di Mal Volio, da Facebook 27 maggio 2014
Non è certo per snobismo, non so però unirmi a nessun festeggiamento. Né alla strepitosa vittoria di Renzi, né al 4% della lista Tsipras, che ho votato. Certo, l’Italia per una volta non fa la sua solita figura ballerina di fronte agli europei. Non dobbiamo in ogni caso nasconderci il fatto che domenica ha vinto la non politica.
Diversamente da quanto scritto da altri a me pare che quella del PD non sia però una mutazione genetica: il PD è diventato quello che gli era stato predestinato al momento della sua fondazione, ovvero un partito liquido, leaderistico e a vocazione maggioritaria, totalmente privo di un indirizzo politico e culturale, e quindi sempre succube dell’ideologia dominante. Permettetemi allora di dire che chi paragona questo soggetto politico alla DC, non ha capito proprio una mazza e forse dovrebbe cominciare a leggere qualche libro di storia e a spegnere la televisione. Il PD non è la DC (forse è qualcosa di peggiore), non ha niente a che fare con la politica novecentesca. Si tratta davvero di qualcosa di nuovo (o comunque qualcosa di nuovo in Italia), che nel suo processo di sviluppo ha registrato una breve e purtroppo fallimentare deviazione con la segreteria di Bersani.
Sono invece molto più preoccupato per la sinistra radicale. Leggo di facili entusiasmi, di dichiarazioni di intenti vuote e inconsistenti. Al contrario la situazione è tragica. Il 4% della Lista Tsipras è un dato del tutto effimero. Naturalmente per l’Europa sarà importante il contributo di Tsipras, ma per gli equilibri italiani, la forza politica della sinistra radicale, resterà quello che era prima, cioè pari a zero. Naturalmente spero di sbagliarmi, tuttavia l’antipartitismo, l’individualismo libertario, la retorica dei diritti, l’irrealismo politico, la chiacchiera movimentista, la pesantissima e inconfessata saccenteria culturale, il rifiuto verso qualsiasi modello di sviluppo industriale e il profondissimo provincialismo sono solo alcuni dei gravi difetti che, temo, impediranno al popolo italiano di Tsipras di fare quadrato e di costruire un soggetto politico all’altezza dei suoi compiti storici.
L’unica speranza è che la Grecia ci invada, ma la vedo dura. Che fare allora? Arrendersi? Naturalmente no.