Dopo le dimissioni di Federica Guidi, Matteo Renzi è fritto

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lucio Giordano
Fonte: Alganews
Url fonte: https://luciogiordano.wordpress.com/2016/04/01/leditoriale-dopo-le-dimissioni-di-federica-guidi-matteo-renzi-e-fritto/

di  LUCIO GIORDANO – 1 aprile 2016

Le dimissioni di Federica Guidi? Sono semplicemente   l’agognato  cambio della guardia renziano  al Ministero dello sviluppo economico. Un cambio  che cade, guarda tu il caso alle volte, all’indomani della nomina  a presidente della Confindustria del cinquantaduenne salernitano Vincenzo Boccia. Un nome che piace  a Matteo Renzi, molto più di quello del  bolognese Alberto Vacchi, sconfitto dal rivale  per soli 9 voti.

L’elezione di Boccia ha fatto felice anche Emma Marcecaglia, che ha sponsorizzato il nome del piccolo industriale campano nella spaccata Confindustria italiana. E che  pare  serva a prendere tempo sull ‘esposizione debitoria del gruppo Marcecegaglia con le banche. Secondo Il fatto quotidiano,  lo scorso 8 marzo, infatti, Emma e i suoi hanno  “rinegoziato” con un pool di 12 grandi banche italiane, guidate daUnicredit,Intesa e Montepaschi, un finanziamento da 492 milioni.  Sempre secondo il quotidiano, Il gruppo Marcegaglia avrebbe 2,1 miliardi di debiti con le banche e di questi 1,8 miliardi sarebbero a breve termine. Dunque, mettete insieme uno, più uno più uno e sommate. Un altro pezzo dello scacchiere del potere renziano che finisce insomma tra le mani dell’attuale premier.

In effetti non è un mistero che i rapporti tra la Guidi e il presidente del consiglio siano stati improntati in questi due anni ad un cordiale distacco. Non è un  mistero  nemmeno che a corrente confindustriale emiliana sconfitta, ci sia spazio per un nuovo ministro più renziano del renzi. In fondo, proprio molti   maligni sostengono che ogni retata , ogni scandalo  giudiziario sia stato costruito ad arte per fare spazio all’esercito dei renziani: si cita spesso l’Anas e il suo ricambio ai vertici, come esempio valido per le altre bufere giudiziarie degli ultimi due anni. Quindi, sconfitta la cordata emiliana di Confindustria, il giorno dopo si fa fuori la Guidi. Semplice, no?

Ma questa è solo una delle due ipotesi. L’altra, meno felice per l’ex sindaco di Firenze, e forse la più accreditata,  è che la Guidi abbia fatto un passo indietro per non alimentare ulteriormente la bufera che sta travolgendo il governo. Poche storie, allora: il suo nome è stato sacrificato per non far cadere il governo Renzi. Un po’ come capitato con il ministro Lupi e i suoi Rolex d’oro. E però, stavolta, qualche tassello è finito involontariamente fuori posto e, mannaggia, proprio mentre Matteo era negli Stati Uniti. Perchè nell’intercettazione telefonica tra la Guidi e il suo convivente, Gianluca Gemelli, si fa il nome di Maria Elena Boschi. E la Boschi, come si sa, rappresenta il muro di cinta del potere renziano. Certo, parlare con il proprio fidanzato di argomenti cosi scottanti non sarebbe il caso. Volete comunicarvi notizie delicate? Bene, vedetevi a casa  e raccontatevi : senza usare il cellulare che potrebbe essere intercettato. Ma evidentemente i due conviventi si sentivano in una botte di ferro, nell’impunità politica, e non avevano nulla da temere. E questo probabilmente ha fregato loro, ma rischia di fregare anche la Boschi e, a cascata, anche il governo.

Perchè stavolta la reazione, non solo delle opposizioni parlamentari, ma dell’intera opinione pubblica, è stata fortissima e disgustata. Tra i tanti commenti, in ogni dove, i più ricorrenti sono sempre gli stessi. E dunque,  basta con il comitato d’affari renziano. E  basta con questa classe dirigente truffaldina ed incompetente, che da una trentina d’anni si sta mangiando l’Italia. E qui Renzi, ad essere obiettivi, non c’entra niente, almeno fino a due anni fa. Aggiungerei piuttosto che l’attuale premier è riuscito dove nemmeno Berlusconi era riuscito. E cioè  distruggere il Pd e il centro sinistra. Chiaro, e ormai ripetuto fino alla nausea, che Renzi sta guidando un esecutivo di destra e ha trascinato a destra anche il partito democratico o  quel che ne rimane. Fino a distruggerlo, appunto. E questo è delittuoso, certo. Soprattutto per chi come me  credeva in un grande partito cattolico, di sinistra e ideologicamente progressista, nonostante i presupposti veltroniani non incoraggiassero all’ottimismo. Ma ancora più delittuoso è che si siano buttati due anni. Renzi infatti non è riuscito a risollevare il Paese. Anzi. Lo ha affossato ancora di più di quando al governo c’era Berlusconi, annichilendo le garanzie dei lavoratori e anni e anni di lotte sindacali, portando l’Italia in deflazione, imballando il motore della ripresa, e assecondando operazioni finanziarie buone solo, qui sì,  per il suo comitato d’affari .

A conti fatti quindi, dove non poterono i Rolex di Maurizio  Lupi, gli scandali  giudiziari di Expo, di Mafia Capitale, del Mose di Venezia, è riuscita la  Guidi. La gente è sempre più inferocita  ed è sempre più chiaro che questo governo del tengo famiglia, dopo lo scandalo di Banca Etruria, di cui abbiamo visto finora  nemmeno un quarto di quel che accadrà, sia in profonda crisi. Il caso dell’impianto petrolifero di Tempa rossa allora  potrebbe davvero rappresentare il de profundis  politico di Renzi e del suo esecutivo. Perchè avviene ad un passo dal referendum sulle trivelle (uno splendido assist per i comitati No Triv) e solo ora si inizia a capire perchè il governo remasse contro.  E  poi perchè arriva dopo tutti gli scandali che hanno visto i renziani coinvolti e perchèil solco tra Renzi e l’opinione pubblica si è ormai ingigantito a dismisura.

Non solo. Mettiamoci anche i macigni che Marino si è tolto dalle scarpe presentando  il suo libro un marziano a Roma, e  la sentenza del Tar che potrebbe costringere il premier a rendere pubbliche  le ricevute delle spese  di rappresentanza di quando  era Presidente della provincia di Firenze: 600 mila euro in un anno. infine mettiamoci anche  la  travolgente  ed inaspettata grancassa  dei media e dei social network sulle dimissioni della Guidi . Tutto in 24 ore. E tutto come se la troika e le lobby non si fidassero più del premier che avevano messo lì poco più di due anni fa. Multinazionali e grandi potenze  economiche vogliono continuare a  banchettare come gufi ( loro si) e avvoltoi , sulle spoglie dell’Italia privatizzata. Ma evidentemente c’è stato un corto circuito. Matteo è fritto. Ed e’ come se i poteri forti , con questo un due tre,  fossero pronti a sostituire il troppo ambizioso premier con qualcun altro.

Già, ma con  chi? L’unico nome spendibile appare quello di Mario Draghi. Ma sarebbe il disperato jolly che , come a Giochi senza Frontiere (trasmissione Rai anni 60), le lobby si giocherebbero per non affondare. Perchè è chiaro che le difficoltà di Renzi coincidono con quelle della troika, della finanza e di  tutti i poteri forti: più o meno leciti. Certo è che se davvero dovesse arrivare Draghi alla guida diretta  del nostro Paese, fatemi un fischio. E iniziamoci a preoccupare sul serio. Perchè stavolta le multinazionali, statene certi,  non farebbero prigionieri.

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1 commento

Vecchia Talpa 2 Aprile 2016 - 10:37

Senza spintarella il sistema politico italiano reggerà per molto ancora. Manca la spinta sociale, manca il ricambio credibile, Il Governo è forte per la sua stessa debolezza!

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