Levi Della Torre: “Il Pd ha rinunciato a essere un partito di parte sociale, a rappresentare chi lavora per rappresentare un po’ tutti, come fu la Dc – È possibile che i 5S siano in grado di avere un’attrazione tra i lavoratori portando via elettori alla destra”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Lorenzo Giarelli
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Nipote di Carlo Levi: “Negli anni i dem hanno rinunciato a rappresentare i diritti sociali per farsi partito di establishment e questo ha lasciato lo spazio alla destra. Conte ha portato il Movimento vagamente a sinistra”

“Il Pd ha rinunciato a essere un partito di parte sociale, a rappresentare chi lavora per rappresentare un po’ tutti e farsi partito-Stato, come fu la Dc”. Stefano Levi Della Torre, pittore e saggista, nipote di Carlo Levi, non ha dubbi sulla trasformazione genetica del Pd, che “ha ignorato i diritti sociali”, consentendo ai 5 Stelle di occuparsene a loro modo e alle destre di avanzare tra le classi meno agiate.

Professor Levi Della Torre, partiamo dall’inizio. Condivide la paura dem per l’avanzata neo-fascista?

Fascismo e antifascismo, in senso non specifico ma lato, non riguardano tanto il passato quanto il futuro perché le forze reazionarie stanno attaccando le democrazie in tutto il mondo. L’antifascismo vale non se nostalgia, ma se prospettiva. Il problema è: cosa contrapponiamo alla reazione? Quale visione di società e di futuro? Questa visione d’insieme è debole a sinistra. E manca anche per una passività culturale. Nel mondo sono nati movimenti carichi di prospettive – quello delle donne, quello per i beni comuni, dei giovani per l’ambiente –, ma i partiti li guardano con fastidio perché si sentono messi in discussione. È invece strategica una sinergia tra movimenti e partiti, per consentire un rinnovamento delle prospettive e dei partiti stessi.

Traducendo tutto ciò nel sistema dei partiti italiani, rimpiange la rottura dell’asse Pd-5 Stelle?

Entrambi hanno perso un’occasione. Cercano di farsi valere singolarmente. Il Pd come partito establishment, mediatore di tutti gli interessi come ha da essere lo Stato; quello di Conte come occupatore in parte dello spazio sociale che il Pd ha abbandonato. Mi auguro che almeno dopo le elezioni ci sia la ripresa di una collaborazione.

Qual è stata la colpa del Pd?

Ha cercato di darsi l’immagine di un partito attivo soprattutto per i diritti civili, mentre per anni ha aderito a criteri “liberisti” contro i diritti sociali. Non che ci sia contrasto tra gli uni e gli altri, intendiamoci, ma il messaggio arrivato alle persone è che il Pd si concentra sui diritti di minoranze particolari, diritti sacrosanti che a quel punto, però, passavano per “privilegi” di pochi, visto che si ignoravano invece i problemi del lavoro, della scuola, della sanità, dell’ambiente e della giustizia fiscale. La gente si è sentita trascurata o tradita fino a trovare corrispondenza della propria rabbia nella retorica protestataria della destra. Dal ’68 fino agli anni 80 è stato l’avanzamento dei diritti sociali ad aprire la strada all’avanzamento dei diritti civili. Questo è lo schema che il Pd ha disatteso.

Crede che quello spazio a sinistra possano occuparlo i 5 Stelle?

Bisogna leggere la trasformazione del Movimento. Per me è nato come un pantano equivoco “né di destra né di sinistra”. Mentre il Pd, con Renzi, degenerava in “partito dello Stato”, loro si presumevano “movimento del popolo”. Cosa equivoca in entrambi i casi. Ma i 5 Stelle non sono più quelli di Grillo, Conte ha iniziato un percorso che volge vagamente a sinistra quel che resta di quel pantano. Per questo vedo con favore una sinergia tra Pd e M5S, perché le critiche che ciascuna delle due parti rivolge all’altra possono essere utili per fare del “Centro di sinistra” almeno un centro-sinistra.

I 5S strapperanno voti alla destra?

Nella lotta politica, spesso più dei programmi conta la tonalità: l’elettore si rivolge a chi meglio interpreta il suo disagio, la sua rabbia. I successi della Meloni sono dovuti a questo. È possibile che i 5S siano in grado di avere un’attrazione tra i lavoratori proprio in termini di tonalità, portando via elettori alla destra.

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