Fonte: facebook
di Alfredo Morganti – 8 aprile 2015
A proposito di tagli e tasse, ieri Renzi nella conferenza stampa sul DEF ha detto che non è intento del Governo “far del male ai cittadini”, che la revisione della spesa è solo per utilizzare meglio i soldi e che non sono “tagli alla povera gente”. Piero Fassino ha già spiegato che si tratta, invece, dell’ennesima manovra contro i comuni (17 miliardi in meno in cinque anni, ha quantificato) nonostante essi incidano appena per il 2,5% sull’intero debito pubblico e solo del 7,6% sulla spesa globale. “Sui Comuni” ha detto “è più facile intervenire: i soldi non arrivano, punto e basta”. Perciò mi chiedo che cosa significhi la proposizione “niente tagli per la povera gente”. I Comuni sono erogatori di servizi, la cittadinanza è il loro referente, i più disagiati sono i principali utenti della spesa erogata.
Tagliare verso i Comuni è colpire questo canale di trasferimento delle risorse, là dove divengono servizi concreti. D’accordo, si può essere più o meno virtuosi, ma il punto resta: se blocchi l’attività dei comuni, colpisci i cittadini normali, non le oligarchie di potere o gli evasori. Colpisci, tra l’altro, chi riceva assistenza sociale, le famiglie che mandano i figli all’asilo nido, la consistenza dei fondi delle biblioteche comunali, i servizi a domanda individuale in genere. Penso che non siano le oligarchie finanziarie o i grandi evasori o la classe dirigente a subire dei contraccolpi, ma la gente comune, gli strati più disagiati della popolazione, le coppie giovani, i lavoratori dipendenti, i senza lavoro, le donne, i malati, i disabili, le famiglie immigrate, ecc.
Ma se questo è vero che cosa significa l’altra affermazione, per cui secondo Renzi non sarebbe colpita la “povera gente”? Dice proprio così: la povera gente. Chi intende? Con chi ce l’ha? Perché è del tutto evidente, è palmare che SOLO la povera gente ci rimette dai tagli agli enti locali, non i magistrati, non gli avvocati, non i grandi imprenditori, non il guru della pubblicità, non il consulente finanziario, non l’evasore. Nessun appartenente a queste categorie gode dei servizi di assistenza, di quelli educativi, sociali, culturali offerti dai Comuni quotidianamente. È come dire che si colpiscono quegli enti erogatori di spesa locale che si rivolgono soprattutto ai cittadini più disagiati e che (come spiega Fassino) sono tra i meno imputabili sul piano della spesa pubblica. Ma se è così, perché questo dickensiano ciarlare di “povera gente”?
Se c’è una cosa, una che non posso assolutamente perdonare a Renzi e alla politica da supermercato di questi anni è proprio questa abissale discrepanza tra caramella e carta. Una carta lucente, ammaliatrice, seduttiva che non nasconde nulla, se non un ‘solido’ grumo d’aria che fa solo volume. Anzi. Stavolta si va oltre: la carta non si limita a nascondere il nulla, ma dice di contenere una cosa che in realtà non contiene. Perché non solo i tagli alla povera gente ci sono sempre e come al solito (17 miliardi di euro in meno ai Comuni in soli cinque anni, dice Fassino). Ma se c’è una categoria a cui i tagli non si fanno mai è proprio la ‘ricca’ gente, coloro che non sanno nemmeno dove sia uno sportello anagrafico e che, invece, godono senza problemi di servizi privati di classe A, efficienti e costosi. Diciamo la verità, allora, e mettiamola in questo modo: questo DEF non taglia, non considera, non disturba e non tocca i più agiati, i meno bisognosi, quelli a cui non serve iscrivere i propri bimbi all’asilo nido comunale (“e che sono matto a mandarci mio figlio? Nemmeno se mi pagano! È pieno di extracomunitari!”), e se decidono di farlo è solo perché eludono o dichiarano il falso. Punto e basta.