Le leggi Speedy Gonzales del ‘sì’

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti,

di Alfredo Morganti – 24 maggio 2016

Vi dico la verità, le ‘ragioni’ di chi voterà ‘sì’ mi preoccupano un po’. Le rispetto, ma mi preoccupano. Prendete Targetti, pm di Milano. Oggi su Repubblica si dichiara d’accordo col superamento del bicameralismo. Lasciamo andare che la riforma non supera in realtà il bicameralismo, ma lo rende imperfetto, affidando comunque a un Senato dopolavoristico la materia costituzionale. Diciamo che per ‘superamento’ i sostenitori del sì intendono il fatto che sarà solo la Camera ad approvare le leggi e concedere la fiducia al Governo. Ora, a questo proposito, Targetti si dice entusiasta. Ci sono luci e ombre nella riforma, aggiunge, ma legiferando una sola Camera (io aggiungo ‘dopata’ dal maggioritario) saranno più veloci i tempi di approvazione delle leggi. Saranno leggi Speedy Gonzales, traduco. Ma perché questo bisogno di velocità? Spiega Targetti: “una volta le leggi erano destinate a durare nel tempo e era meglio che fossero ben ponderate. Ora la realtà è così in movimento che, appena fatte, le leggi sono già vecchie e devono essere subito aggiornate, e il bicameralismo rallenta”.

Non trovate questa motivazione mostruosa? Il punto focale sarebbe il tempo di vita delle norme. Le leggi oggi invecchierebbero velocemente, e andrebbero sostituite altrettanto rapidamente. Il bicameralismo, troppo ponderatore, rallentava questa corsa pazza alla ri-legislazione, per questo doveva essere cancellato. Non serve più ‘ben ponderare’ le norme, anzi la ponderazione è ormai un difetto marchiano. Una zavorra, un vulnus alla capacità decisionale. Legiferare non è più valutare collettivamente, non è più analizzare a pieno i testi di legge. Legiferare è legiferare, punto; il più velocemente possibile perché la realtà è più lesta del vecchio bicameralismo e forse di ogni tipo di parlamentarismo su basi proporzionali, o del parlamento tout court. La legge, così velocizzata per star dietro ai presunti ritmi della realtà, diventa ‘pret a porter’, uno strumento nelle mani del detentore del potere di turno. Più veloce persino della realtà, perde il carattere di ‘disegno’ generale e subordina la propria imperatività autonoma alle ambizioni e ai bisogni di chi le formula. Non sono un giurista, ma ci vuole poco a immaginare la formazione delle leggi del tutto curvata a esigenze anche spicciole, tecniche, di risulta, tutte spacciate per realtà che fugge via. Il porcellum fu questo, d’altronde, una legge cucinata al volo per ‘non’ fare vincere Prodi. L’Italicum, al contrario serve per fare vincere. Il negativo diventa positivo, ma la sostanza non cambia.

La cosa ancor più mostruosa è il mito della velocità, che sembra aver preso possesso di tutto e tutti. Come se le cose fatte al volo siano migliori di quelle ‘ben ponderate’, come dice lo stesso Targetti. Come se scattare come una molla (quasi sempre a comando) sia più efficace che resistere, talvolta, a questo comando esigendo tempi di riflessione e di valutazione essenziali. Come se parlarsi in Parlamento, nelle Commissioni, collaborare alla stesura delle leggi, farle anche decantare un po’, confrontarsi sia sbagliato, sia inciucio, sia un freno allo sviluppo del Paese. Come se l’accordo parlamentare fosse diabolico di per sé. Il tema che lega tutte le ragioni del sì, in fondo, è solo uno: non vogliamo avere le mani legate, vogliamo decidere a stretto giro, vogliamo farlo al volo e senza freni. Ce lo chiede la realtà, o forse la sua ipostasi, come direbbe Targetti. Solo che, su questa china, si arriva all’idea che l’uomo solo potrebbe essere alla fin fine più efficace e libero senza il Parlamento ponderatore. Che la sua intuizione geniale sia la vera forza di una nazione al passo della realtà, e la sua capacità decisionale istantanea sia meglio di ogni votazione collettiva, anche del genere ‘non-ponderato’. Ci vuole poco poi ad aggiungere: per ‘fare’ velocemente le cose, le chiacchiere stiano a zero. Ci vuole poco a scambiare la democrazia per chiacchiera. E lo zero per un valore. Basterà solo un passettino più avanti. Poco poco. In Italia ne sappiamo qualcosa, d’altronde.

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