Autore originale del testo: Giovanna Ponti
Massimo D’Alema: Questa è barbarie! Trump oggi ha detto, stranamente una cosa ragionevole: ”Nessuno sa quello che io farò”
Massimo D’Alema dalla Gruber (Video)
Trascrizione di Giovanna Ponti
Trump oggi ha detto, stranamente una cosa ragionevole, e cioè ha detto: ”Nessuno sa quello che io farò” Quello che io so è che è interesse per il mondo ed interesse vitale per l’Europa fermare questo conflitto. Non alimentarlo, non incoraggiarlo, ma fermarlo. Tornare al tavolo di un negoziato. Un negoziato con l’Iran è stato fatto e portò anche a un accordo grazie al quale l’Iran aveva rinunciato a sviluppare l’arma nucleare. Quell’accordo è fallito per responsabilità di Trump, il quale ne uscì, e a quel punto l’Iran, secondo me in modo irresponsabile, riprese i suoi programmi. Ma non possiamo dimenticare questo: che con l’Iran si era negoziato, che l’Iran aveva firmato un accordo e che la situazione è poi peggiorata a causa del fatto che quell’accordo fu sabotato dagli Stati Uniti d’America, porta una responsabilità grave l’attuale Presidente americano.
Io credo che ci siano sempre i margini per un negoziato, il problema è se si riescono a fermare le forze che vogliono impedire il negoziato e fra queste innanzitutto Israele, Netanyahu. L’attacco di Netanyahu all’Iran è stato fatto anche per bloccare sul nascere la ripresa di un dialogo fra Stati Uniti e Iran.
C’è un grande problema dell’Europa che dovrebbe essere consapevole che ci sono in gioco valori fondamentali nostri e anche interessi fondamentali nostri, alla sicurezza, all’approvvigionamento energetico.
L’Europa dovrebbe agire con maggiore determinazione per difendere i suoi valori e i suoi interessi. L’Europa è debole perché è politicamente divisa. Quando l’Occidente è al bivio e quando gli interessi europei entrano in urto o per lo meno sono diversi da quelli americani, è chiaro che la presenza in Europa del populismo e del sovranismo amico di Trump non aiuta l’Europa a fare il suo dovere.
Il sovranismo può avere una affinità ideologica ma quando governano i sovranismi entrano in conflitto fra di loro e, inevitabilmente, il sovranismo più grande tende a mangiarsi quello più piccolo.
Il nostro interesse è tutelato dall’unità dell’Europa e dalla capacità dell’Europa di fare valere i propri interessi e i propri valori. E’ del tutto evidente che in questo momento la presenza della destra in Europa indebolisce la coesione dell’Europa.
L’Europa si sta muovendo con molto ritardo di fronte ad una tragedia, perché non vorrei che la guerra gravissima con l’Iran oscurasse l’enorme tragedia palestinese. Tragedia che è destinata ad avere un peso lungo nel nostro rapporto con il mondo arabo e quindi sulla nostra sicurezza e sulla convivenza nel Mediterraneo.
Il livello di odio verso l’Occidente che sta crescendo, e non guardo ai governi, io guardo alla piazza, al popolo arabo, questo odio verso il mondo occidentale è destinato a segnare gli anni che verranno. E questo odio nasce dal peso dell’ingiustizia, della barbarie che oggi subisce il popolo palestinese. Di fronte a questa tragedia la reazione dell’Europa è stata tardiva, pavida a parte i molti giovani che hanno capito che bisognava essere solidali con i più deboli.
Hamas ha una responsabilità enorme verso Israele e verso il popolo palestinese però la verità che nessuno dice è che questa tragedia è cominciata prima del 7 ottobre. Nessuno ha pubblicato il rapporto di Amnesty International, il rapporto di Save the Children sull’uccisione dei minori palestinesi, sulla detenzione illegale, sull’espropriazione delle terre e la colonizzazione, sull’uso sistematico della tortura nelle carceri israeliane: tutto questo è cominciato prima del sette ottobre.
Dopo si è sviluppato su scala industriale, ma era cominciato prima. Nessuno giustifica la violenza, però quando un popolo è oppresso, arrestato illegalmente, derubato dei suoi beni, vede i suoi ragazzini ammazzati beh! se non c’è una speranza cresce l’estremismo, cresce il fondamentalismo anche nelle forme più barbare. Non lo giustifica, ma ci fa capire cosa succede.
E quello che è successo dopo è indescrivibile e, mi faccia dire, è indescrivibile anche la censura informativa. Io non sono antiisraeliano, ma il livello di imbarbarimento è intollerabile. Ci sono 600 palestinesi che sono morti sotto tortura nelle carceri israeliane di cui non vengono riconsegnati i corpi perché Israele non vuole che si vedano i segni delle torture subite.
Questa è barbarie!
Come ha potuto una società civile come quella di Israele arrivare a queste punte di barbarie?
In Israele ci sono posizioni critiche ma io ritengo che queste opposizioni non sono state aiutate da noi perché se noi avessimo reagito per esempio alle espansione delle colonie, che è un atto illegale, e avessimo fatto il nostro dovere rispetto ai valori e ai principi dell’unione europea, avremmo aiutato anche quelle componenti democratiche della società israeliana che si oppongono alla barbarie di Netanyahu. Noi Europa non abbiamo fatto nulla: abbiamo guardato, qualche volta abbiamo fatto un comunicato…
L’Italia ha firmato il trattato di Roma che ha costituito la Corte penale internazionale e anche da ultimo l’Europa ha ribadito il sostegno alla Corte penale internazionale, poi la Corte penale internazionale ha emesso un mandato di cattura nei confronti di Netanyahu come criminale. Quindi il Primo ministro di un Paese è stato riconosciuto come criminale da una Corte che noi stessi abbiamo costituito insieme a tanti altri Paesi, e un viceministro del nostro Paese è andato a trovarlo e gli ha dato una mano. Imbarazzante direi.
Questa destra rischia di sgretolare quel tessuto di civiltà, di valori, quella cultura politica che sono stati e sono i valori del grande patrimonio europeo. Quel grande patrimonio europeo impone che se tu hai di fronte un criminale, sul quale pende un mandato di cattura, tu non vai a esprimergli solidarietà.
Rispetto al conflitto con l’Iran, l’Europa credo rimarrà spettatrice. Io credo che anche i bombardamenti sui siti nucleari possano avere effetti sulla popolazione civile e non vorrei che giocando con il fuoco ci trovassimo di fronte a una nuova Cernobyl, perché arriva anche a casa nostra, diciamo. Ho l’impressione che con le guerre non bisognerebbe giocare.
Io penso che se l’Iran avesse la bomba nucleare non ci sarebbe la guerra, è doloroso doverlo dire, ma è così, basta pensare a quello che succede alla Corea del Nord. E quello che sta accadendo farà pensare, a mio giudizio, a molti Paesi del mondo che avere le bombe atomiche è l’unica garanzia per non essere bombardati. Il che non è un fatto positivo: si rischia la proliferazione nucleare.
Noi abbiamo agito per convincere l’Iran a rinunciare all’arma nucleare, siamo stati fra quegli uomini di governo che hanno esercitato una pressione in questo senso e che hanno anche individuato la via attraverso la quale affrontare questo problema e che era quella di fare un accordo con l’Iran, offrendo qualche contropartita in termini economici ma anche di garanzia di sicurezza e chiedendo la rinuncia al nucleare sotto il controllo internazionale. Noi non abbiamo favorito la bomba atomica con l’Iran, abbiamo lavorato per trovare un modo sostenibile e pacifico per impedire che l’Iran avesse la bomba atomica.
Se dovessimo bombardare tutti i Paesi dove non c’è la democrazia sarebbe un disastro. Pensi che Obama oggi ha detto che gli USA sono vicini all’autocrazia, se si avvicinano un altro po’ cosa facciamo? Io voglio studiare questa dichiarazione perché Obama ne sa più di me di USA. Ho l’impressione che l’idea che si debba fare la guerra a tutti i Paesi che non sono democratici sia quanto meno irrealistica.
Io non ho simpatia per l’autocrazia religiosa anche se l’Iran è un Paese molto più complicato: ci sono le elezioni, c’è un Presidente eletto. Comunque sotto le bombe finiscono per prevalere le posizioni più radicali, questa è la mia convinzione. I regimi cambiano quando c’è la capacità popolare di farli cambiare e non perché qualcuno li bombarda. Guardi l’Afghanistan: l’hanno occupato per cacciare i talebani, c’è stata una guerra lunga, sanguinosissima e adesso chi ci sono? I talebani.
L’idea di occupare un Paese, bombardarlo, ucciderne gli abitanti perché così diventa una democrazia è un’idea folle.
Elly Schlein ha detto che bisogna fermare Netanyahu: una posizione chiara, semplice e condivisibile. Io ho partecipato alla grande manifestazione che si è svolta a Roma per Gaza e ho condiviso il sentimento di tantissimi che hanno detto “Finalmente!”, penso che si sarebbe dovuta fare anche prima, però è stata fatta.
A me non sembra che l’Italia in questo momento eserciti un ruolo importante. Forse ho degli standars diversi. Quando nel 2006 ci fu la guerra in Libano, Prodi era Presidente del Consiglio ed io Ministro degli esteri, dopo 15 giorni, l’Italia con l’Europa, convocò una conferenza per la pace a Roma, alla Farnesina. Israele non venne, ma noi la facemmo lo stesso. Vennero i rappresentanti di quasi tutti i paesi del mondo, l’Unione Europea fu fortemente schierata con noi e il Segretario di stato americano, signora Condoleezza Rice, dovette venire a Roma.
Da quella Conferenza si uscì con tutta l’autorevolezza della Comunità internazionale di fare cessare la guerra, fu incaricato un gruppo di contatto formato dalla signora Rice e da me, come rappresentante dell’UE, e cominciammo a fare la spola fra Gerusalemme e Beirut per fare cessare la guerra.
Ecco quella è una politica estera attiva. Capisco che oggi le condizioni sono molto diverse e molto più difficili, ma quella è una politica estera attiva.
Il Presidente americano ha detto oggi a Netanyahu :”Vai avanti”, cioè oggi il Presidente americano ha detto che bisogna fare una guerra contro l’Iran, anzi che forse la farà anche lui, quindi lo sforzo di pacificazione non mi pare un granché.
Il Presidente degli S.U. è il Presidente degli S.U. e non spetta a me esaminare le sue patologie, io do un giudizio politico. Io penso che la Presidenza Trump è un segno della crisi degli Stati Uniti. La leadership americana si è fondata sulla capacità di essere i grandi rappresentanti di certi valori: democrazia, libertà, diritti umani. Questa leadership ha avuto una capacità di egemonia, cioè era una visione del mondo che era condivisa da miliardi di essere umani e che ha avuto una grande forza di attrazione.
Con Trump questo non c’è più. Non c’è la difesa dei diritti umani, la difesa della legalità internazionale, quello che accade nelle città americane è impressionante: i rastrellamenti, le persone mandate a Guantanamo, i marines a Los Angeles. Che attrattività può avere una società di questo tipo?
Trump è il segno di una crisi americana che ci deve preoccupare, ma deve anche portare noi europei a una maggiore assunzione di responsabilità perché siccome sulla difesa dei diritti umani e della legalità internazionale non si può più contare sugli Stati Uniti, dobbiamo essere più forti noi.
Io ho molti dubbi che la popolarità per le destre in generale sia così grande, e credo ormai neppure più negli Stati Uniti d’America. Il vero problema della democrazia degli Stati Uniti e dell’Europa è rappresentato dal fatto che la maggioranza dei cittadini non va a destra, sta a casa. Noi abbiamo in Italia un governo che si fonda su un consenso più limitato di tutti i governi di tutta la storia repubblicana: 12 milioni di voti. Non è mai stato così: per governare l’Italia ce ne volevano 20, 22, 24 milioni di voti. L’opposizione ha avuto la responsabilità di presentarsi divisa perché se fosse stata unita avrebbe avuto più voti di quelli avuti dalla destra che ci governa. Io penso che ora l’opposizione sia più unita, ragionevolmente penso che lo sia rispetto alla situazione in cui si trovava quando vi furono le elezioni politiche passate.
Io non credo che la riforma del premierato vedrà mai la luce, anche perché è un pasticcio insostenibile, e qualora venisse approvata dal Parlamento, verrebbe bocciata nel referendum. Sono sufficientemente fiducioso del fatto che questo Paese, malgrado questo governo possa essere attraversato da queste pulsioni, tuttavia abbia una sufficiente forza popolare in grado di evitare derive antidemocratiche.
Il problema sono le politiche di questo governo, a cominciare dal fatto che questo governo non esercita, per tornare al tema che mi sta più a cuore, una politica che un Paese come l’Italia dovrebbe esercitare per la pace, per la difesa dei diritti dei popoli, a partire dal popolo palestinese a cui siamo legati da un rapporto profondo e attivo.
C’è qualcosa che si è spezzato, non solo nel centro-sinistra. Io penso alla Democrazia Cristiana, ad Andreotti, Craxi, Moro. Io ero all’opposizione, ma quell’Italia aveva la capacità molto forte di percepire i diritti palestinesi pur nella difesa dei diritti di Israele.
E tutto questo è stato abbandonato.
La mia partecipazione alla politica è quella di dire quello che penso, di tenere viva una fondazione culturale e una rivista trimestrale. Dico le mie opinioni e chi è interessato è interessato. Se per mio impegno politico si intende il Parlamento e il Partito, addio per sempre, se per politica si intende battersi per le proprie idee, scrivere, dare un contributo di pensiero, quello è quacosa che è connaturato alla natura umana e non finisce mai.