Renzi e Berlusconi: le ‘strette’ intese

per Gian Franco Ferraris
Autore originale del testo: Alfredo Morganti

di Alfredo Morganti – 31 maggio 2017

Per sua stessa ammissione, Renzi è uomo di tutte le stagioni. Prima c’era la vocazione maggioritaria, l’Italicum, il ‘nuovo’, la riforma della Costituzione, l’uomo solo al comando. Oggi le larghe intese, il proporzionale, il neocentrismo. Chissà domani. Le stagioni, le epoche, le fasi passano, ma solo per gli altri. Che dovevano essere rottamati in quanto ‘vecchi’, ricordate?, in quanto rappresentanti, appunto, di altre fasi. Lui no. Lui si candida a premier sia di un partito ‘unico’ e maggioritario al ‘comando’ delle istituzioni, sia di future larghe intese, che si reggono su delicati equilibri parlamentari. Prima si trattava di vincere ‘la sera stessa del voto’, oggi non fa niente: chi ‘vince’ lo sapremo con comodo domani, dopodomani, chissà. Ci sono delle costanti, è ovvio. Una è lui stesso, Renzi. Cambia il copione ma non l’attore. Un’altra sono i suoi amici, primo tra tutti Berlusconi, col quale comunque ‘flirta’ da sempre. Un’altra ancora è la sostanza della sua proposta politica, centrista con macroscopiche sbordature a destra, soprattutto quando pensa di realizzare lo sviluppo cancellando le tutele al lavoro. Diciamo che i ‘contenuti’ restano immutati: lui sta solo tentando di proporli gattopardescamente in vesti mutate. È solo la ‘forma’ insomma, a cambiare. Solo il vestito del re.

Paradossalmente con il proporzionale gli sarà più facile. Non dovrà puntare a soglie di sbarramento del 40% per ottenere un ‘premio’ maggioritario. Gli basterà un solo voto in più alle urne per avere a portata di mano le ‘strette’ intese con Berlusconi. Peraltro, tra i due c’è affinità antica, c’è comunanza di idee e di collocazione politica. Anzi, un reciproco assorbimento di PD e Forza Italia è nelle cose. La nascita di un vigoroso partito di centro è davvero dietro l’angolo, ed è roba di domani (certo, andrebbe spiegato in modo convincente al 30% di elettori di sinistra che ancora compongono l’elettorato PD). Per le altre forze politiche che riusciranno a entrare in Parlamento (Grillini, Salvini, il listone di sinistra se si farà) si tratterà di consolidare la propria posizione aprendo dei fronti parlamentari e nel Paese. Ma il centro ‘topografico’ del nuovo sistema sta lì (vorrebbe star lì), alla portata dell’area Forza PD, alla faccia dei centrodestri e dei centrosinistri, etichette che oggi appaiono davvero fuori contesto. Un sistema proporzionale non produce schieramenti ‘aprioristici’ nella forma di ‘mezze ali’, né coalizione forzose di moderati e progressisti, ma promuove la conquista del centro da parte delle forze di centro. Punto. È questa non è affatto una iattura se la sinistra saprà fare di suo, accrescendo la propria dimensione e lavorando per conquistare giorno dopo giorno più forza e più unità all’interno del Paese.

Cosa mettere, dunque, al posto del termine ‘centrosinistra’? Come chiarire il campo? Due cose, io direi: 1. un programma laburista, sociale, solidale, dei diritti, dello sviluppo equilibrato con annessa lotta alle disuguaglianze, che indichi senza equivoci l’identità delle forze che lo propongono; 2. l’idea di una sinistra plurale, aperta, democratica che raccolga al proprio interno, nel rispetto reciproco, tutte le culture politiche (socialiste, cattoliche democratiche, laiche) che si battono a favore degli ultimi, degli sfruttati, dei disagiati, di chi è morso dalla crisi ed è, principalmente, uno ‘sconfitto’, proponendo soluzioni su lavoro, formazione, sanità che riducano l’abisso delle disuguaglianze. Due cose soltanto, niente di più. Per ricominciare un cammino, offrire un’alternativa, proporre una speranza, garantire che non finisca tutto il giorno dopo le elezioni. Ma, anzi, che la battaglia elettorale si trasferirà in Parlamento che, col proporzionale, ritorna finalmente al centro del sistema politico italiano, dopo anni di ubriacatura ‘governista’. Certo, ora si tratterà di vedere quale legge uscirà dal cilindro berluscarenziano, e capire come ci vogliano fregare (scheda unica o liste bloccate, per dire), ma l’Italicum è alle spalle, e se questo non sarà il migliore dei mondi possibili, potrebbe esserlo il successivo. Ma bisognerà essere bravi e capire bene quale sia la strada giusta da seguire. Con umiltà pazienza, tollerando anche i passi falsi (che ci saranno, i robot in politica non funzionano).

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