di Alfredo Morganti – 13 settembre 2016
Per darvi un’idea del casino. Fino a poco tempo fa, l’Italicum era la legge migliore del mondo, una cosa che gli altri ci avrebbero addirittura imitato. Ciò in virtù della sua caratteristica principale, ossia il premio maggioritario alla lista per garantire la governabilità e certificare la vittoria sin dalla sera della domenica (ma perché poi? ma da quando la politica si decide allo sprint come una gara di centometristi?). Poi i primi dubbi, i primi sguardi perplessi nelle riunioni riservate. Oggi il terrore ormai manifesto che la nuova (e intonsa) legge possa favorire i 5stelle, proprio come raccontano i sondaggi-simulazioni di queste ultime settimane. D’altronde l’Italicum era nato nella brodaglia del Patto del Nazareno, quando pessimi analisti politici confidavano nella possibilità che tutta la complessità della politica italiana potesse ridursi d’accatto alla disfida tra un Renzi emergente e un Berlusconi calante. Pessimi analisti e pessimi oracoli. Con la successiva e terribile scoperta che la realtà politica italiana è almeno tripolare, se non più complessa, i timori sono divenuti panico. La legge elettorale più bella del mondo si è scoperta vecchia e da rottamare prima ancora di essere utilizzata una sola volta. Eccellente metafora dei guai del decisionismo, che predica soluzioni lampo, che forza il voto con la fiducia, che vorrebbe per il futuro un sistema smart che viva di sole decisioni di vertice e mai di iter politico-parlamentari più adeguati alla fase. Col risultato di tornare di nuovo daccapo, e senza passare per il ‘Via!’.
Basterebbe questo a segnare i limiti e la sostanza di un decisionismo d’accatto, che rallenta invece di velocizzare i tempi effettivi delle decisione. Se si fosse avviato un vero dibattito parlamentare (non la fiducia e le alzate di mano a comando), se si fosse adottato il livello di mediazione opportuno, se si fossero valutate con attenzione cause e concause, senza demagogia e senza far conto solo sul proprio tornaconto, oggi avremo una legge migliore, senza dover tornare sul tracciato percorso, senza spaccature politiche, mostrando la saggezza dovuta alla circostanza. Lupi oggi confessa che “le condizioni sono mutate rispetto al giorno in cui abbiamo approvato la legge”. Capite? Pensavano di vincere a man bassa, facendo fuori Grillo, e oggi scoprono che le ‘condizioni sono mutate’, ossia ‘mi sa che vince proprio Grillo’. Le leggi, conferma Lupi, questi le fanno sulla base delle convenienze, dei calcoli, degli interessi ristretti. Per questo poi si vota sulla fiducia. Per questo non si discute più, e tutto si riduce a mettere in campo, a scatola chiusa, un meccanismo che porti solo acqua al proprio mulino. Il casino dicevo. Lo stesso Lupi oggi propone di copiare le Regioni. Tale Parrini, ispiratore del Toscanellum (antecedente toscano dell’Italicum), invece, ripropone il Provincellum. Magari poi verrà un altro e suggerirà il Sorteggellum oppure un Bussolottum come a tombola. Senza calcolare la variabile Corte Costituzionale il 4 ottobre. Insomma, siamo nelle mani di Dio. Una sorta di Provvidentium.