Url fonte: https://convergenzasocialista.com/2017/11/06/forum-marsiglia-santoro-sinistra-socialismo/
di Manuel Santoro, 9 novembre 2017
Considero l’appuntamento del forum delle forze progressiste di Marsiglia, organizzato dal Partito della Sinistra Europea, il primo passo per una convergenza politico-programmatica di un certo rilievo che ci potrebbe permettere di valorizzare un percorso condiviso non solo in Europa, rafforzando così la Sinistra Europea, ma soprattutto a casa nostra, facilitando l’avvicinamento di forze politiche affini per le sfide di domani.
In questi lunghi anni la sinistra ha perso di peso specifico e, seppur il cuore politico di Convergenza Socialista risieda nella rifondazione del socialismo italiano, siamo consapevoli del fatto che la questione della sinistra sia interconnessa fortemente alla questione socialista.
Le politiche che condizionano le vite di milioni di uomini e di donne sono sempre più decise in Europa, non negli Stati nazionali, ed è quindi necessario attrezzarsi per avviare un percorso politico chiaro e condiviso, appoggiandoci sui tratti generali, sulle direttrici fondamentali, della piattaforma politica della Sinistra Europea. Che tale percorso si prolunghi nel tempo e nello spazio. I forum sono l’opportunità giusta per avviare questo confronto e Marsiglia è il primo passo. Facciamoli crescere negli anni e lavoriamo in Italia per creare le condizioni per una convergenza di forze, un fronte politico che abbia in mente una idea di società. Non inseguiamo progetti slegati dalla politica. Non inseguiamo convergenze che non abbiano un minimo comune denominatore in Europa.
Un percorso di condivisone politica di obiettivi precisi può essere portato avanti solo all’interno del Partito della Sinistra Europea, attraverso lo strumento dei Forum.
L’importanza del forum di Marsiglia è, quindi, nell’essere il primo passo per una convergenza di forze legate insieme dalla linea politica della Sinistra Europea. La linea politica diventa il collante per un percorso comune al quale tanti altri potranno unirsi rendendo forte e reale un fronte politico serio negli Stati nazionali. E se la linea politica è il collante, un programma minimo potrebbe esserne il manifesto.
Alcune idee:
In Europa dobbiamo lottare contro le politiche di austerità sin qui adottate, promuovere ed ottenere il primato della politica sulla finanza, chiedere con forza la realizzazione di un’Europa politica, non tecnocratica. E’ altresì fondamentale capovolgere profondamente l’idea di Europa, le sue funzioni, i suoi vincoli, iniziando dal Fiscal Compact e dal Patto di stabilità e crescita, dalla creazione di una rete bancaria pubblica e socialmente utile, dall’utilizzo del QUARS o altro indice qualitativo, alternativo al PIL, anche in chiave europea, come indice per descrivere un nuovo modello di sviluppo basato sull’equità e sulla sostenibilità. Lavorare per una Europa democratica, sociale.
Ripensare le politiche di governo in modo tale da ricostruire un welfare di “pubblica utilità” che punti sui temi di sempre con l’intento di assicurare il necessario a tutti, uomini e donne. Salute, casa, istruzione, lavoro, benessere economico, sicurezza, paesaggio e patrimonio culturale, ambiente, ricerca, innovazione, servizi, ecc. Proporre la nazionalizzazione delle risorse naturali e dei servizi di base, incluso quello bancario, ed avviarvi verso la piena ed equa ridistribuzione della ricchezza.
Affrontare la questione dell’informazione, tv e giornali, in mano a pochi individui. Senza una multipolarità dell’informazione non vi è vera democrazia.
Prendere coscienza che viviamo in un mondo globalizzato in guerra. Non mi riferisco solo alle guerre finanziarie e valutarie occulte ai più, ma a veri conflitti armati, piccoli e meno piccoli, causati da interessi economici e geopolitici vari e noti, i cui effetti sono morte, miseria, fughe ed emigrazioni forzate. Grandi migrazioni forzate, poiché necessarie, effetto di guerre che sono a loro volta effetto degli interessi economici e geopolitici di nazioni, spesso, lontane ed immuni dagli effetti delle proprie azioni. Se la causa è l’interesse economico e geopolitico di pochi ed uno degli effetti finali è la migrazione di massa, il nostro dovere non è quello di attaccare gli effetti ma la causa che rende il mondo meno vivibile, meno sicuro. Dobbiamo contrastare con forza coloro che, lontani e dietro le quinte, destabilizzano Paesi, pianificano soluzioni, organizzano gruppi armati, per i propri interessi e contro gli interessi delle collettività del pianeta.