Fonte: Politicaprima
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Perché nel nostro Paese non c’è il diritto UMANO di poter morire con dignità? Perché non si può scegliere di porre fine ai propri giorni nel momento in cui è molto più doloroso vivere che morire?
So bene che a questo argomento è stato discusso molto dalla politica. Soprattutto nel caso di Eluana Englaro, e non solo in quello.
Poter disporre della propria vita, nei casi in cui non c’è più nessuna speranza di vivere, senza dover sopportare dolori e stress psicologici, che fanno perdere la dignità a qualsiasi persona, sarebbe una scelta di CIVILTÀ che caratterizzerebbe la maturità di una società civile.
In Italia così non è.
Nel nostro Paese ci si affida freddamente ad un Tribunale se si ha il diritto di “staccare la spina” o meno.
Ma un conto è assistere attoniti ad un dibattito sull’argomento dei politici, più che altro propagandistico che credibile, altro è vivere accanto ad una persona il dramma di una donna che ami da oltre 50 anni, con la quale hai convissuto tutti i momenti belli o meno della vita, che se ne sta andando in un modo terribilmente doloroso.
Sto parlando purtroppo di mia moglie. Mia moglie è stata colpita da un tumore chiamato “killer silenzioso”, infatti se n’è accorta solo quando ha iniziato a sentire dei dolori alla gamba sinistra, ma il killer, a detta dei medici, stava “lavorando”, silente, da più di un anno, partendo da un polmone.
I dolori alla gamba, e poi in tutto il corpo, non erano altro che le metastasi create dal killer. A detta degli medici, non c’era nessuna speranza di vita, era solo una questione di poco tempo. Infatti dopo 14 mesi mia moglie se n’è andata.
È doloroso farlo, ma ho deciso ancora di parlarne pubblicamente perché è ora di finirla che della gente che ha un suo credo religioso (che io rispetto), oppure dei politicanti che si proclamano “atei devoti”, per i quali non ho nessun rispetto, impongano a delle persone che soffrono delle pene terribili, di dover vivere e di sopportare una tortura, che alla fine porta sempre allo stesso epilogo, la morte.
E’ tempo di finirla di imporre il proprio credo a tutti.
Mi sono rivolto a tutti i medici amici, alle strutture dove lavorano, ma la risposta è sempre la stessa: “pratichiamo la terapia del dolore, ma non possiamo andare oltre”.
Sarebbe già molto se detta terapia funzionasse davvero, ma così non è. Allora perché mia moglie ha dovuto soffrire così tanto? Perché, lei che è sempre stata una persona dinamica, vivace, buona e lavoratrice, è morta indecorosamente soffrendo terribilmente, non riconoscendo nemmeno più i propri famigliari?
Poter scegliere di porre fine alla propria vita, sarebbe una scelta di civiltà dicevo, che, tra l’altro, chi dispone di tanto denaro, si può già permettere andando in un Paese diverso dal nostro per praticare l‘eutanasia.
A coloro che non hanno possibilità economiche è preclusa anche questa scelta.
Perché ho riproposto quasi integralmente l‘articolo da me scritto il 20 gennaio 2015? Ma perché a pag. 9 della Repubblica di ieri 4 gennaio 2017, c‘era un articolo così titolato: “Cattolici e conservatori all‘attacco del fine vita“.
Sono i soliti: …in commissione, tra l‘ostruzionismo di cattolici conservatori del centrodestra e della Lega. Da Eugenia Roccella a Paola Binetti, da Raffaele Calabrò ad Alessandro Pagano, tutti contro il DAT (Disposizioni anticipate di trattamento del fine vita).
Io mi sto seriamente chiedendo se questi cattolici e destri hanno capito il messaggio di papa Francesco su tutto ciò che riguarda la vita umana, morte compresa.
Penso di no. Ed inoltre penso che le posizioni di questi signori siano pregne di sadismo inconscio? Ci metto un punto di domanda, perché sono sicuro che risponderebbero che anche la sofferenza è un dono di Dio.
Se così non fosse, perché allora questa lotta per impedire che finalmente in questo Paese si possa decidere della propria vita quando non c‘è più nessuna speranza di viverla dignitosamente?
Lo so, la questione non riguarda solo la convinzione (per me errata) di credenti, ma è anche e soprattutto una questione politica. Si tratta di far approvare una legge di civiltà, ma il politico legislatore si chiederà sempre: Qual è la posizione che mi rende più voti?
Questo mi fa concludere che della civiltà, come di tante altre cose (e non parlo solo della Binetti e compagnia), a coloro che stanno in maggioranza non gliene può fregar de meno.