Fonte: strategic-culture.su
Prima c’è stata l’azione: Il Presidente Putin – sereno, calmo, raccolto – avverte che qualsiasi attacco alla Russia con missili NATO a lungo raggio sarà un atto di guerra.
Poi c’è stata la reazione: I topi della NATO tornano nei bassifondi – in fretta e furia. Per ora.
Tutto ciò è stato una diretta conseguenza della debacle a Kursk. Un azzardo disperato. Ma lo stato delle cose nella guerra per procura in Ucraina era disperato per la NATO. Finché non è diventato chiaro che è tutto praticamente irrecuperabile.
Quindi sono rimaste due opzioni.
La resa incondizionata dell’Ucraina, alle condizioni della Russia, che equivale alla completa umiliazione della NATO.
Oppure l’escalation verso la guerra totale (corsivo mio) con la Russia.
Le classi dirigenti statunitensi – ma non quelle britanniche – sembrano aver colto l’essenza del messaggio di Putin: se la NATO è in guerra con la Russia, “allora, tenendo conto del cambiamento dell’essenza del conflitto, prenderemo decisioni appropriate in risposta alle minacce che ci verranno poste”.
Il vice ministro degli Esteri Sergey Ryabkov è stato sinistramente più preciso: “La decisione è stata presa, è stata data carta bianca e tutte le indulgenze [a Kiev], quindi noi [la Russia] siamo pronti a tutto. E reagiremo in un modo che non sarà gradevole.”
La NATO di fatto in guerra con la Russia
A tutti gli effetti, la NATO è già in guerra con la Russia: voli di ricognizione non-stop, attacchi di alta precisione ai campi di aviazione in Crimea, costringendo la Flotta del Mar Nero a trasferirsi da Sebastopoli, sono solo alcuni casi. Con il “permesso” di colpire fino a 500 km di profondità in Russia e un elenco di diversi obiettivi già presentato da Kiev per “l’approvazione”, Putin ha chiaramente affermato l’ovvio.
La Russia sta combattendo una guerra esistenziale per la sopravvivenza della Madrepatria – ciò che ha fatto ripetutamente nel corso dei secoli.
L’URSS ha subito 27 milioni di perdite ed è uscita dalla Seconda guerra mondiale più forte che mai. Questa dimostrazione di forza di volontà, di per sé, spaventa a morte l’Occidente collettivo.
Il ministro degli Esteri Sergey Lavrov – la cui pazienza taoista sembra ora esaurirsi – ha aggiunto un po’ di colore al Quadro Generale, attingendo alla letteratura inglese:
“George Orwell aveva una ricca immaginazione e una lungimiranza storica. Ma nemmeno lui poteva immaginare come sarebbe stato uno Stato totalitario. Ne descrisse alcuni contorni, ma non riuscì a penetrare le profondità del totalitarismo che oggi vediamo nel quadro dell’“ordine basato sulle regole”. Non ho nulla da aggiungere. Gli attuali leader di Washington, che reprimono ogni dissenso, lo hanno ‘superato’. Questo è totalitarismo allo stato puro.”
Lavrov ha concluso che “loro sono storicamente condannati”. Eppure non hanno il coraggio di provocare la terza guerra mondiale. I vigliacchi di marchio possono solo ricorrere alla Guerra DI Terrore.
Ecco alcuni esempi. L’SVR – l’intelligence estera russa – ha scoperto un complotto di Kiev per organizzare un attacco missilistico russo contro un ospedale o un asilo nel territorio controllato da Kiev.
Gli obiettivi sono: sollevare il morale – crollato – dell’AFU; giustificare la completa rimozione di qualsiasi restrizione agli attacchi missilistici in profondità all’interno della Federazione Russa; e attirare il sostegno del Sud Globale – che in larga misura comprende bene ciò che la Russia sta facendo in Ucraina.
Parallelamente, se questa massiccia falsa bandiera funzionasse, l’Egemone la userebbe per “aumentare la pressione” (Ma come? Urlando forse a squarciagola?) sull’Iran e sulla Repubblica Democratica Popolare di Corea, i cui missili sarebbero probabilmente gli autori della carneficina.
Per quanto questo sembri inverosimile a livello di Massimo Stupidistan, considerando la demenza profonda che va da Washington e Londra a Kiev, rimane davvero possibile, dato che la NATOstan mantiene de facto l’iniziativa strategica in questa guerra. La Russia, da parte sua, rimane passiva. È la NATO che sta scegliendo il metodo, il luogo e il momento per i suoi colpi chiave, a scelta.
Un altro classico esempio di Guerra del Terrore è il gruppo jihadista e spin-off di al-Qaeda Hayat Tahrir al-Sham in Siria, che ha ricevuto 75 droni da Kiev, in cambio della promessa di inviare un gruppo di combattenti esperti dallo spazio post-sovietico al Donbass.
Beh, niente di nuovo sul fronte del terrore: Il capo delle spie ucraine Kirill Budanov – che in Occidente viene mitizzato come una sorta di James Bond ucraino – è sempre in stretto contatto con i jihadisti di Idlib, come riporta il quotidiano siriano Al-Watan.
Prepararsi al remix dell’Operazione Barbarossa
Parallelamente, il vicesegretario di Stato americano Kurt Campbell – il russofobo/sinofobo che ha concepito il “perno verso la Cina” durante la prima amministrazione Obama – ha informato gli alti burocrati dell’UE e della NATO sulla cooperazione militare del nuovo asse del male coniugato dall’Impero: Russia-Cina-Iran.
Campbell si è concentrato soprattutto sull’assistenza di Mosca a Pechino con know-how avanzato in materia di sommergibili, missili e sistemi stealth, in cambio di forniture cinesi.
È ovvio che il combo dietro lo zombie che non riesce nemmeno a capire come leccare un gelato non è a conoscenza dell’intreccio di collaborazioni militari delle partnership strategiche Russia-Cina-Iran.
Cieca come mille pipistrelli, il combo interpreta la condivisione da parte della Russia con la Cina del suo know-how militare, finora molto custodito, come “un segno di crescente avventatezza”.
La vera storia preoccupante dietro questo mix di ignoranza e panico è che nulla proviene dallo zombie che non sa nemmeno leccare un gelato. È il “combo Biden” che è in realtà al lavoro per preimpostare la traiettoria della guerra per procura in Ucraina oltre il gennaio 2025 – indipendentemente da chi sarà eletto alla Casa Bianca.
La Guerra DEL Terrorismo dovrebbe essere il paradigma generale – mentre i preparativi per la vera guerra alla Russia continuano, con l’orizzonte fissato al 2030, secondo le deliberazioni interne della NATO. È a questo punto che ritengono di essere al massimo della potenza per portare avanti una versione remixata dell’Operazione Barbarossa del 1941.
Questi pagliacci sono congenitamente incapaci di capire che Putin non bluffa. Se non rimane altra scelta, la Russia ricorrerà (corsivo mio) al nucleare. Allo stato attuale, Putin e il Consiglio di Sicurezza – nonostante la retorica incendiaria di Medvedev – sono impegnati nel difficile compito di assorbire un colpo dopo l’altro per evitare l’Armageddon.
Ciò richiede un’illimitata pazienza taoista – condivisa da Putin, Lavrov e Patrushev – unita al fatto che Putin gioca a go giapponese, molto più che a scacchi, ed è un formidabile tattico.
Putin legge il copione demenziale di NATOstan come se fosse un libro di favole per bambini (in effetti lo è). Nel momento fatidico di massimo beneficio per la Russia, Putin ordinerà, ad esempio, la necessaria decapitazione del serpente di Kiev.
Il dibattito ininterrotto e rabbioso sull’uso delle armi nucleari da parte della Russia si basa essenzialmente sul modo in cui il Cremlino considererà un attacco missilistico della NATO come una minaccia esistenziale.
I neocon e gli sio-con, così come i vassalli della NATO, possono desiderare una guerra nucleare – teoricamente – perché in effetti questa genererebbe un massiccio spopolamento. Non bisogna mai dimenticare che la banda del WEF/Davos vuole e predica una riduzione della popolazione umana a livello globale dell’85%. L’unica strada percorribile è ovviamente una guerra nucleare.
Ma la realtà è molto più prosaica. I vili neocon e gli sio-con – sull’esempio dei genocidi talmudici di Tel Aviv – nel migliore dei casi vogliono usare la minaccia di una guerra nucleare per intimidire soprattutto il partenariato strategico Russia-Cina.
Per contro, Putin, Xi e alcuni leader della Maggioranza Globale, come il malese Anwar, continuano a dare prova di intelligenza, integrità, pazienza, lungimiranza e umanità. Per l’Occidente collettivo e le sue élite politiche e bancarie spaventosamente mediocri, si tratta sempre di soldi e profitti. Ebbene, le cose potrebbero cambiare drasticamente il 22 ottobre a Kazan, in occasione del vertice dei BRICS – quando dovrebbero essere annunciati importanti passi avanti verso la costruzione di un mondo post-unilaterale.
Sulla bocca di tutti a Mosca
A Mosca è in corso un’accesa discussione su come porre fine alla guerra per procura in Ucraina.
La pazienza taoista di Putin viene criticata pesantemente – non necessariamente da osservatori informati che conoscono a fondo la geopolitica hardcore. Non capiscono che Washington non accetterà mai le principali richieste russe. Parallelamente, quando si tratta di una completa denazificazione dell’Ucraina, per Mosca non basta un semplice regime “amichevole” a Kiev.
Sembra esserci un consenso sul fatto che l’Occidente collettivo non riconoscerà in alcun modo la sovranità della Russia sulla Crimea e su tutto ciò che è stato conquistato nei campi di battaglia della Novorossia.
Alla fine, la prova principale è che tutte le sfumature del piano negoziale della Russia saranno decise da Putin. E questo cambia continuamente. Ciò che ha proposto – molto generosamente – alla vigilia di quel patetico vertice di pace in Svizzera a giugno, non è più sul tavolo dopo Kursk.
Tutto dipende, ancora una volta, da ciò che accade sui campi di battaglia. Se – anzi, quando – il fronte ucraino crollerà, la battuta che circola a Mosca sarà: “Pietro [il Grande] e Caterina [la Grande] stanno aspettando.” Ebbene, non aspetteranno più, perché sono stati questi Grandi a incorporare de facto l’Ucraina orientale e meridionale nella Russia.
E questo sancirà l’umiliazione cosmica della NATO. Da qui la perpetuazione del Piano B: nessuna Terza Guerra Mondiale, ma un’incessante Guerra DEL Terrore.
[Traduzione a cura di: Nora Hoppe]