La Leopolda e il lato oscuro del “Giglio magico”

per Gabriella
Autore originale del testo: Michele Prospero
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di Michele Prospero – 14 dicembre 2015
La cosa politicamente più rilevante uscita dalla Leopolda è senza dubbio la classifica della considerazione che meritano i giornali d’opposizione secondo i gusti della cricca oggi al potere. Nel merito delle proposte, le fabbriche di chiacchiere, che Firenze è condannata a subire ogni anno ormai da sei lustri, non contano. Si tratta solo di esercizi allegri di inquinamento acustico. Quello che invece è significativo, e scolpisce su pietra il significato politico dell’evento fiorentino, è la caccia al giornale che osa avanzare sprazzi di critiche.
Che la milizia personale del capo del governo si permetta di esibire i muscoli contro la poca stampa in circolazione che non si unisce alla liturgia della santificazione del leader, ordinata dal coro del nulla chiamata governo, dice molto sulla levatura del politicume oggi dominante. Qualcuno, nei colli alti, dovrebbe forse pronunciare qualche pur vaga frase sulla libertà di stampa. Ma nemmeno un sussurro sarà udito.
In giro c’è troppa insofferenza per la critica. Persino un giurista da poco uscito dalla Corte costituzionale, come Sabino Cassese, non trova meglio da fare che scagliarsi contro “le diagnosi catastrofiche” circa lo stato di salute della democrazia in Italia. Per il giurista del “Corriere” proprio le opposizioni vanno censurate perché “tentano solo di buttare sabbia nelle ruote di chi governa”. Il governo che denuncia i gufi, trova ora una amplificazione nella penna dell’autorevole giurista che se la prende con gli “annunciatori di catastrofi”.
E però un capo di governo che, in omaggio alla casta al potere, si esibisce nella gazzarra contro un giornale sgradito rivela che la catastrofe non va annunciata dai gufi, è già operante nell’ordinamento. Invece di dare i voti al “Fatto quotidiano”, il governo dovrebbe restituire finalmente ai cittadini il diritto di votare la propria rappresentanza politica. Mentre il premier sudaticcio illustrava nell’aula buia della Leopolda le diapositive dei titoli a lui indigesti, i suoi oppositori interni andavano in giro nei territori per raccogliere tessere al partito di Renzi.
Alla marcia della tragedia giunta sino al potere, si unisce sempre qualcuno che accetta di recitare la parte comica e difende il governo dai graffianti dubbi di uno scrittore sul triste connubio tra politicanti, banche, affari. Sull’esigenza etico-politica di un passo indietro del ministro Boschi non esistono dubbi di sorta. Altre teste dell’esecutivo sono cadute per bazzecole, al confronto.
Si credono forti e intoccabili quelli del giglio magico che annunciano la vittoria al primo turno, ma la società italiana non si è mai espressa sul loro conto, con un libero voto. Con la tornata amministrativa, e poi con un referendum costituzionale, si vedrà il consenso reale dell’opaca generazione Leopolda, che ha la sfrontatezza di autodefinirsi come partito della ragione.
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