Massimo Cacciari, ottanta anni

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti
Massimo Cacciari, ottanta anni
Oggi Massimo Cacciari compie 80 anni. Lo considero, senza mezzi termini, un mio maestro. Uno di quelli che ti accompagnano per tutta la vita e ti offrono costantemente occasione per imparare, per riflettere, per diventare migliore. L’ho scoperto sulle pagine de ‘La Città Futura’, il bellissimo settimanale della FGCI che veniva pubblicato negli anni 70-80 (di cui, sia detto per inciso, posseggo tutti i numeri, compresi quelli distribuiti straordinariamente come ‘speciali’ a cortei o convegni). Cacciari era un giovane filosofo, ma aveva diretto e dirigeva riviste importanti, ed era uno che faceva anche militanza politica, e che sarebbe poi diventato deputato del PCI, uno dei più attivi e dei più preparati.
Sulla rivista della FGCI aveva una rubrica intitolata “Parole chiave”. Una specie di fulmineo glossario politico-filosofico. Mi colpì in special modo la parola chiave “Autonomia”. Fu, per me, una specie di imprinting concettuale. Restai sbalordito dallo stile linguistico di Cacciari, dall’uso delle maiuscole, dalle virgolette. Mi aprì un mondo, perché scoprii un pensiero che non era solo denso, forte, rigoroso, ma anche suggestivo. Ovviamente, mi gettai subito nella lettura di “Krisis”, poi di “Pensiero negativo e razionalizzazione”. In Biblioteca Nazionale andai alla ricerca dei suoi saggi su “Contropiano” e “Angelus Novus”, dove era vivissimo il suo sodalizio con Mario Tronti, Alberto Asor Rosa, Aris Accornero.
All’inizio la lettura di Cacciari la trovai difficile, scoraggiante, una vera sfida. Ma non ho mai pensato che il problema fosse suo (eccessiva oscurità linguistica) ma mio, che non era pronto ancora a comprendere quelle argomentazioni, quel lessico, quegli impervi riferimenti, nonché l’uso frequente di termini tedeschi della tradizione filosofica. Per questo, mi misi di buzzo buono a studiare, a costruirmi un contesto di comprensione, che mi rendesse più agevole l’assimilazione di concetti così complessi e di una rete sofisticatissima di argomentazioni.
Una volta ebbi modo di fargli visionare due saggi che avevo scritto, per averne un giudizio. Fu molto gentile a rispondere a stretto giro. Ne apprezzò uno, ma spiegò come, sull’altro, non avrebbe potuto dire nulla, trattandosi di un argomento che non conosceva adeguatamente. Alla faccia, dico, di tanti che invece parlano di tutto, a partire proprio da ciò che non conoscono. Il settore “Cacciari” della mia piccola biblioteca personale, vi dico la verità, è molto, ma molto nutrito. Rischio l’accusa di collezionismo. Nel mio studio c’è anche un suo ritratto fotografico, proprio accanto a un manifesto di Unidad Popular (“La revolucion no la para nadie”) e alla locandina di “Caro Diario” di Nanni Moretti. Un omaggio doveroso.
Per tutto questo, oggi che compie 80 anni, mi sento di ringraziarlo per la spinta che mi ha dato, per lo stimolo politico e intellettuale che è stato, e per tutto il suo lavoro filosofico, secondo me di enorme valore e di altissimo profilo. Auguri maestro.
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