Non andrò a votare alle primarie del PD. #Sapevatelo.

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 2 marzo 2019

No, non andrò a votare alle #primarie del #PD. Per una serie di ragioni. La prima, la più importante, è che alle primarie preferisco un vero Congresso. Allo scontro tra personalità, preferisco quello delle idee. Ai gazebo, le sezioni stracolme di iscritti e di cittadini che dibattono. Al voto dei passanti, il voto degli iscritti. Detto questo, sappiate che non voto per il Partito Democratico a partire dall’OPA ostile di #Renzi. Da quel momento il PD è stato, per me, una “cosa avulsa” (direbbe Carlo Verdone). Siccome sono uno di quelli che ha sempre criticato il fatto che ‘passanti’ o estranei possano esprimersi nelle urne delle primarie, ora che il passante sono io, è giusto che mi astenga da votare. Non penso che sia corretto ‘drogare’ il voto di un partito che sta affrontando un passaggio molto delicato e importante della sua vita politica. Sono il primo a sperare che vinca il candidato migliore, quello capace di tirar fuori dalle secche renziane il partito, e che magari apra una fase molto, ma molto diversa dall’attuale. Ma voglio anche dire che non amo né apprezzo le considerazioni tattiche, secondo cui sarebbe opportuno andare a votare alle primarie di un altro partito per orientarle (e orientarlo) in un certo modo.

La democrazia è una cosa serissima, una cosa strategica direi. Quella dei partiti è altrettanto importante. Sono anni che reclamo partecipazione, trasparenza, attivismo, militanza. Perché dovrei, proprio adesso, cedere all’idea che basti arruffare una sembianza democratica e buttarla in caciara per produrre finalmente una nuova fase? La #sinistra rinasce se rompe del tutto, drasticamente, con metodi, pratiche, procedimenti, tatticismi che hanno preso corpo in questi anni. Si badi, non sto inneggiando all’etica purissima del militante. Mi limito a dire che se uso i mezzi altrui, va a finire che ne eredito anche i fini, per fare gli stessi danni. E dove sarebbe, allora, la novità? Per essere più chiaro, dobbiamo ricostruire una sinistra plurale, forte e democratica nel nostro Paese. Restare impastoiati nella palude attuale, infangarsene più di quanto non sia (perché questo sarebbe se entrassimo nel gioco delle primarie come passanti qualsiasi), non sarebbe un granché come nuovo inizio. Direi che staremmo, anzi, punto e a capo. Anche perché l’esito delle primarie è importante, ma da sé proprio non basta.

PS, c’è più rispetto verso il PD nell’essere dei semplici osservatori, che immischiarsi nelle sue cose da ospiti indesiderati.

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