garante delle procedure, vale a dire espungere dal testo tutte le parti che risultano estranee e che non sono correzioni puramente formali.
LEZZI (M5S). Senza chiedere il permesso a nessuno!
DE PETRIS (Misto-SEL). Oppure, se lei non fa questo, non c’è altra strada che di deferire il testo della proposta di coordinamento in Commissione.
Signora Presidente, ne abbiamo viste tante. Abbiamo visto quello che è accaduto quella notte con il maxiemendamento sulla legge di stabilità: in un clima surreale, ognuno si alzava e trovava cose sbagliate o cose che non c’erano. Così non si può andare avanti, signora Presidente. (Applausi dai Gruppi M5S e Misto-MovX).
Ora, noi non siamo né scemi, né vogliamo ancora una volta farci passare sopra e farci calpestare. Glielo chiedo, signora Presidente, come ultimo atto di rispetto della dignità di quest’Aula. (Applausi dai Gruppi Misto-SEL, M5S e Misto-MovX).
CALDEROLI (LN-Aut). Signora Presidente, io avevo plaudito alla sua disponibilità a censurare tutto quello che non fosse coordinamento, ma lei non può venire a dirci che la sua opera di pulizia è la proposta che fa la senatrice Finocchiaro, perché rispetto all’articolo 68 anche le lettere a) e b) non c’entrano niente, perché l’articolo 68 del testo unico non viene toccato. (Vivaci commenti dai Gruppi M5S e Misto-MovX).
Lei deve distribuire un testo scritto prima che noi possiamo votare, Presidente. (La senatrice De Petris fa ripetutamente cenni di voler intervenire).
PRESIDENTE. Perfetto.
GIARRUSSO (M5S). Vogliamo vedere il testo.
DE PETRIS (Misto-SEL). Signora Presidente, io non posso sentirmi male perché non riusciamo mai a farci dare la parola. Questa storia deve finire. (Applausi della senatrice Bignami). Non è che io devo andare in infermeria perché siete tutti cecati.
Ora, cara Presidente, io sono stata molto chiara: ci sono altre parti che sono completamente estranee. Lei si deve assumere la responsabilità di prendersi un quarto d’ora-mezz’ora di tempo per ripulire questo testo e riportarcelo per iscritto. Chiaro? (Applausi dai Gruppi Misto-SEL, M5S e LN-Aut e dei senatori Bignami e Campanella).
PRESIDENTE. Allora sospendo la seduta per dieci minuti, così facciamo una cosa precisa.
Sospendo la seduta per dieci minuti però voglio che sia chiaro che l’Assemblea ha già votato no al rinvio in Commissione. (Vivaci proteste dal Gruppo M5S).
SANTANGELO (M5S). Ignorante, ignoranti.
AIROLA (M5S). Fate schifo, fate vomitare.
PRESIDENTE. La seduta è sospesa fino alle ore 17.
(La seduta, sospesa alle ore 16,53, è ripresa alle ore 17,11).
Onorevoli colleghi, la Presidenza ha svolto una ulteriore verifica tecnica, all’esito della quale, pur ritenendo che tutte le modifiche contenute nella proposta di coordinamento appaiono conseguenti rispetto agli emendamenti approvati, ha valutato l’opportunità di espungere un’altra proposta, oltre a quella già segnalata e condivisa della senatrice Finocchiaro, in quanto non essenziale ai fini della coerenza complessiva del testo.
L’ulteriore punto che viene tolto è alla seconda pagina della proposta ed è: «Al comma 16-bis), di cui all’emendamento 1.7001, numero 4) sopprimere le parole “come primo e come secondo voto di preferenza”».
Questa è la determinazione assunta dalla Presidenza.
CALDEROLI (LN-Aut). Signora Presidente, io non vorrei peccare né di superbia né di arroganza, ma qualcuno le deve aver suggerito esattamente il contrario di quanto bisognava fare. Infatti, quello che lei vorrebbe espungere ha come riferimento l’emendamento 1.7001. Ora, che piaccia o non piaccia che siano state soppresse le parole «come primo e come secondo voto di preferenza» (io avevo suggerito di sostituire la “e” con la “o”), questa è materia trattata. Invece, le ripeto, laddove a pagina 1 della proposta di coordinamento si legge «Dopo il comma 16 inserire i seguenti: «16-bis», lì il riferimento all’articolo 68 del testo unico elettorale va tolto completamente, perché non ve n’è traccia nel provvedimento all’esame della nostra Aula.
Quindi, manteniamo nell’emendamento 1.7001, numero 4), il riferimento al comma 16-bis), e sopprimiamo l’inserimento «dopo il comma 16», perché quello con il 16-bis) non c’entra nulla. È il testo unico delle leggi in materia elettorale: modificarlo con una votazione per alzata di mano per il coordinamento formale è un colpo di Stato, signora Presidente. (Applausi dai Gruppi LN-Aut e M5S e delle senatrici De Pin e Simeoni).
PRESIDENTE. Adesso non esageriamo.
GIARRUSSO (M5S). Signora Presidente, intervengo sull’ordine dei lavori affinché le mie parole restino a verbale.
Signora Presidente, questo non è un consiglio comunale, ma un organo di rango costituzionale di questa Repubblica. Io la invito a tutelare le mie funzioni di senatore con l’applicazione pedissequa e puntuale e il rispetto del Regolamento, la cui violazione questa volta non assume il semplice aspetto di una mera forzatura, signora Presidente. Qui siamo in presenza di un attentato al funzionamento degli organi costituzionali, perpetrato da una maggioranza raccogliticcia e non legittima, non legittimata dal voto dei cittadini (Applausi dal Gruppo M5S). Di questo, signora Presidente, lei, in quanto ricopre questa carica in questo momento, e chi la sostiene in questo ambito vi assumete la responsabilità.
Ove mai dovesse essere votata in questo modo una norma che non è un testo di coordinamento, ma ben altro, io sarei costretto a rivolgermi alle autorità competenti, perché questo è un atto gravissimo di attentato alla Costituzione e al funzionamento del Parlamento, che non è tollerabile in un Paese Democratico. (Applausi dal Gruppo M5S).
DE PETRIS (Misto-SEL). Signora Presidente, quanto alla proposta di soppressione che ha fatto da ultimo con riferimento al comma 16-bis di cui all’emendamento 1.7001, anche se a mio avviso la soppressione è corretta, in ogni caso riguarda una questione trattata. Mentre quanto le ha nuovamente sottoposto il collega Calderoli è assolutamente vero, poiché l’articolo 68 del testo unico in materia elettorale non è stato mai trattato: a mio avviso, dovrebbero essere espunte anche le lettere a) e b).
Comunque anche nei consigli comunali, senatore Giarrusso, c’è molto più rispetto delle procedure che in quest’Aula. (Applausi dai GruppiMisto-SEL e LN-Aut).
CIOFFI (M5S). Signora Presidente, rispetto alla sua proposta di modificare il comma 16-bis, rimane il problema delle lettere a) e b). Se ho ben capito, abbiamo votato un emendamento respinto dall’Aula: mi sembra che questo punto non è stato toccato.
Oltretutto, prima le era stato chiesto di intervenire ai sensi dell’articolo 103, comma 3, del Regolamento. Il comma 3 spiega proprio quello che noi dovremmo fare, perché dice: «Indipendentemente dagli atti di impulso previsti dai precedenti commi 1 e 2, quando nel testo del disegno di legge siano stati introdotti molteplici emendamenti, la votazione finale è differita alla seduta successiva, per consentire alla Commissione ed al Governo di presentare le proposte di cui agli anzidetti commi; tuttavia, in casi di particolare urgenza, il Presidente, apprezzate le circostanze, ha facoltà di rinviare la votazione stessa ad una successiva fase della medesima seduta».
Quindi la votazione che lei ha fatto non incide sul comma 3, perché lei si deve assumere la responsabilità di scegliere cosa fare e non può demandare all’Aula questa responsabilità nascondendosi dietro il voto avvenuto sul comma 2. (Applausi dai GruppiM5S e LN-Aut)
PRESIDENTE. Assolutamente.
CIOFFI (M5S). Quindi mi permetta di dire che lei si assume tutta la responsabilità di quanto stiamo facendo.
PRESIDENTE. Sono d’accordo. Mi assumo la responsabilità che necessita di essere assunta dalla Presidenza.
A questo punto, oltre alle lettere c) e d) che la senatrice Finocchiaro aveva espunto dal testo del coordinamento, c’è quanto la Presidenza ha proposto di espungere ulteriormente, che ho già letto e non ripeto; nello stesso tempo c’è la proposta del senatore Calderoli, della senatrice De Petris e, se non ho capito male…
ENDRIZZI (M5S). Non metta ai voti anche questa!
PRESIDENTE. La democrazia però è voto.
Chiedo quindi all’Assemblea di esprimersi sulla proposta avanzata dal senatore Calderoli di espungere anche la parte poc’anzi indicata. (Vivaci proteste dal Gruppo M5S). Metto pertanto ai voti tale proposta.
CIOFFI (M5S). La responsabilità è tutta della Presidenza, non dell’Assemblea!
VOCI DAL GRUPPO M5S. Vergogna! Vergogna! Non è responsabile l’Assemblea!
PRESIDENTE. Non è approvata.(Applausi ironici dal Gruppo M5S).
VOCI DAL GRUPPO M5S. Vergogna! Vergogna!
PRESIDENTE. Mi assumo a questo punto la responsabilità di mettere ai voti la proposta di coordinamento C1, ai sensi dell’articolo 3, comma 5, del Regolamento.
Metto ai voti la proposta di coordinamento C1 (testo 2). (Vivaci proteste dal Gruppo M5S).
È approvata.
Ai sensi dell’articolo 120, comma 3, del Regolamento, indìco la votazione nominale con scrutinio simultaneo del disegno di legge n. 1385, nel testo emendato.
(Segue la votazione). (I senatori del GruppoLN-Aut si levano in piedi mostrando le mani levate in alto. Vivaci proteste dal Gruppo M5S).
VOCI DAL GRUPPO M5S. Vergogna! Vergogna!
PRESIDENTE. Il Senato approva.(v. Allegato B). (Applausi ironici dai Gruppi M5S e Misto-SEL. Reiterate proteste dal Gruppo M5S).
Votazioni qualificate effettuate nel corso della seduta
VOTAZIONE |
OGGETTO |
RISULTATO |
ESITO |
||||||
Num. |
Tipo |
Pre |
Vot |
Ast |
Fav |
Cont |
Magg |
||
Nom. |
Disegno di legge n. 1385. Votazione finale |
253 |
252 |
002 |
184 |
066 |
127 |
APPR. |
(F)=Favorevole (C)=Contrario (A)=Astenuto (V)=Votante
(M)=Cong/Gov/Miss (P)=Presidente (R)=Richiedente la votazione e non votante
Nominativo |
1 |
Aiello Piero |
F |
Airola Alberto |
C |
Albano Donatella |
F |
Albertini Gabriele |
F |
Alicata Bruno |
F |
Amati Silvana |
F |
Amidei Bartolomeo |
F |
Amoruso Francesco Maria |
F |
Angioni Ignazio |
F |
Anitori Fabiola |
F |
Aracri Francesco |
F |
Arrigoni Paolo |
C |
Astorre Bruno |
F |
Augello Andrea |
F |
Auricchio Domenico |
F |
Azzollini Antonio | |
Barani Lucio |
F |
Barozzino Giovanni |
C |
Battista Lorenzo |
F |
Bellot Raffaela |
C |
Bencini Alessandra |
C |
Berger Hans |
F |
Bernini Anna Maria |
F |
Bertacco Stefano |
F |
Bertorotta Ornella | |
Bertuzzi Maria Teresa |
F |
Bianco Amedeo |
F |
Bianconi Laura |
F |
Bignami Laura |
C |
Bilardi Giovanni Emanuele |
F |
Bisinella Patrizia |
C |
Blundo Rosetta Enza |
C |
Bocca Bernabo’ |
F |
Bocchino Fabrizio |
C |
Bonaiuti Paolo | |
Bondi Sandro |
F |
Bonfrisco Anna Cinzia | |
Borioli Daniele Gaetano |
F |
Bottici Laura |
C |
Broglia Claudio |
F |
Bruni Francesco | |
Bruno Donato |
F |
Bubbico Filippo |
F |
Buccarella Maurizio |
C |
Buemi Enrico |
A |
Bulgarelli Elisa |
C |
Calderoli Roberto |
C |
Caleo Massimo |
M |
Caliendo Giacomo |
F |
Campanella Francesco |
C |
Candiani Stefano |
C |
Cantini Laura |
F |
Capacchione Rosaria |
F |
Cappelletti Enrico |
C |
Cardiello Franco |
F |
Cardinali Valeria |
F |
Caridi Antonio Stefano |
F |
Carraro Franco |
F |
Casaletto Monica |
C |
Casini Pier Ferdinando |
F |
Cassano Massimo |
F |
Casson Felice | |
Castaldi Gianluca |
C |
Catalfo Nunzia |
C |
Cattaneo Elena | |
Centinaio Gian Marco | |
Ceroni Remigio |
F |
Cervellini Massimo |
C |
Chiavaroli Federica |
F |
Chiti Vannino | |
Ciampi Carlo Azeglio |
M |
Ciampolillo Alfonso |
M |
Cioffi Andrea | |
Cirinna’ Monica |
F |
Cociancich Roberto G. G. |
F |
Collina Stefano |
F |
Colucci Francesco |
F |
Comaroli Silvana Andreina |
C |
Compagna Luigi | |
Compagnone Giuseppe | |
Consiglio Nunziante |
C |
Conte Franco |
F |
Conti Riccardo |
F |
Corsini Paolo |
M |
Cotti Roberto |
C |
Crimi Vito Claudio |
C |
Crosio Jonny |
C |
Cucca Giuseppe Luigi S. |
F |
Cuomo Vincenzo |
F |
D’Adda Erica | |
D’Ali’ Antonio |
F |
Dalla Tor Mario |
F |
Dalla Zuanna Gianpiero |
F |
D’Ambrosio Lettieri Luigi | |
D’Anna Vincenzo | |
D’Ascola Vincenzo Mario D. |
F |
Davico Michelino |
F |
De Biasi Emilia Grazia |
F |
De Cristofaro Peppe |
C |
De Petris Loredana |
C |
De Pietro Cristina |
M |
De Pin Paola |
C |
De Poli Antonio |
F |
De Siano Domenico |
F |
Del Barba Mauro |
F |
Della Vedova Benedetto |
M |
Di Biagio Aldo |
F |
Di Giacomo Ulisse |
F |
Di Giorgi Rosa Maria |
M |
Di Maggio Salvatore Tito | |
Dirindin Nerina | |
Divina Sergio |
C |
D’Onghia Angela |
F |
Donno Daniela |
C |
Endrizzi Giovanni |
C |
Esposito Giuseppe |
F |
Esposito Stefano |
F |
Fabbri Camilla |
F |
Falanga Ciro | |
Fasano Enzo |
F |
Fasiolo Laura |
F |
Fattori Elena | |
Fattorini Emma |
F |
Favero Nicoletta |
F |
Fazzone Claudio |
M |
Fedeli Valeria |
P |
Ferrara Elena |
F |
Ferrara Mario |
C |
Filippi Marco | |
Filippin Rosanna |
F |
Finocchiaro Anna |
F |
Fissore Elena |
F |
Floris Emilio |
F |
Formigoni Roberto |
F |
Fornaro Federico | |
Fravezzi Vittorio |
F |
Fucksia Serenella |
C |
Gaetti Luigi |
C |
Galimberti Paolo |
F |
Gambaro Adele |
M |
Gasparri Maurizio |
F |
Gatti Maria Grazia | |
Gentile Antonio |
F |
Ghedini Niccolo’ | |
Giacobbe Francesco |
F |
Giannini Stefania |
F |
Giarrusso Mario Michele |
C |
Gibiino Vincenzo |
F |
Ginetti Nadia |
F |
Giovanardi Carlo | |
Giro Francesco Maria |
F |
Girotto Gianni Pietro |
C |
Gotor Miguel | |
Granaiola Manuela |
F |
Grasso Pietro | |
Gualdani Marcello |
F |
Guerra Maria Cecilia | |
Guerrieri Paleotti Paolo | |
Ichino Pietro |
F |
Idem Josefa |
F |
Iurlaro Pietro |
F |
Lai Bachisio Silvio | |
Langella Pietro |
F |
Laniece Albert |
F |
Lanzillotta Linda |
F |
Latorre Nicola |
F |
Lepri Stefano |
F |
Lezzi Barbara |
C |
Liuzzi Pietro | |
Lo Giudice Sergio | |
Lo Moro Doris | |
Longo Eva | |
Longo Fausto Guilherme |
A |
Lucherini Carlo |
F |
Lucidi Stefano |
C |
Lumia Giuseppe |
F |
Malan Lucio |
F |
Manassero Patrizia | |
Manconi Luigi |
F |
Mancuso Bruno |
F |
Mandelli Andrea |
F |
Mangili Giovanna |
C |
Maran Alessandro |
F |
Marcucci Andrea |
F |
Margiotta Salvatore |
F |
Marin Marco |
F |
Marinello Giuseppe F.M. |
F |
Marino Luigi |
F |
Marino Mauro Maria |
F |
Martelli Carlo |
C |
Martini Claudio |
F |
Marton Bruno |
C |
Mastrangeli Marino Germano | |
Matteoli Altero |
F |
Mattesini Donella |
F |
Maturani Giuseppina |
F |
Mauro Giovanni |
F |
Mauro Mario |
F |
Mazzoni Riccardo |
F |
Merloni Maria Paola |
F |
Messina Alfredo |
F |
Micheloni Claudio | |
Migliavacca Maurizio | |
Milo Antonio | |
Mineo Corradino | |
Minniti Marco |
F |
Minzolini Augusto | |
Mirabelli Franco |
F |
Molinari Francesco |
C |
Montevecchi Michela |
C |
Monti Mario |
M |
Morgoni Mario |
F |
Moronese Vilma |
C |
Morra Nicola |
C |
Moscardelli Claudio |
F |
Mucchetti Massimo | |
Munerato Emanuela |
C |
Mussini Maria |
C |
Naccarato Paolo | |
Napolitano Giorgio | |
Nencini Riccardo |
F |
Nugnes Paola | |
Olivero Andrea |
F |
Orellana Luis Alberto |
C |
Orru’ Pamela Giacoma G. |
F |
Padua Venera |
F |
Pagano Giuseppe |
F |
Pagliari Giorgio |
F |
Paglini Sara |
C |
Pagnoncelli Lionello Marco | |
Palermo Francesco |
F |
Palma Nitto Francesco |
F |
Panizza Franco |
F |
Parente Annamaria |
F |
Pegorer Carlo | |
Pelino Paola |
F |
Pepe Bartolomeo |
C |
Perrone Luigi | |
Petraglia Alessia |
C |
Petrocelli Vito Rosario |
C |
Pezzopane Stefania |
F |
Piano Renzo |
M |
Piccinelli Enrico |
F |
Piccoli Giovanni |
F |
Pignedoli Leana |
F |
Pinotti Roberta |
F |
Pizzetti Luciano |
F |
Puglia Sergio |
C |
Puglisi Francesca |
F |
Puppato Laura |
F |
Quagliariello Gaetano |
F |
Ranucci Raffaele |
F |
Razzi Antonio |
F |
Repetti Manuela |
F |
Ricchiuti Lucrezia | |
Rizzotti Maria |
F |
Romani Maurizio |
C |
Romani Paolo |
F |
Romano Lucio |
F |
Rossi Gianluca |
F |
Rossi Luciano |
F |
Rossi Mariarosaria |
F |
Rossi Maurizio | |
Rubbia Carlo |
C |
Russo Francesco |
F |
Ruta Roberto | |
Ruvolo Giuseppe | |
Sacconi Maurizio |
F |
Saggese Angelica |
F |
Sangalli Gian Carlo |
M |
Santangelo Vincenzo |
C |
Santini Giorgio |
F |
Scalia Francesco |
F |
Scavone Antonio Fabio Maria |
F |
Schifani Renato |
F |
Sciascia Salvatore |
F |
Scibona Marco |
C |
Scilipoti Isgro’ Domenico |
F |
Scoma Francesco |
F |
Serafini Giancarlo |
F |
Serra Manuela |
C |
Sibilia Cosimo |
F |
Silvestro Annalisa |
F |
Simeoni Ivana |
C |
Sollo Pasquale |
F |
Sonego Lodovico | |
Spilabotte Maria |
F |
Sposetti Ugo |
F |
Stefani Erika |
C |
Stefano Dario |
C |
Stucchi Giacomo |
C |
Susta Gianluca |
F |
Tarquinio Lucio Rosario F. | |
Taverna Paola |
C |
Tocci Walter | |
Tomaselli Salvatore |
F |
Tonini Giorgio |
F |
Torrisi Salvatore |
F |
Tosato Paolo |
C |
Tremonti Giulio | |
Tronti Mario |
F |
Turano Renato Guerino |
F |
Uras Luciano |
C |
Vaccari Stefano |
F |
Vacciano Giuseppe |
C |
Valdinosi Mara |
F |
Valentini Daniela |
F |
Vattuone Vito |
F |
Verdini Denis |
F |
Verducci Francesco |
F |
Vicari Simona |
F |
Viceconte Guido |
F |
Villari Riccardo |
F |
Volpi Raffaele |
F |
Zanda Luigi |
F |
Zanoni Magda Angela |
F |
Zavoli Sergio |
F |
Zeller Karl |
F |
Zin Claudio |
F |
Zizza Vittorio | |
Zuffada Sante |
F |