Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia Del Grosso – 2 giugno 2016
Ho scoperto qual è la lobby che si muove dietro Renzi: quella degli psicanalisti.
Tra tutti i sostenitori del SI’, singoli o in elenco in coda agli appelli, ce ne fosse uno che dice: “Approvatela, hanno fatto un bel lavoro”.
Cacciari dice che è una porcata, Benigni che è pasticciata, quelli de “Le ragioni del SI’” (tra cui Bassanini) che non è una meraviglia, ma che volete, non è stata fatta da costituzionalisti, ma da semplici parlamentari, pretenderete mica che sappiano fare le Costituzioni (no, infatti i parlamentari sono eletti per riparare lavatrici, chi ve l’ha detto che il loro mandato è legiferare? ), ma bisogna confermarla con un SI’. Perché? Eh, perché se no l’Italia è irriformabile.
Ah, questa è la regola in Italia? Quindi domani io potrei andare dal meccanico, quello mi smonta il motore e poi me lo rimonta come capita e se gli chiedo qualcosa quello mi risponde: “Eh, ma se no la macchina non è riparabile”.
E’ il nuovo storytelling di Renzi: “In Italia le cose o si fanno a cazzo di cane o se no non si possono fare”.
Glielo hanno suggerito i lobbysti psicanalisti per abbassare l’autostima degli Italiani e far aumentare il proprio fatturato. Poi i gufi sarebbero gli altri.
Ma è la parabola alla quale sono destinate le narrazioni sostenute dal niente: l’esordio è un fuoco pirotecnico di ottimismo ed entusiasmo. poi man mano che il fumo si dirada e svela il vuoto di progetto subentra l’invito alla rassegnazione. Anzi, non l’invito, l’obbligo: chi non si rassegna a quello che passa il convento è contro il Paese, come ha spiegato bene Franceschini.
E non è solo la retorica renziana a promuovere le vendite di Prozac, c’è anche la riluttante minoranza dem che con allegria novembrina fa propaganda per la nuova Costituzione: è illeggibile, anzi inguardabile, ma respingerla aprirebbe scenari apocalittici, preparate i bunker.
Cose che capitano, quando la sinistra rinuncia al suo progetto di trasformazione del mondo e al mito che lo racconta e si consegna ad una narrazione che parte trionfante e poi avvizzisce, come tutti i riformismi senza popolo, peggio ancora quando i riformatori non sanno riformare.
Cose che capitano, quando la sinistra equivoca su quello che è il vero interesse nazionale. Che non è quello di salvare un partito marcescente nell’illusione che sia l’unico argine in grado di arrestare la barbarie.
Il vero interesse nazionale è ridare una speranza a questo Paese, talmente depresso da non poter nemmeno pensare di avere una Costituzione decente, parola dei costituenti.