Marco Revelli: “I dem contro Elly sono orfani di Renzi e la piazza di Serra aumenterà la confusione. La Ue non è nata per un’economia di guerra”

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Luca De Carolis
Fonte: Il Fatto Quotidiano

Marco Revelli: “I dem contro Elly sono orfani di Renzi e la piazza di Serra aumenterà la confusione. La Ue non è nata per un’economia di guerra”

A sentire Marco Revelli, politologo e docente universitario, c’è innanzitutto una parola che manca all’Europa e all’Italia che litigano su guerra, armi e altre sciocchezze, come direbbe Francesco Guccini: la chiarezza. “C’è una confusione indescrivibile, a tutti i livelli. E in momenti come quelli attuali la mancanza di chiarezza è un grave rischio” sostiene Revelli.

Le votazioni in Europa sul piano Von der Leyen per il riarmo e sulla risoluzione sull’Ucraina hanno spaccato in vari pezzi la politica italiana. Era inevitabile?

Partiamo con il dire che lo spettacolo offerto dalla politica europea è stato desolante. I partiti italiani, con l’eccezione di alcune aree estreme di bellicisti, hanno almeno limitato i danni dicendosi tutti contrari all’invio di truppe in Ucraina.

Il Pd è esploso: ora si parla di congresso.

Una parte del partito non ha ancora capito che la base ha eletto come segretaria Elly Schlein per un residuo istinto di conservazione. I cosiddetti riformisti, da Pina Picierno a Stefano Bonaccini, e in generale i tanti orfani di Matteo Renzi, si oppongono al cambio di direzione che Schlein sta provando a imprimere per ridare un senso al Pd. L’ascesa delle estreme destre è figlia anche delle gestioni precedenti dem, partendo da Matteo Renzi per arrivare a Paolo Gentiloni e Enrico Letta.

Perché questa eterna tendenza ad abbattere il segretario di turno?

In questo caso c’è innanzitutto conformismo, ossia la voglia di sembrare come gli altri che stanno nei palazzi europei.

Nota anche una sensibilità spiccata verso certe elite, per così dire?

Direi piuttosto che una parte del Pd si identifica nelle elite del potere economico e in certe lobby, a cominciare da quella delle armi. Del resto è stato Mario Draghi, cioè l’interprete principale delle oligarchie europee, a dire che l’economia europea deve riconvertirsi in economia di guerra: un concetto che tradisce le ragioni fondative dell’Unione europea. D’altronde c’è chi diffonde il manifesto di Ventotene e nel contempo sostiene le ragioni del riarmo, a conferma di una spaventosa confusione imperante.

Sabato a Roma ci sarà la piazza per l’Europa, convocata anche citando Ventotene.

E sarà un evento che aumenterà proprio questa confusione, visto che non è affatto chiaro per cosa sia stato convocato. Ogni partecipante ci sarà per non sentirsi solo, ma ognuno rischierà di essere male accompagnato (sorride, ndr), perché sfileranno tante posizioni completamente diverse tra loro.

Le potrebbero obiettare che sarà una manifestazione pluralista…

Non è così: c’è pluralismo quando in un’arena ognuno esprime le proprie opinioni. Ma quando si è a una manifestazione, le ragioni devono essere quanto meno compatibili tra loro, perché ciò che conta è il messaggio complessivo che dai.

Si tratta per una possibile tregua in Ucraina: che ne pensa?

Io non sono tra quelli che tifano contro questo embrione di trattativa. Di sicuro ciò che in tanti non capiscono è che Trump, personaggio che trovo disgustoso, non minaccia di togliere la protezione americana ai Paesi europei perché è un rapace. Piuttosto, sa di essere a capo di un impero in declino, che non può più permettersi determinati costi, mentre dall’altra parte c’è Putin, il cui impero è già decaduto. Immaginare che dopo aver invaso l’Ucraina voglia prendersi anche pezzi di Europa a me sembra fuori della realtà.

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