La sinistra “dop” e Conte

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
La sinistra “dop” e Conte
Massimo Franchi sul “manifesto” di oggi racconta così, tra l’altro, la grande manifestazione di ieri della CGIL a Piazza del Popolo: “Landini si distrae solo in due occasioni”, la seconda “per l’arrivo del furbo Giuseppe Conte. Mentre gli esponenti del PD sono nel retropalco, il leader del M5S appare a metà comizio e decide di ascoltare in mezzo alla folla: un capolavoro mediatico” (“furbo” non è tra virgolette, è un giudizio letterale).
Consentitemi solo poche considerazioni. Intanto la topografia politica: gli esponenti del PD sono nel retropalco, Giuseppe Conte è in piazza ad ascoltare e applaudire (c’è una foto che lo testimonia e che accompagna l’articolo). Due collocazioni che la dicono lunga sul piano simbolico, ben più che mediatico. Per questa ragione, secondo Franchi, Conte sarebbe stato “furbo”, anzi avrebbe fatto un “capolavoro mediatico”. No, Franchi, la scelta di Conte è stata politica, né furba né mediatica. Politica. C’era, era in mezzo ai lavoratori, ai disoccupati e ai pensionati, non stava nel “retropalco” a fare relazioni. Se tutti i dirigenti politici fossero stati “in mezzo alla folla”, in questa e in altre occasioni, e in generale nella vita quotidiana, probabilmente la situazione oggi sarebbe diversa. E non scambieremo per “capolavoro mediatico” la normalità di una presenza in piazza, che è proprio ciò che è mancato in questi anni a sinistra e che stiamo pagando (e pagheremo ancora, visto l’andazzo) duramente.
Norma Rangeri, nell’editoriale, spiega invece che il M5S non va guardato “con il sopracciglio alzato”, ma mette in guardia contro un possibile “peronismo di sinistra”. Anche qui, invece di indicare i rischi peronisti, che è pure corretto, si vada al sodo, sennò il sopracciglio resta alzato e Conte rimane un “furbo” e un cacciatore mediatico, ma intanto ti scavano il terreno politico attorno, come sta puntualmente avvenendo.
Ultima cosa. Rappresentare Conte come “furbo” e definirlo come quello che cerca l’effetto mediatico, fa sospettare che si stia replicando nei suoi confronti il “metodo Renzi”, che fu, appunto, definito “furbo” e a caccia dell’effetto mediatico. Per carità, nel caso del toscano era stra-vero (Renzi è davvero un furbo che cerca l’effetto mediatico), ma ripetere quella tipologia interpretativa anche con Conte lascia di stucco. L’equazione Renzi=Conte è davvero stucchevole. Possibile che la sinistra (tutta) non capisca che è il momento di confrontarsi, di aprirsi, di uscire dalla tana e dal Palazzo, e di non scegliere costantemente il retropalco (da dove TUTTI gli altri sembrano furbi mediaticamente) ma la piazza, la folla, le persone, i lavoratori, i disoccupati, i pensionati? Se la sinistra “dop” ieri avesse scelto la piazza vera (non il suo retro) oggi Conte non verrebbe affatto definito furbo, e non ci sarebbe nei suoi confronti la schizzignoseria di chi continua a guardare l’altro dall’alto verso il basso, rilevandone al microscopio le impurità.
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