Ponte di Messina: mangiatoia libera sugli stipendi e le consulenze

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Giacomo Salvini
Fonte: Il Fatto Quotidiano

La novità è contenuta in poche righe di un emendamento presentato dalla Lega. Se approvato, per tre anni porterà la Stretto di Messina – la società incaricata di realizzare il ponte caro a Matteo Salvini – fuori dall’alveo dei soggetti pubblici. La prima conseguenza è che non si applicheranno le norme di “contenimento della spesa” previste fin dal 2009 e poi ampliate dal governo Monti in poi. La seconda, per così dire, indiretta, è che salteranno anche i tetti stipendiali per i vertici, gli unici rimasti dopo le modifiche dei mesi scorsi. È l’ultima trovata sulla maxi-opera da quasi 15 miliardi partorita dallo staff di Salvini. L’emendamento è stato infatti presentato al decreto Milleproroghe, in discussione alla Camera, e inserito tra i “segnalati” dai deputati leghisti ma è una precisa richiesta di Sdm e messa nero su bianco negli uffici del ministro delle Infrastrutture. Procedura lampo e blindata.

L’emendamento fa slittare (per ora) al gennaio 2027 l’inserimento di Sdm nell’elenco dei soggetti pubblici dell’Istat, decine di società ed enti statali a cui si applica la spending review. Parliamo di norme che nei quadri sinottici del Tesoro occupano 70 pagine e prevedono riduzioni di spese anno per anno: consulenze, emolumenti, consumi, gettoni per gli organi collegiali ma anche disposizioni su bilanci e gestione del debito. Sdm replica che la ragione è solo tecnica: la società è uscita dalla liquidazione decisa nel 2012 dal governo Monti ed è “operativa solo da giugno”, non esistono qui dati di spesa consuntivati su cui calcolare i tagli. In ogni caso, non ci sono “oneri aggiuntivi per lo Stato” e “non riguarda il sistema retributivo aziendale e i cosiddetti tetti agli stipendi”.

La realtà è più complessa. La norma dovrebbe produrre risparmi di spesa, che non ci saranno. Lo slittamento poi non è di un anno ma per un triennio e non prevede eccezioni se non “gli obblighi di comunicazione dei dati rilevanti in materia di finanza pubblica”: tutto il resto salta, limiti agli stipendi compresi. Nella relazione illustrativa si spiega che la norma è ispirata a una analoga applicata alla fondazione “Enea tech”, che però prevede di lasciare “i limiti alle retribuzioni, emolumenti ovvero compensi stabiliti dalla normativa vigente e le disposizioni in materia di equilibrio dei bilanci e sostenibilità del debito”, cosa che qui invece salta del tutto. Per tre anni, in sostanza, mano libera e niente risparmi. “La Lega regala alla società un plafond di spesa illimitato”, attaccano i 5Stelle.

La misura è solo l’ultima di una serie di modifiche, approvate nei mesi scorsi, che hanno trasformato Sdm in un unicum tra le società pubbliche non quotate. A dipendenti e consulenti non si applica infatti il tetto di 240 mila euro annui previsto per i manager pubblici e la società può assumere pensionati in deroga (l’Ad Pietro Ciucci ha 73 anni) che potranno superare pure i limiti di cumulo tra emolumento e pensione con la possibilità di derogare a tutte le norme per il reclutamento del personale, gli obblighi di trasparenza e gli obiettivi di performance.

Dopo le polemiche, Salvini ha sottratto solo Ciucci e il Cda dalla deroga al tetto stipendiale, ma subito dopo è arrivata la solita modifica che ha inserito Sdm nella “prima fascia” delle società pubbliche garantendole il massimo previsto. Lo stipendio è così passato dai 25 mila euro, sbandierati pubblicamente dal manager, a 240 mila, e con la nuova modifica potrà salire ancora. D’altronde Ciucci per Salvini è fondamentale, tanto da averlo richiamato alla guida del progetto: ha guidato Sdm per un decennio ed è il vero padre della maxi-opera che ha contribuito a trasformare una saga legale infinita grazie alle penali garantite ai costruttori e che ora rischiano di tornare. Ciucci ha infatti il compito di negoziare con il general contractor, guidato dalla Webuild di Pietro Salini, la pace dopo il contenzioso partito nel 2012 quando Monti fermò l’opera considerata uno spreco. Webuild voleva i 700 milioni di penale garantita dal contratto negoziato con Ciucci ed eliminata poi per legge.

Trovato l’accordo, andrà poi modificata la convenzione e approvato il Piano economico dell’opera e approvato il progetto definitivo. Difficile aprire davvero il cantiere nel luglio 2024 come promesso da Salvini. Se va bene, si fa per dire, sarà una finzione, ma poco importa: la manovra stanzia comunque 3 miliardi fino al 2027, 15 in tutto al 2037. “Assorbirà il 92% di tutte le spese infrastrutturali del decennio”, ha attaccato ieri l’Ance.

 

Ponte Messina, alzati i compensi del Cda: all’ad Ciucci 240mila€

DI FQ
Alla fine lo stipendio del super esperto che il ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha chiamato per realizzare il ponte sullo Stretto Messina – come ha rivelato il Fatto lo scorso agosto – ha superato il limite imposto per legge. L’ad della società Stretto di Messina (Sdm), Pietro Ciucci, ha un compenso di 240 mila euro e non più di 25 mila. Mentre il presidente Giuseppe Rechi passa a 97 mila euro. Restano a 25 mila euro, secondo quanto pubblicato ieri dalla società Stretto di Messina (Sdm), gli altri tre componenti. La deroga è stata bypassata grazie a una norma del decreto “Asset e investimenti” che la scorsa estate ha previsto proprio per i vertici della società, cara al leader leghista, la possibilità di guadagnare di più grazie a un cavillo inserito all’ultimo. Lo stesso Cda aveva deliberato compensi pari a 25 mila euro all’anno per ciascun componente. Ma dopo qualche mese il cambio di passo. Si è arrivati prima a una versione del decreto che prevedeva di far saltare il tetto dei 240 mila euro; poi, dopo che la misura aveva scatenato le proteste dell’opposizione, si è deciso di tenere fuori Ciucci e i membri del Cda dalla deroga e motivare il regalo restante per gli altri col bisogno di assumere i migliori esperti in circolazione. Nella versione finale del testo la scoperta: la società è finita nella “prima fascia” delle società a controllo pubblico e i vertici possono guadagnare fino a 240 mila euro. È così per l’ad Ciucci che ad Angelo Bonelli (Avs) aveva detto che non avrebbe usufruito dell’aumento previsto dal decreto. Ma le polemiche sul Ponte non finiscono: c’è anche una revisione assai rapida del progetto, come è emerso da una risposta del sottosegretario alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, a un question time di Bonelli. “Ci informa – scrive il deputato – che la relazione di aggiornamento del Ponte è stata presentata il 30 settembre, ovvero 24 ore dopo la firma dell’atto negoziale tra Stretto di Messina e il consorzio Eurolink. Ma davvero hanno aggiornato un progetto vecchio di 12 anni in sole 24 ore? Sembra uno scherzo”. La società ha risposto che il progetto è stato rivisto in quasi 4 mesi.
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