Messaggi (di Renzi)

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Antonio Napoletano
Fonte: facebook

di Antonio Napoletano – 12 agosto 2014

Il messaggio è chiaro. E chiaro è pure il canale attraverso il quale lo si è voluto inviare. I destinatari elencati uno per uno, con la sola omissione, forse, del più importante e riservato. Insomma, trattasi di tutto fuorché d’iniziativa di “un pasticcione confusionario”. 
Di fronte all’intimazione di Draghi e dopo il deludente risultato trimestrale certificato dall’Istat, nonostante il primo round vinto per abbandono della campagna senatoriale, la Matteo Renzi&Associati ha sentito subito puzza di bruciato. 
Non quella della evidente metamorfosi pubblica della sua maggioranza parlamentare – quella che le ‘presunte’ opposizioni interne continuano a non vedere – ma quella ben più temibile e ‘coperta’, assiepata dietro il ‘cadavere politico’ dell’uomo che, il congiurato Renzi ha, per così dire, eliminato ‘serenamente’: dal governo e dalla scena politica nazionale.
Del resto, la congiura, sia pure in via del tutto informale, ma in un contesto tuttaltro che irrilevante – un’assemblea di Nomisma, il think tank del Professore – venne e subito autorevolmente stigmatizzata. Non solo, ma lo fu a tal punto che chi ne parlò aggiunse anche: << La pagherai cara!>>.
Che questo sia il ‘contesto’ m’induce a pensarlo anche un’altra strana cosa detta dal Nostro sia davanti ai suoi scout, sia ripetuta nel corso dell’intervista in questione.
Renzi, a quanto ricordo, per la prima volta in dichiarazioni pubbliche, parla di sé come di una figura politica transeunte. Si paragona allo yogurth (parlando di ‘scadenza’ dei politici), si considera candidato a essere ‘rottamato’, essendo questa la dura lex del ricambio in politica (almeno in questa Italia). 
Parla, dunque, come mai finora, di un suo possibile congedo e lo fa, non come un Cincinnato che, finito il ‘lavoro sporco’, se ne torni a casa; ma, evocando, quasi prevedendo per sé – in una condizione di ‘solitudine’ romana, ammessa in tutta la sua drammaticità per la prima volta – una sorta di replica ai suoi stessi danni di quanto egli fece a suo tempo senza il minimo ritegno. Quasi dicesse a Draghi e chi rappresenta: Ho capito la minaccia e quello che intendi, chi di spada ferisce…
Ma è solo un momento.
In realtà, questo scenario potenzialmente catastrofico e sottotraccia gli serve per mimetizzare e introdurre il vero contenuto del messaggio.
E lo fa invocando, a sua involontaria e contorta scusante- anche qui una novità assoluta nelle pieghe di tanta boria ‘nazionale’ urlata quasi esclusivamente a uso ‘interno’- la durezza dello scontro che lui e la sua compagnia di ventura di cui si circonda hanno ingaggiato con quel “capitalismo di relazione”, intorbidIto da ogni genere di lobby, clientela piccola e grande, familismo e così via elencando.
E sembra voler dire e avvertire: “ Se non ci riesco io a ‘riformarlo’ che ne sono immune e che ho dalla mia partito e governo, una maggioranza parlamentare a geometria variabile, come avrebbe potuto riuscirvi il vostro amico?con le sue cautele, le sue attenzioni, il suo venire a patti, i suoi inevitabili compromessi? E come pensi di riuscirci tu?
…….
C’è una ‘morale’ in tutto questo? Cosa dovremo aspettarci nelle prossime settimane e mesi?
Gran parte delle cose che già Pastrello ha delineato nel suo post. Sempre che il fronte raccolto attorno alla Matteo Renzi&Associati regga all’urto di questo rilancio al buio al tavolo dei grandi poteri europei e transatlantici.
Anche se deve essere chiaro, forse più di quanto finora non sia stato detto, che attorno a questa contesa si gioca, non solo il destino di noi poveri cristi, ma quello oggi ben più importante e rappresentato delle forze che hanno promosso, sostenuto e issato di peso Renzi ai vertici dello Stato. E queste, finora, si sono dimostrate disposte a tutto. In ogni caso stiamo parlando di una coalizione d’interessi che, nei fatti, vuole un’Italia più piccola, resa compatibile col ‘Modell Deutchland’ della Grosse Koalition
A questa combinazione, cui s’unisce come una sorta di parassita il consenso residuo attorno al pregiudicato, reso ‘padre costituente’ pur di sgombrare il campo da qualsiasi resurrezione a sinistra, fa da pendant il tramonto e/o la fuga politica e sociale della grande impresa, smemorata e senza più visione del futuro di questo Paese.
Da qui, il richiamo e l’avvertimento realistico su quello che accadrebbe se il suo tentativo fallisse: non rimarrebbero in campo che le camarille, le ‘relazioni’ avvelenate concresciute attorno e dentro a un modello di Stato e di spesa pubblica oggi impensabili e impraticabili, e, sembra dire Renzi, non basterebbe sostituirmi con “chi sa dove mettere le mani”.
Anche perché la cura Renzi ha lasciato in campo solo accozzaglie corporative, sia a destra sia sinistra.
La contesa con il capo della Bce, la rivendicazione di un’autosufficienza nel fare quello che sta facendo, sia pure al netto dei dati d’improvvisazione della sua squadretta, ha comunque dimostrato come quella sua miscela giovanilistica d’improvvisazione e disprezzo delle regole abbia fin qui avuto ragione di ogni opposizione. E se pure non ha nel palmares alcun risultato degno di nota, pure due risultati d’importanza decisiva li ha raggiunti: ha tenuto coesa la coalizione che lo sostiene, ha imbragato la politica a tutti i livelli in un ordine di discorso del tutto addomesticato e subalterno alla sua agenda. 
Se la Matteo Renzi&Associati riuscirà a vendere in Europa, come ha fatto in Italia, l’immagine di sé come unica, ultima spiaggia possibile per questo Paese, col silenzio acquiescente e impotente delle cosiddette sinistre interne e la velleitaria denuncia di quelle esterne e senza popolo, l’azzardo ancora una volta sarà premiato e un’intera leva di homines novi s’appraterà in via definitiva come nuova classe dirigente. Avendo dalla sua l’aver prodotto, oltre ogni regola, e senza neppure l’avviso da parte della più parte che dietro quell’apparenza dimprovvisazione e pasticciata confusione c’era l’intento realizzato di un cambio di regime, lasciando a poche sparute e inoffensive minoranze il compito di decidere se tutto questo sia o non sia da configurarsi come un disegno intrinsecamente autoritario o se, al contrario, in attesa del botto, non sia invece da considerarsi una specie di tardo capriccio italiano.

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