di Luigi Altea 25 marzo 2016
In Europa c’è un problema giudaico, dicevano prima dell’immane catastrofe del secolo scorso.
In Europa c’è un problema islamico, dicono oggi le escrescenze del nazifascismo, ad un’umanità confusa e impaurita.
I razzisti si sono “ripuliti” dell’antico antisemitismo, e lo hanno sostituito con l’islamofobia.
Hanno cambiato il capro espiatorio, ma hanno conservato il metodo: seminare odio, ricoprire di disprezzo l’altro, accusare lo straniero di minare i nostri “valori”…
“Bisogna combattere il terrorismo” recitano, come un mantra, i cosiddetti nostri statisti.
Combattere il terrorismo, tuttavia, equivale a curare la febbre, ad aggredire il sintomo e non la causa. Tant’è che dopo un po’ il sintomo si ripresenta, in forma sempre più acuta…
Combattere il terrorismo è una buona intenzione, come lo è cercare di contenere a valle la violenza di una valanga.
Senza chiedersi, però, chi, quando, dove e perché si è formata la palla di neve…
Senza chiederci perché noi, così sensibili e reattivi, quando è toccata la nostra carne, siamo rimasti del tutto passivi e indifferenti, durante secoli e secoli di persecuzioni, di genocidi, di massacri di carne musulmana.
Senza chiederci perché dei ragazzi sani, belli, istruiti, rinunciano alla loro vita, e si uccidono, facendosi saltare in aria, prima di uccidere.
Senza chiederci perché, invece, Gasparri non riuscirebbe, per difendere i suoi valori cristiani, neppure a saltare una delle sue ridicole comparsate TV.
E Salvini, per la sua padania, non riuscirebbe neppure a saltare un pasto.
Ieri un uomo, vecchio solo di età, in ginocchio ha lavato, asciugato e baciato i piedi a dei poveri ragazzi.
Contro la violenza è stato un gesto, un servizio pubblico, molto più efficace dei servizi segreti di questa Europa supponente, egoista e ingiusta.