Fonte: http://www.montemesolaonline.it/capo-stupido.html
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di Coro Cosimo – 7 gennaio 2017
“Tutto quello che c’è da sapere sul vostro capo”
oggetto: il potere decisionale è facoltà di chi dirige, ed è giusto che sia così, ma se tale potere viene messo nelle mani di individui incapaci diventa una forza a perdere dirompente, in caso di decisioni sbagliate non esiste possibilità di arrestarla prima ancora di far danni
Caro Babbo Natale,
un dibattito sulla stupidità, forse sarebbe meglio per ovvie ragioni di etichetta definirla improduttività dei dirigenti, non è mai stato affrontato e considerato il particolare momento di crisi economica, le polemiche sulla flessibilità, produttività e il confronto concorrenziale nella globalizzazione sfavorevole per l’Italia e poiché direttori e quadri portano in alto gli indici dei costi per le imprese, si rende necessario chiedersi, quanti dirigenti inutili e quali quelli dannosi. Credo pertanto che non sia affatto un tabù discuterne nelle sedi opportune affinché si avvii al più presto un disciplinamento in merito.
Premetto che la mia esperienza in materia è stata ben formata alle dipendenze in una delle più grandi aziende italiane produttrici di laterizi, con sede in Puglia, ora in macerie.
E’ sempre più frequente nelle aziende, ma anche nella pubblica amministrazione e nel mondo politico, che i capi non sono affatto operativi, sono sterili di idee e si limitano esclusivamente alle formalità o al comodo ruolo di rappresentanza interna tra i vari livelli delle maestranze e più delle volte rappresentano se stessi facendo uso del linguaggio del corpo.
Sono convinto che verrebbe fuori una bella e costruttiva disputa tra chi non fa di tutta l’erba un fascio e chi pensa come il sottoscritto che in un seminato o sono tutti intelligenti o tutti imbecilli. In un collegio dirigenziale se prevale l’intelligenza, l’imbecille non avrebbe chance di imporsi e coabitare, mentre in quello opposto è esattamente il contrario. Se si dispone di potere decisionale, persone intelligenti e persone stupide non arrivano a condividere lo stesso luogo di lavoro, è impossibile eticamente, si fanno posto o gli uni o gli altri.
Dove già domina la stupidità in un qualsiasi ambiente di lavoro l’incapace è apprezzato e preso in considerazione e avviato in carriera poiché non innesca rivalità professionale contro il capo, fesso chiama fesso e l’intelligente è visto come un nemico sopprimere (vale anche per ladro chiama ladro e corrotto chiama corrotto). Il capo imbecille teme la competizione, quindi meglio alzare le quotazioni a soggetti a propria immagine e somiglianza, se un po’ più idiota tanto meglio, così almeno si conserva la differenza in suo favore. La giovane promessa, potenzialmente scarsa, non crea imbarazzo al capo mettendo in luce la sua incompetenza, e convivono in simbiosi. Ed il prodotto dell’identico opportunismo è anche il rapporto che si istituisce tra il dirigente incompetente e i dipendenti ugualmente incapaci e quelli fannulloni, è vero idillio, sempre pronti a lisciare il capo per assicurarsi il confort sul posto di lavoro e ogni occasione è buona per mettere in scena le virtù, false, del capo “il direttore è dritto, il direttore sa il fatto suo, il direttore sa risolvere i problemi”. Ne consegue che il capo imbecille ricambi la stima e si instauri tra le parti una vera e propria cupola all’interno dell’ambiente di lavoro. Purtroppo il fenomeno della presenza dei capi imbecilli avviene con ricambio esponenziale ed è in crescita, caricando sempre più i passivi aziendali.
I dirigenti stupidi, oltre ad essere incapaci nel proprio mestiere, sono anche di basso profilo etico, attributi concatenati, sono codardi e bugiardi. Se si trovano in un pasticcio pur di scaricarsi dalle proprie responsabilità sono abili ad incolpare chiunque, ma sono sempre pronti ad accollarsi meriti altrui. E se si vedono ad un certo punto della propria carriera in prossimità di un imbuto, intensificano le leccate ai diretti superiori e pur di mettere in difficoltà e per scavalcarlo complotta contro il rivale.
Queste condotte sono uno schifo quotidiano, appestano l’ambiente di lavoro = meno rendimento, e si tratta di produrre in malora, ma si muore anche per una decisione sbagliata a cui non si è posto rimedio immediato, come è accaduto al porto di Genova, il crollo della torre di controllo, una strage con nove morti. Ma chi è stato il genio che ha deciso che doveva per forza sorgere in quel punto? ma non poteva farla più dentro di qualche metro e non come una palafitta? Eppure era prevedibile che su migliaia di manovre qualche nave, per effetto di un’avaria, un rimorchiatore che resta senza nafta, una cima che si strappa o un banale errore umano, potesse cozzarci contro ed abbatterla. La Jolly Nero non volava a bassa quota, è semplicemente arrivata contro galleggiando in acqua. Per l’ok alla costruzione della torre è immischiata una schiera di dirigenti idioti di vari comparti amministrativi, un classico esempio di “stupidità collegiale”.
E’ così che succede; il più alto in grado prende una decisione e la si da per scontato che è quella giusta dato il posto prestigioso che lui occupa, quindi il suo prossimo non si sogna minimamente di contrariarlo per timore di confrontarsi con chi è indubbiamente competente, oltretutto mettersi contro gli darebbe un dispiacere e quindi meglio fargli piacere che si guadagna una pacca sulla spalla. E ancora il prossimo.. se dall’alto hanno deciso che così è meglio, vuol dire che effettivamente lo è, e poi perché dovrei andare contro corrente e dire che non va bene col rischio di essere considerato poco propenso a riconoscere un piano di lavoro intelligente? Allineandosi al giudizio predominante premia anche, si da l’impressione di avere l’attitudine a saper valutare e dare di proprio i giudizi, ci si sente un po’ geniali dentro, infatti solo chi è geniale ha il dono di riconoscere la genialità altrui, tanto non c’è nessun rischio di essere preso per incompetente per ciò che appare ovvio e via via tutti subiscono l’effetto placebo del direttore = genio. Se è già stato stabilito così da chi ha facoltà di decidere poi chi avrà il coraggio di obiettare senza essere preso per incompetente? nessuno.
Come nella favola del re nudo, nessuno tra i ministri, uno dopo l’altro, re compreso, aveva il coraggio di ammettere di non vedere nulla nel telaio per non incorrere di essere considerato stupido, poiché il sarto li aveva avvertiti che solo le persone intelligenti posseggono il dono di apprezzare la bellezza della tela, mentre le persone stupide non riescono neanche a vedere la tela.
La dilagante stupidità della classe dirigente non può essere più accettata, la sindrome dello schettino è ormai diventata piaga nazionale e sta incancrenendo tutto il settore produttivo, amministrativo e politico, è devastante, ci sta affondando tutti.
Sempre più spesso sentiamo parlare di meritocrazia, anche se è più un ritornello che un reale progetto, ma condivido solo in parte poiché un concetto veramente doc dovrebbe includere la stupidocrazia, premiare il merito si, ma anche penalizzare gli imbecilli. “L’Agenzia delle Entrate ha proposto agevolazioni fiscali per il rientro in patria dei cervelli”, ma se non c’è nessuna disposizione per l’esilio degli imbecilli, non ci sono posti vacanti da offrire.
E’ ridicolo che sono gli stessi a pretendere di portare l’Italia fuori dalla voragine perché sono tutti ben saldi ai loro posti.
C’è assolutamente bisogno di derattizzare i luoghi produttivi e di investire nei cervelli d’opera e nella mano d’opera e non negli abiti del monaco come si è sempre fatto e si continua ancora a fare.
Tengo a precisare, per evitare che qualche capo con la coda di paglia tenti di cavalcare il cavallo contro la mia tesi semplicemente reclamando il merito di tutta la categoria per l’eccellenza di tante aziende italiane che effettivamente lo sono, che quanto affermo accade in quelle aziende e amministrazioni dove intermedia una trafila di individui tra la proprietà e i dipendenti di base, sembrano masserie senza padrone pullulanti di raccomandati. A differenza di tante piccole realtà dove responsabili e maestranze vengono quotidianamente sottoposti individualmente a continui test di professionalità e capacità produttive in modo diretto dal padrone stesso, e se esse soffrono, malgrado la passione e il costante impegno, è perché devono sostenere tutto il carico del sistema italiano.
“Navi di legno comandate da uomini con la testa di ferro hanno affondato navi di ferro comandate da uomini con la testa di legno”, sono passati gli anni, il secolo, e in Italia nulla cambia, Babbo Natale, basta doni agli imbecilli.