Fonte: Lucia Del Grosso
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di Lucia Del Grosso – 18 dicembre 2016
Un tempo i comunisti, pur avversari della DC, seguivano il dibattito negli organi della DC, specialmente dopo una tornata elettorale o referendaria, perché quella lettura orientava il futuro del Paese.
Oggi i video in streaming di una assemblea del PD, tenuta dopo una sonora sconfitta, non in un qualsiasi momento di passaggio, rimandano un caos infantile in cui:
- il segretario ammette urca che botta, ma avevamo ragione, ripiomberemo nella palude, non ci hanno dato retta. E meno male che ha almeno ammesso di avere straperso, non era scontato, dato il livello di cultura politica, quasi quasi tiro un respiro di sollievo;
- le ragioni della sconfitta risiedono nella “politicizzazione” dello scontro, disse quello che ha invaso tutte le televisioni, le radio, gli spazi a pagamento dei social e pure le buche delle lettere per avvertire che in caso di vittoria dei NO se ne sarebbe tornato al paesello;
- un tipo agitato ha detto ad uno dei referenti della minoranza che ha la faccia come il culo e una tipa che fino ad un quarto d’ora prima lamentava frignando il clima becero e volgare della politica è scoppiata a ridere (a proposito dell’asilo Mariuccia, quello è il posto in cui la parola “culo” fa ridere, ma lì hanno meno di 6 anni);
- altre amenità del tipo “il Paese ha bisogno di noi” detto sempre dal refettorio dell’asilo Mariuccia;
- qualcuno ha provato ad abbozzare un’analisi della drammatica situazione sociale dell’Italia, opinando che forse la batosta referendaria originava da lì, ma non è stato ascoltato perché i bimbi si stavano divertendo a tirare le treccine alle bimbe, a lanciare gli aereoplanini e a fare le boccacce.
Una volta i partiti investiti da una crisi mettevano in campo tutte le loro energie per risolverla; poi si sono dati allo psicodramma, che come sintesi razionale non era il massimo, ma almeno dimostrava un minimo di coscienza della cacca in cui si era sprofondati; oggi precipitano nella regressione infantile e con la cacca ci giocano.
E c’è qualcuno a sinistra del PD che, paventando il pericolo populista, si vuole unire al gioco. Tipo Smeriglio, ma non è il solo, che è disposto ad alleanze con il PD purché torni indietro su art. 18, voucher e altre carognate di cui si è reso artefice.
Mi sorge il sospetto che non abbia capito cosa stia avvenendo nel mondo. La riforma costituzionale, il Jobs Act, ecc. ecc. sono funzionali all’accettazione dello spazio politico sovranazionale in cui la sovranità non è del popolo, ma dei mercati. Per cui la faglia passa tra questi due fronti:
- o si accetta il dettato delle scorribande finanziarie in quel contesto senza parlamenti che è la competizione globale, e allora bisogna inghiottire riforme liberiste;
- o si mettono in campo lotte per ristabilire la sovranità democratica.
Tertium non datur: non esiste stringiamci a coorte con i liberisti più o meno temperati per impedire l’ingresso al governo dei populisti e delle destre. Ci arriveranno lo stesso, spinti dalla macelleria sociale.
L’unica maniera per impedirlo è contendere con una sinistra radicale uno spazio politico che altrimenti sarà terreno di conquista della destra peggiore.
Tra le due alternative dove si colloca il PD? E’ credibile che un partito, con o senza Renzi, ridotto a quel livello infimo di discussione e senza immaginazione di un orizzonte diverso dalla dittatura dei mercati, si faccia carico della rappresentanza degli strati più svantaggiati della popolazione?
Rispondetevi da soli.