Fonte: PoliticaPrima
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di Franco Luce – 23 aprile 2015
Tra poco più di un mese, il 31 maggio 2015, verranno eletti i nuovi consigli regionali e malgrado gli scandali che li ha visti protagonisti, si continua con la solita vergognosa melopea.
Matrimoni di “convenienza” celebrati e presto dissolti, poi… con disinvolta ritualità vengono a configurarsi delle vere e proprie “unioni di fatto”, naturalmente, cari amici del blog, non parlo di stato civile, ma di politica incivile e sporca. “L’uomo è per sua natura un animale politico”.
Vera o falsa questa concezione espressa da Aristotele, ad ognuno poi la libera scelta di accettare questa definizione come meglio crede, come dogma o indirizzo, se oggi si vogliono affrontare i problemi che hanno stravolto la “nobile arte del fare politica”. In una società definita civile la politica è uno strumento attraverso il quale si realizza il governo di uno Stato con l’apporto del libero consenso di tutti i cittadini. Non so se questa è una banale riflessione tante volte detta e ripetuta, da evitare persino di prestare una pur minima attenzione. Probabilmente può essere proprio questo il motivo che ci fa girare la testa dalla parte opposta, quando vengono a determinarsi atteggiamenti della politica di basso livello.
Una domanda. Con quale animo l’elettore si presenterà alle urne? Una campagna fatta di insulti, accuse, vere e proprie faide perpetrate con disinvoltura anche internamente alle proprie aree politiche, pur di sbarazzarsi di chi coltiva un modo diverso di concepire la gestione del potere. Credo che in queste evidenti circostanze non si esagera affermare che i termini “politica” e “politico” vengono usati impropriamente, o con sarcasmo come “legittimo” strumento di offesa.
Questo stato di cose, disorienta il cittadino e lo allontana dalla politica, privando la stessa di una componente fondamentale in un sistema democratico: la partecipazione. Di fronte a tale evidenza ci si convince sempre di più che la politica non rappresenta quella missione che affonda le sue radici nella realizzazione dell’interesse collettivo, ma è in realtà la rappresentazione pratica di uno sfrenato personalismo avente per oggetto solo la conquista del potere.
Fatte queste dovute riflessioni, nessuno può ritenersi non interessato ad affrontare il grave problema esistente, affinché si possa uscire da una situazione sempre più ingovernabile. Malgrado tutto si continua a fare sfoggio, in assenza totale di pudore, di una demagogia utilizzata per raggirare le regole della legalità. Tempo addietro leggevo su PoliticaPrima il servizio di Marisa Bignardelli sulla “dispersione scolastica”… beh devo dire che i primi “dispersi” della cultura sono proprio molti nostri politici. E sono convinto che per riavvicinare il cittadino alla ‘Politica’, quella che dovrebbe rappresentare l’essenza della citata arte, è necessario che si sfruttino al meglio quegli spazi in cui la politica stessa viene applicata impropriamente: la scuola.
È in questo ambiente che si deve entrare, non in punta di piedi, ma con decisione e convinti di poter giungere ad un serio cambiamento, perché la cattiva politica si fonda su una grave carenza di cultura della stessa. Attualmente pare che è proprio nella scuola ad essere adottata quella logica che va nella direzione diametralmente opposta, continuando a ritenerla uno spazio politico, anziché uno spazio per la politica. Questa istituzione nell’arco dei secoli ha svolto un ruolo importante e fondamentale nella formazione politica dell’uomo e sui sistemi di organizzare l’amministrazione di uno Stato volto alla modernizzazione. A questo punto è d’obbligo la domanda: attualmente quale funzione svolge la scuola e quali sono i suoi reali effetti nei confronti della politica?
Secondo il sentire comune, si vorrebbe a tutti i costi che essa ne rimanesse fuori senza un valido motivo, contrariamente a quanto si potrebbe realizzare in un momento in cui vanno alla deriva le norme basilari del confronto democratico. È ampiamente dimostrato come vengono a configurarsi elementi politici non trascurabili tra la trasmissione del sapere e la formazione della stessa coscienza, fondata sul concetto di “diritto” e “di giustizia”. Non deve ritenersi irrilevante la formazione di una opinione politica tanto utile pur di evitare quel linguaggio incomprensibile, spesso ostentato irresponsabilmente in ogni comunicazione mediatica o nei dibattiti dei partiti.
Educare le coscienze attraverso l’istituzione scuola è dunque essenziale oggi, ancora più di ieri. Ricostruire le esperienze, non circoscriverle al solo “pensare” o “guardare” ma renderle concrete, fatte sì di conoscenze, ma anche di emozione, di coinvolgimento, di comprensione vera e di capacità di prendere posizione e di saper agire con la consapevolezza delle conseguenze reali che questo comporta non soltanto per sé stessi.