L’Italia cinica: la vicenda Consip e i suoi riflessi politici

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 2 marzo 2017

L’Italia cinica (o la palude, o il porto delle nebbie, fate voi)

Se un commentatore pacato, sin troppo, come Stefano Folli scrive su ‘Repubblica’ quello che ha scritto oggi, allora c’è da preoccuparsi. Il tema è la vicenda Consip e i suoi riflessi politici. “Quello che si è saputo – scrive Folli – lascia inquieti, per non dire sconvolti. Le accuse della procura appaiono ben definite e sostenute da prove non approssimative. […] Non si renderebbe un buon servizio alla verità edulcorando le notizie che arrivano”. “Sta emergendo – continua – il reticolo di un sistema di potere forse ancora artigianale […] ma senza dubbio famelico, spregiudicato e del tutto privo di etica pubblica. Qui si misura quanta retorica ci sia o ci sia stata nell’approccio ‘nuovista’ degli ultimi anni, dietro il quale è mancato un reale rinnovamento morale del costume politico”. “Un cinismo senza valori che contribuisce a uccidere, fra l’altro, le speranze di una generazione di giovani”. Sembra un epitaffio, tale è la gravità e la solennità di queste parole. Pronunciate non da un giornalista d’assalto, che cerca l’effetto, no. Stefano Folli pesa le parole una a una, è parco, non eccede mai. È ‘grigio’ nel modo giusto.

Lascio a voi il commento di questi stralci (e del pezzo per intero, se vogliate leggerlo). Io mi limito a esprimere l’ovvia considerazione che tocca alla giustizia indagare, e che prima di un processo nessuno è colpevole. Ma, ciò detto, il mio sconcerto è reale. O meglio il mio scoramento, per una fase politica che di politico non ha quasi più nulla. Che fa da corona all’Italia cinica contro cui punta il dito Folli. Dove tutto è evento, tutto è comunicazione, tutto è immagine, tutto è ‘vittoria’ o ‘sconfitta’, tutto si è liquefatto sull’altare dei plebisciti (veri o sognati), tutto è nei ‘riposizionamenti’, tutto è nelle proprie carriere personali, tutto è fuori dai partiti (perché i partiti non esistono più, nel tripudio dell’opinione pubblica), tutto è fuori dalle istituzioni rappresentative (perché il Parlamento alza la manina solo a fiducia), tutto è fuori dalla cultura politica (surrogata da quattro termini anglosassoni e da vuoti discorsi-fiume), tutto è delegato a classi dirigenti abborracciate, tutto è affidato al quarantenne ‘scalatore’e tutti vi si nascondono dietro pronti magari al complotto, tutto è in un tweet e null’altro nei dibattiti, nelle discussioni, nei confronti, nel dialogo, nella pluralità delle voci zittite però da una solo motto: ‘Vincere, e vinceremo!’. E infine tutto è opinione pubblica e nulla resta, o quasi, dell’architettura fragile di una democrazia rappresentativa come quella italiana: un’ opinione pubblica ridotta, ovviamente, a ‘coro’, a utenza mediale, a figurina Panini.

Io dico che avete (abbiamo) voluto un po’ tutti questo sfacelo. La sinistra certo. Ma per primo chi ha sostenuto il PD anche in questi anni renziani. Avete voluto che tutto si ‘decidesse’ in fretta, nei tempi concessi dai media, dando l’impressione di essere degli sprinter che rincorrono sempre l’evento, producendo in cambio mostruosità politiche e giuridiche. Avete voluto che quelli ‘grigi’ (perché dotati di materia ‘grigia’, appunto) fossero rottamati, se ne andassero, scegliessero altre strade, lasciassero la Ditta, sgomberando il campo al fenomeno vincente (si fa per dire). Li avete irrisi, persino. Avete voluto che il Paese, pur in crisi, si riducesse a una larva politico-culturale, un teatrino di mezze figure, dove il populismo e la destra scorrazzano, e così i faccendieri, i notabili e gli arruffa popolo. Una cosa, peraltro, cominciata da prima degli anni renziani, e che Renzi e i suoi sodali hanno ingigantito, se è vero che l’onda è così alta da sommergere tutto e tutti. Verrebbe perciò da dire: lo avete voluto? Bene, adesso ve lo tenete. È roba vostra. Ve lo meritate. Tutto, dalla A alla Zeta, senza sconti, senza buonismi, senza 3×2. Se non che l’Italia è più importante di questa melma, e così i nostri figli e chi è ultimo socialmente, e allora esorto: c’è spazio fuori dal PD, ed è lì che c’è la sinistra che amo. Rimboccatevi le mani, dunque, e fate qualcosa. Basta anche una sola parola in una discussione. Come si chiamino si chiamino, senza andare troppo per il sottile, senza eccessi di zelo, senza nominalismi: che siano democratici, progressisti, sinistra e magari laburisti, ecc. ecc. Contano le idee e gli ideali che si mettono in campo. Contano le scelte. La palude vera, la palude del cinismo, come la chiama Folli, sta sommergendo tutto, anche le cose belle, anche le speranze, anche l’umanità, anche la solidarietà, anche la gratitudine. Va fermata in un unico modo, con le idee, la moralità, la politica vera, non con le chiacchiere o il cinismo che stanno offuscando l’aria. A voi.

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