L’attuale farsa può diventare tragedia

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Fabrizio Cicchitto
Fonte: huffingtonpost

di Fabrizio Cicchitto – 8 ottobre 2018

Adesso è possibile valutare che la scelta del governo di operare uno sforamento del deficit apparente del 2,4% presenti due aspetti: uno politico, l’altro economico. Quello politico è costituito dall’obiettivo di rovesciare l’attuale equilibrio europeo, fondato sull’alleanza tra popolari e socialisti. Poi, come al solito, questo obiettivo è perseguito con lucidità da Salvini e con vacuità e velleitarismo da Di Maio.

Salvini persegue un’organica aggregazione sovranista: dalla Le Pen, a Orban, agli austriaci, al gruppo di Visegrad, a settori del Ppe. Non si capisce bene invece quali siano i punti di riferimento di Di Maio che, prima di aver espresso l’obiettivo di far saltare l’attuale establishment europeo, aveva espresso simpatie per Macron. Comunque l’operazione ipotizzata da Salvini può far saltare tutto, cioè l’euro e la stessa Europa, riportandola a quell’orgia di nazionalismi che ha prodotto guerre e catastrofi.

I riferimenti esterni sono in primo luogo Putin (sul quale Berlusconi esprime giudizi che non hanno nessun rapporto con la realtà), ma anche Trump attraverso il grottesco Bannon (Giorgia Meloni, nel suo retroterra culturale, avrebbe qualcosa di meglio di quel pallone gonfiato: Giovanni Gentile, Gioacchino Volpe, lo stesso Gabriele D’Annunzio).

A sua volta, il risvolto economico di questa finanziaria è che lo sforamento del 2,4% non è fatto in nome di un rilancio degli investimenti pubblici, delle infrastrutture, di una riduzione della pressione fiscale per le imprese in modo da fare occupazione, aumentare la produttività e quindi produrre crescita, ma sommando due assistenzialismi, quello grillino sul reddito di cittadinanza e quello leghista sulle pensioni.

Nel quadro di questo disegno politico, Salvini e Di Maio insultano Juncker e Moscovici, che cadono come polli nella trappola, ma non si rendono conto di giocare col fuoco. Juncker e Moscovici sono, anche loro, due tigri di carta che non fanno crollare la borsa e che non fanno salire lo spread. Le società di rating, invece, si esprimeranno a fine mese, e loro non sono tigri di carta e non fanno complotti: a suo tempo, massacrarono i leader dell’Europa del Sud uno dopo l’altro, Berlusconi compreso, ritenendoli inattendibili. Adesso potrebbero fare la stessa cosa, se reputeranno inattendibile il governo italiano e i suoi esponenti, uno dei quali è stato così sprovveduto da salire sul balcone della presidenza del Consiglio a proclamare l’abolizione della povertà, avendo strappato al ministro del Tesoro Tria lo sforamento del 2,4%.

Noi ci auguriamo che a fine mese le società di rating non degradino i nostri titoli perché in quel caso l’Italia (e non solo questo governo di bulli, di incoscienti e di ignoranti) sarebbe a rischio. In quel caso, Salvini e Di Maio non potranno prendersela con l’Europa, ma dovranno prendersela con se stessi. L’attuale farsa può diventare tragedia.

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