L’errore di rotta contro i corrotti

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Massimo Villone
Fonte: Il Manifesto
Url fonte: http://fondazionepintor.net/giustizia/villone/rotta/

di Massimo Villone, 10 dicembre 2014

Tanto tuonò che piovve. Renzi ha final­mente alzato la voce sulla cor­ru­zione: in sin­tesi, san­zioni più pesanti e pre­scri­zione più lunga. Certo non può far male, ma da qui a dire che siano prov­ve­di­menti deci­sivi, o anche solo effi­caci, ce ne corre. Il punto debole è nel guar­dare esclu­si­va­mente alla repres­sione, che viene a valle di un danno già pro­dotto, e col­pi­sce solo la parte di esso che diventa visi­bile. È l’antibiotico quando la feb­bre è già alta. Invece, è opi­nione lar­ga­mente dif­fusa tra chi stu­dia o com­batte il feno­meno in prima linea, che la chiave prin­ci­pale di rispo­sta sia nella prevenzione. Cosa si possa fare per la pub­blica ammi­ni­stra­zione abbiamo su que­ste pagine già scritto, e non vogliamo ripe­terci. Ma nella cor­ru­zione l’amministrazione si lega stret­ta­mente alla poli­tica. E curare l’una lasciando al pro­prio destino l’altra pro­dur­rebbe solo illu­sioni. La pre­ven­zione nella pub­blica ammi­ni­stra­zione deve andare di pari passo con la pre­ven­zione nella poli­tica. La domanda allora è: come si pre­viene la cor­ru­zione in poli­tica? Anche qui la via della repres­sione è più chia­ra­mente visi­bile. Non è certo la prima volta che impor­tanti orga­niz­za­zioni locali di par­tito ven­gono com­mis­sa­riate. Ma i risul­tati non sono stati ecla­tanti. Capi e capetti hanno man­te­nuto i pro­pri feudi, e le truppe cam­mel­late a difesa. Hanno sere­na­mente attra­ver­sato orda­lie pri­ma­riali, ele­zioni di dele­gati e di organi diri­genti locali e nazio­nali, can­di­da­ture, tutto rigo­ro­sa­mente diviso per quota secondo i rap­porti di forza. Il punto è che per l’osservatore esterno un com­mis­sa­rio si col­loca a metà tra Robe­spierre e Napo­leone. Visto dall’interno, è lar­ga­mente ostag­gio dei ras locali, che gli pre­stano al più omaggi ver­bali defi­lan­dosi men­tre si placa la tempesta. Auspi­chiamo per Orfini ogni suc­cesso. Certo non gli augu­riamo la fine di quei com­mis­sari PD che abbiamo visto cadere sul campo in tempi e luo­ghi diversi. Sco­pre ora che un cat­tivo uso delle pri­ma­rie o delle pre­fe­renze può aprire la strada alla cor­ru­zione. E c’era biso­gno del ter­re­moto romano per saperlo? Non abbiamo già assi­stito nelle orda­lie pri­ma­riali a casi di disfa­ci­mento putre­scente di orga­niz­za­zioni di par­tito un tempo forti e orgo­gliose? Non abbiamo visto le truppe cam­mel­late al ser­vi­zio di que­sto o quel capo­tribù? Non abbiamo già capito che le pri­ma­rie pos­sono solo aumen­tare i costi della poli­tica? Quanto alle pre­fe­renze, si sus­surra che un seg­gio in con­si­glio regio­nale o per­sino in un con­si­glio comu­nale di grande città arrivi a costare al can­di­dato cen­ti­naia di migliaia di euro. Vero o falso? E le ini­zia­tive di finan­zia­mento che si mol­ti­pli­cano – cene, feste e quant’altro – sono sim­posi di anime belle, o ter­reno di col­tura per la domanda e l’offerta di cui la cor­ru­zione si alimenta? Tutto quel che vediamo acca­dere non si cura solo com­mi­nando galera, incan­di­da­bi­lità o espul­sioni a sin­goli poli­tici cor­rotti. Que­sto, benin­teso, va fatto, e senza esi­ta­zione. Ma — rima­nendo le con­di­zioni immu­tate — se ci si limita con sen­tenze esem­plari o com­mis­sari di ferro a togliere di mezzo i cor­rotti, altri ver­ranno a pren­derne il posto. Biso­gna invece creare un ambiente com­ples­si­va­mente sfa­vo­re­vole al venire in essere di feno­meni cor­rut­tivi. Poten­ziare gli anticorpi. Il pro­blema si coglie in tutta la sua por­tata con­si­de­rando che oggi – e invero da anni — le scelte vanno in dire­zione oppo­sta a quella neces­sa­ria. Un senato non elet­tivo, imbot­tito del ceto poli­tico più cor­rotto che ci sia, inde­bo­li­sce la lotta alla cor­ru­zione. Come la inde­bo­li­scono modelli isti­tu­zio­nali e leggi elet­to­rali iper­mag­gio­ri­ta­rie che tagliano dra­sti­ca­mente rap­pre­sen­tanza e voci di dis­senso e cri­tica, ren­dono il par­la­mento servo dell’esecutivo, met­tono la mor­dac­chia all’opposizione. La inde­bo­li­sce una lista bloc­cata – in tutto o in parte — che toglie la scelta agli elet­tori e apre la via alle spar­ti­zioni interne ai par­titi. Pari­menti e per gli stessi motivi la inde­bo­li­sce il dif­fon­dersi di leggi elet­to­rali iper­mag­gio­ri­ta­rie a livello regio­nale. La inde­bo­li­sce il ricorso a modelli elet­tivi di secondo grado, e basta a tale pro­po­sito guar­dare alle ten­denze spar­ti­to­rie e clien­te­lari mani­fe­state da ultimo nelle ele­zioni metro­po­li­tane. La inde­bo­li­sce il ricorso a pri­ma­rie – in spe­cie se aperte — che sono tali anzi­tutto verso le dege­ne­ra­zioni cor­ren­ti­zie e non solo. La inde­bo­li­sce il sostan­ziale azze­ra­mento del finan­zia­mento pub­blico della poli­tica, che apre la porta a con­tri­bu­zioni spesso discu­ti­bili, quando non incon­fes­sa­bili e pericolose. Per con­tra­stare effi­ca­ce­mente la cor­ru­zione in poli­tica sarebbe oggi indi­spen­sa­bile un dise­gno stra­te­gico e strut­tu­rato. Sistema elet­to­rale, isti­tu­zioni, sog­getti poli­tici, diritti dei cit­ta­dini e dei mili­tanti sono tes­sere di un mosaico com­plesso in cui tutto si tiene. Fin qui è stata presa la strada sba­gliata, e certo non va nel senso giu­sto chi disperde un patri­mo­nio di cen­ti­naia di migliaia di tes­sere, come è acca­duto per il Pd. Regole e scelte poli­ti­che vanno ricon­si­de­rate in fun­zione degli obiet­tivi, e tra que­sti la lotta alla cor­ru­zione deve avere il primo posto. Com­pito forse dif­fi­cile, ma non impos­si­bile per lo sta­ti­sta pen­soso della res publica. Sem­pre che rie­sca a distin­guerla dal pro­prio destino.

  da il manifesto del 11 dicembre 2014

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